Uber: secondo il NYT Travis Kalanick si è dimesso dal business advisory council di Donald Trump

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Secondo quanto riportato qualche minuto fa dal New Tork Times, Travis Kalanick, il fondatore di Uber, si sarebbe dimesso da membro del  business advisory council di Donald Trump. Come SocialEconomy vi aveva raccontato nei mesi scorsi, il business advisory council (il cui nome ufficiale è Strategic and Policy Forum)  era stato voluto dal neo Presidente degli USA con l’obiettivo di supportare la nuova amministrazione statunitense nell’implementazione dell’agenda economica del paese. I consiglieri economici erano stati annunciati dal Trump Transition Team tramite il social network Medium. Oltre a Mr Uber nel team dei diciannove membri figurano d Elon Musk, CEO di Tesla e di SpaceX e Indra Nooyi, Chairman e CEO di PepsiCo.  Al momento della sua nascita Donal Trump aveva dichiarato: “L’America ha le aziende più innovative e vivaci al mondo, e gli amministratori delegati pionieristici che aderiscono Forum oggi sono ai vertici dei propri campi”, la mia Amministrazione sta andando a lavorare insieme con il settore privato per migliorare l’economia e renderla attraente per le imprese che vogliono creare nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti  dalla Silicon Valley fino alla cuore del Paese”. se la notizia dovesse essere confermato uscirebbe dal questo advisory board l’unico manager della sharing economy

 

Uber torna a essere l’app di ride sharing più scaricata su AppStore USA. Finito l’effetto del #DeleteUber

La classifica delle app più scaricate su AppStore USA del 1 febbraio 2017 – Appannie

Dall’1 di febbraio Uber è ritornata a essere la app di ride sharing, la condivisione dell’auto dell’era della sharing economy, più scaricata nell’AppStore di Apple USA. Uber, come mostrano i dati di Appannie, è riuscita quindi a riappropriarsi in pochissimo tempo del primato e a ritornare davanti alla concorrente Lyft. Negli ultimi giorni di gennaio la rivale Lyft – dopo la polemica che si era scatenata attorno a Uber  con l’hashtag #DeleteUber lanciato sui social network da molti utenti della società – aveva superato la società di Travis Kalanick come numero di download di app effettuate negli Stati Uniti tramite lo store di Apple. Le polemiche degli utenti Uber erano nate lo scorso weekend subito dopo l’entrata in vigore dell’ordine esecutivo emesso da Donald Trump in materia di immigrazione quando, come testimoniato da numero post sui vari social network, alcuni utenti avevano cancellato l’app Uber dai propri smartphone o tablet in segno di solidarietà ai tassisti di New York che stavano scioperando contro il provvedimento del neo Presidente  USA. Il dato dell’1 febbraio è stato confermato anche dai download effettuati nella giornata di ieri 2 febbraio. 

La classifica delle app più scaricate su AppStore USA del 31 gennaio 2017 – Appannie

 

 

 

 

Nel 2016 con il crowdfunding in Italia sono stati raccolti 91,7 milioni di Euro

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Starteed, una crowd-company che sviluppa soluzioni nel mercato del crowdfunding, ha recentemente aggiornato al 2016 la fotografia che periodicamente scatta per analizzare il fenomeno del finanziamento collettivo tipico della sharing economy in Italia. Secondo i dati resi noti il totale delle somme raccolte in Italia dalle varie piattaforme di crowdfunding nel 2016 ammonta a 91,7 milioni di Euro che rappresentano una crescita complessiva del 62% del settore rispetto al 2015. Starteed , he ha analizzato anche le tendenze in atto, nota che il secondo semestre dell’anno appena concluso ha fatto registrare una crescita del 35% rispetto ai primi sei mesi del 2016. Per quanto riguarda il valore medio per singolo progetto scorrendo i dati si nota che i progetti di equity crowdfunding sono quelli più importanti in termini di raccolta grazie a una media per campagna di circa 243 mila €. Sulle piattaforme Donation/Reward, l’importo di raccolta medio per progetto si assesta, invece, intorno ai 4.000 Euro. Per il 2017 Starteed si aspetta una crescita ulteriore grazie anche alle recenti norme introdotte con la Legge di Bilancio dal Governo che ha introdotto nuovi incentivi sia per le imprese che fanno ricorso a questa forma di finanziamento sia per gli investitori. La ricerca completa è disponibile al seguente link https://blog.starteed.com/il-crowdfunding-in-italia-tutti-i-numeri-e-le-piattaforme-aggiornato-a-gennaio-2017-e12535b00542#.rssyjx6fm

 

Turismo: nel 2016 i pernottamenti in Italia sono stati quasi 400 milioni. In aumentano i turisti che scelgono di alloggiare in appartamenti

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Secondo Eurostat, nel 2016 nelle strutture turistiche italiane si sono registrati 394 milioni di pernottamenti, in aumento dello 0,5% rispetto al 2015. A pesare è stato soprattutto il flusso dei visitatori esteri: oltre 195 milioni i pernottamenti degli stranieri in Italia nel 2016, in aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. Solo la Spagna fa meglio con oltre 454 milioni di pernottamenti, mentre in Francia il dato è identico a quello italiano. La Francia, però, a differenza dell’Italia, registra un calo nel numero dei pernottamenti che è pari al 4,6%.   Cresce, insomma, il volume delle presenze turistiche in Italia, così come cresce la tendenza dei viaggiatori ad alloggiare in appartamenti piuttosto che nelle più tradizionali strutture alberghiere. Secondo quanto emerge da Hundredrooms, motore di ricerca di appartamenti turistici, esistono nel Paese circa 500 mila appartamenti di questo tipo, che i proprietari espongono in diverse piattaforme online per affittarle ai visitatori. Un numero cresciuto a dismisura negli ultimi anni, complice la cultura sempre più in auge della sharing economy. Diverse sono le ragioni per cui sempre più turisti scelgono questa opzione: ai pacchetti turistici preconfezionati, il visitatore contemporaneo preferisce un’esperienza più locale e una maggiore autonomia, aspetti che può soddisfare affittando una casa o una stanza tutta per sé. Una soluzione che peraltro risulta spesso anche più economica. Hundredrooms viene incontro all’esigenza di aggregare le informazioni di queste piattaforme, facilitando le ricerche degli utenti e permettendo un risparmio di tempo e denaro. La start up spagnola, nata a Palma di Maiorca nel 2014, aggrega appartamenti di siti terzi, principalmente di agenzie di viaggio online e altre piattaforme come Housetrip, Only-apartments, Roomrama, Migoa consentendo di espolare in una sola volta oltre 100 siti web e circa 7 milioni di case vacanza.

Car2go conferma la propria leadership nel car sharing. Nel 2016 +27% di clienti in Italia 


Car2go, la società di car sharing del Gruppo Daimler, continua a crescere confermando la sua storia di successo a livello globale e il successo che la sharing economy sta riscuotendo nei principali paesi del mondo. Solo nel 2016, infatti, car2go ha aumentato del 43% il numero dei suoi iscritti in tutto il mondo raggiungendo così i 2,2 milioni di clienti che hanno effettuato, solo nell’ultimo anno, 22 milioni di noleggi (+21%), percorrendo 145,60 milioni di chilometri. Inoltre, ogni 1,4 secondi inizia un noleggio car2go nel mondo.

Berlino è la città con la più grande community car2go con oltre 175.000 clienti, mentre Madrid è la città che nel 2016 ha avuto la maggiore crescita a livello di utenti affiliati al servizio (+96.000 per un totale di 140.000 clienti).
Anche l’Italia continua a registrare numeri in costante crescita, dopo 3 anni e mezzo dal lancio del servizio, nel 2016, infatti, gli utenti sono aumentati del 27% e, oggi, sono 330.000 gli italiani che utilizzano il car sharing a flusso libero di car2go e che hanno percorso, a bordo dei 2.070 veicoli smart, 43 milioni di chilometri in totale. In particolare Roma è la città in cui il car sharing di Daimler ha riscosso maggior successo raccogliendo 134 mila utenti, seguita a breve distanza da Milano con 130 mila Milano rimane però in testa per quanto riguarda i Km percorsi, che hanno raggiunto quota 22 milioni. Questo risultato dipende anche dall’arrivo nella flotta meneghina dei 750 nuovi modelli di smart fortwo e dei 50 modelli forfour. Per il 2017 la società ha in serbo diverse novità  sia in Italia che nel mondo. Olivier Reppert, CEO of car2go Group, è, infatti, molto ottimista a questo proposito: “Quello del car sharing è un mercato sempre più dinamico e in crescita. Continueremo a implementare il nostro business anche durante quest’anno con nuove flotte, offerte e prodotti.” Klaus Entenmann, CEO di Daimler Financial Services AG, aggiunge: “Car2go è parte integrante della nostra offerta di mobilità e sempre più clienti usano i nostri servizi avendo un particolare obiettivo in comune: vogliono per la loro città una mobilità che sia moderna, flessibile e spontanea – senza dover possedere un’auto.”
Sviluppare servizi e soluzioni di mobilità innovative, rappresenta da sempre una delle grandi sfide del Gruppo Daimler, che dal 2008 è protagonista della sharing economy grazie al servizio car2go, che ha lanciato per primo un modello di car sharing mai sperimentato prima d’allora, ovvero quello a flusso libero. Partendo da un progetto pilota nella città tedesca di Ulm, car2go è diventato oggi il più grande servizio di car sharing, leader mondiale, presente in 26 realtà urbane tra Europa, Nord America e Cina, dove offre un servizio al passo coi tempi, che garantisce nuove possibilità di utilizzo e, al contempo, libertà di movimento. Un impatto, quello di car2go nella nostra società e nella vita di tutti i giorni, che è stato definito rivoluzionario e che ha trasformato il modo di vivere la città e la mobilità urbana.

Sharing economy e Trump: Lyft scalza Uber nella classifica AppStore USA. Effetto del #DeleteUber? 


La polemica che si è scatenata attorno a Uber ai margini del dramma dei rifugiati che si è consumato all’aeroporto JFK di New York lo scorso weekend in conseguenza dell’ordine esecutivo emesso dal Presidente Donald Trump che ha sospeso l’ingresso negli USA ai cittadini di sette paesi arabi parrebbe avere i primi effetti anche nel mondo della sharing economy. La rapida diffusione sui social network dell’hashtag #DeleteUber potrebbe essere infatti alla base dei tanti download che l’app di Lyft, il principale concorrente di Uber nel segmento del ride sharing, sta avendo in queste ore negli USA. Lyft ha infatti superato nella classifica di AppStore (secondo i dati di Appannie) la rivale e nella giornata di oggi 30 gennaio risulta essere la quarta app più scaricata in USA. (Il 28 gennaio sempre secondo Appannie l’app di Uber era tredicesima mentre quella di Lyft era ventisettesima). Tra gli utenti del colosso fondato da Travis Kalanick si è, infatti, diffuso da venerdì il mal contento in seguito alla decisione – annunciata su Twitter tramite l’account @Uber_NYC – della società californiana di eliminare il sovrapprezzo dalla proprie corse. Tale mossa è stata interpretata dagli utenti come una decisione collegata allo sciopero di un’ora (proclamato dalle 6 alle 7 PM del 28 gennaio) all’aeroporto JFK promosso dalla New York Taxi Workers Alliance in segno di solidarietà a tutti coloro che proveniendo dai sette paesi colpiti dall’ordine esecutivo si sono visti sospendere l’ingresso negli USA. Il servizio di ride sharing è stato accusato su Twitter di strike breaking che letteralmente significa rottura dello sciopero. Uber dopo qualche ora ha precisato sempre su Twitter che il suo tweet non voleva significare “To break strike” cioè rompere lo sciopero e ha ricordato quanto scritto dal fondatore Travis Kalanick che su Facebook aveva annunciato il sostegno pro bono per i prossimi 90 giorni ai driver Uber colpiti dal provvedimento del Presidente USA.  Inoltre,  nella giornata di oggi 30 gennaio Lyft ha reso noto di aver stanziato 1 milione di US$ da devolvere nei prossimi quattro anni all’American Civil Liberties Union (ACLU).  Come scritto da SocialEconomy, anche Uber oggi si è mobilitata sul tema emigrazione. Uber, infatti, tramite il proprio blog e i social network ha diffuso oggi la lettera inviata dal CEO Travis Kalanick ai driver operanti negli USA colpiti dall’ordine esecutivo  emesso da Donald Trump. “L’ingiusto divieto posto dal Presidente Trump negli Stati Uniti ha portato il nostro team USA a mobilitarsi a sostegno dei tanti autisti coinvolti” ha scritto Uber nel post su Facebook con cui è stata resa nota la lettera del fondatore del big della sharing economy. I punto salienti dell’intervento di Kalanick sono: supporto legale 24/7 per tutti gli autisti che stanno cercando di rientrare negli Stati Uniti; un indennizzo per i guadagni persi dagli autisti posti in condizione di non poter guidare; richiesta al governo di ristabilire con urgenza il diritto di viaggiare a tutti i cittadini residenti negli Stati Uniti; un fondo di 3 milioni di dollari per la difesa legale degli autisti coinvolti.  La lettera integrale del CEO del colosso del ride sharing Travis Kalanick è disponibile al seguente link https://newsroom.uber.com/standing-up-for-the-driver-community/

Uber: il team USA si mobilita a sostegno degli autisti rimasti coinvolti dall’ordine esecutivo di Donald Trump

Uber ha reso nota la lettera inviata dal CEO Travis Kalanick ai driver operanti negli USA colpiti dall’ordine esecutivo sull’immigrazione emesso da Donald Trump venerdì scorso. “L’ingiusto divieto posto dal Presidente Trump negli Stati Uniti ha portato il nostro team USA a mobilitarsi a sostegno dei tanti autisti coinvolti”. scrive Uber nel post su Facebook con cui è stata resa nota la lettera del fondatore del big della sharing economy. I punto salienti dell’intervento di Kalanick sono i seguenti:

– supporto legale 24/7 per tutti gli autisti che stanno cercando di rientrare negli Stati Uniti

– un indennizzo per i guadagni persi dagli autisti posti in condizione di non poter guidare

– richiesta al governo di ristabilire con urgenza il diritto di viaggiare a tutti i cittadini residenti negli Stati Uniti

– un fondo di 3 milioni di dollari per la difesa legale degli autisti coinvolti

La lettera integrale del CEO del colosso del ride sharing Travis Kalanick è disponibile al seguente link https://newsroom.uber.com/standing-up-for-the-driver-community/ 

 

Airbnb: Ecco come mettere la propria abitazione a disposizione dei rifugiati che non possono più entrare negli USA

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Facendo seguito al tweet di ieri del suo fondatore Brian Chesky, Airbnb ha reso la modalità attraverso la quale chiunque potrà mettere a disposizione dei rifugiati la propria abitazione. L’iniziativa si inserisce nel contesto del blocco degli accessi in USA decisi dal Presidente Donald Trump dopo l’ordine esecutivo firmato venerdi scorso. Nella pagina web creata per l’occasione Airbnb scrive che “collabora con diverse realtà in ogni parte del mondo per aiutare i rifugiati e tutti coloro i quali sono stati inaspettatamente coinvolti dal recente blocco delle immigrazioni negli Stati Uniti”. Coloro che desiderano offrire gratuitamente il proprio alloggio a queste persone devono coiplare il format disponibile a questo link https://it.airbnb.com/immigration_support?af=14383374&c=tw_us_gen_brand

I taxi di New York si schierano contro l’ordine esecutivo di Donald Trump e invitano i driver di Uber e Lyft a fare altrettanto 


L’hashtag #DeleteUber nelle ultime ore è stato trend topic su Twitter a livello mondiale. La notizia è stata riportata da diverse siti di news internazionali tra cui Al Jazeera e Mashable. Tra gli utenti del colosso del ride sharing si è, infatti, diffuso il mal contento in seguito alla decisione – annunciata su Twitter tramite l’account @Uber_NYC – della società californiana di eliminare il sovrapprezzo dalla proprie corse. Tale mossa è stata, infatti, interpretata dagli utenti come una decisione collegata allo sciopero di un’ora (dalle 6 alle 7 PM del 28 gennaio) all’aeroporto JFK promosso dalla New York Taxi Workers Alliance in segno di solidarietà a tutti coloro che proveniendo dai sette paesi colpiti dall’ordine esecutivo si sono visti sospendere l’ingresso negli USA. Il servizio di ride sharing è stato accusato su Twitter di strike breaking che letteralmente significa rottura dello sciopero. Uber dopo qualche ora ha precisato  sempre su Twitter che il suo tweet non voleva significare “To break strike” cioè rompere lo sciopero e ha ricordato quanto scritto dal fondatore della società della sharing economy  Travis Kalanick su Facebook con il quale ha annunciato che Uber sosterrà pro bono per i prossimi 90 giorni i driver Uber colpiti dal provvedimento del Presidente USA.  Kalanick nel suo intervento aveva anche scritto che il “divieto avrà un impatto molte persone innocenti”. Qualche ora dopo la New York Taxi Workers Alliance ha annunciato per oggi 29 gennaio alle 2 PM una protesta a Battery Park City invitando i driver dei taxi gialli, verdi, neri e quelli di Uber e Lyft a unirsi alla protesta contro il provvedimento presidenziale. 

Il secondo tweet di UBER NYC

Il primo tweet di UBER NYC

L’inizio del post del fondatore di Uber Travis Kalanick pubblicato su Facebook

Da Airbnb alloggi gratuiti per i rifugiati non ammessi negli USA dopo l’ordine esecutivo di Donald Trump


La decisione del Presidente degli USA Donald Trump di bloccare, tramite un ordine esecutivo emesso nelle scorse ore, per 120 giorni l’accettazione di rifugiati, di sospendere per tre mesi l’arrivo di cittadini da Iran, Iraq, Sudan, Libia, Siria, Somalia, Yemen e lo stop indefinito all’arrivo di profughi siriani sta suscitando una valanga di critiche, proteste e azioni a favore di coloro che si trovano nella condizione di non poter più entrare negli US.  In risposta a questo intervento Airbnb, il colosso dell’home sharing ha varato un’offerta gratuita di abitazioni per i rifugiati non ammessi negli Stati Uniti. Ad annunciare tale iniziativa è stato  il fondatore del società della sharing economy Brian Chesky attraverso  Twitter. Chesky sul proprio account ha scritto:Airbnb is providing free housing to refugees and anyone not allowed in the US. Stayed tuned for more, contact me if urgent need for housing” che tradotto significa: “Airbnb sta fornendo un alloggio gratuito ai rifugiati e chiunque non ammesso negli Stati Uniti. Rimanete sintonizzati per ulteriori informazioni e contattarmi se avete bisogno urgente di abitazioni”.  In totale i tweet di Bryan Chesky sull’argomento sono stati tre: “Not allowing countries or refugees into America is not right, and we must stand with those who are affected” e ancora: “Open doors brings all of US together. Closing doors further divides US. Let’s all find ways to connect people, not separate them” cioè: “Non consentire l’accesso a paesi o rifugiati in America non è giusto, e noi dobbiamo stare con coloro che sono colpiti”: “Porte aperte tutti insieme. La Chiusura di ulteriori porte divide gli Stati Uniti. Dobbiamo trovare il modo per collegare le persone, non separarle”. Bryan Chesky su Twitter ha oltre 180 mila follower

I tre tweet di Bryan Chesky

Il terzo tweet di Bryan Chesky sulla questione rifugiati

Il secondo tweet di Bryan Chesky sulla questione rifugiati

Il primo tweet di Bryan Chesky sulla questione rifugiati