Uber, e quindi la sharing economy, continua a essere al centro del dibattito tra i pretendenti alla Casa Bianca. A riportare l’economia della condivisione al centro dell’attenzione è stato il candidato democratico Bernie Sanders che in un’intervista a Bloomberg (http://www.bloomberg.com/politics/articles/2015-08-06/bernie-sanders-takes-on-clinton-welfare-legacy-as-he-woos-iowa-unions) ha dichiarato che ha “serious problems” con Uber e ha definito il servizio “unregulated”. Stando a un articolo apparso su The Hill (http://thehill.com/policy/technology/250480-bernie-sanders-says-he-has-serious-problems-with-uber) Uber, tramite un portavoce, ha prontamente replicato a questa affermazione ricordando che il servizio di ride sharing è regolamentato in 54 giurisdizioni USA. Come dimostra la notizia, anche questa pubblicata da Bloomberg (http://www.bloomberg.com/news/articles/2015-08-06/uber-drivers-seeking-employee-status-propose-streamlining-suit), di una decisione pendente in un tribunale della California, il dibattito politico che si sta sviluppando negli USA ruota attorno al tema dello status dei lavoratori di alcune società della sharing economy. Alcune di esse infatti considerano i lavoratori come imprenditori indipendenti e quindi con un quadro regolatorio, in termine di benefici e protezioni, diverso rispetto ai lavoratori indipendenti.
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