Tra le dieci donne del 2016 scelte dal Financial Times Magazine c’è anche Jean Liu, la cinese alla guida del colosso del ride sharing Didi Chuxing
Theresa May, la prima donna a ricoprire l’incarico di primo ministro in UK, Simone Biles, la ginnasta che ha trionfato alle Olimpiadi di Rio, Maria Grazia Chiuri, la prima donna a capo di Christian Dior, Margrethe Vestager, il commissario UE alla competition, l’artista Njideka Akunyili Crosby, Dilma Rousseff, l’ex Presidente del Brasile, Phoebe Waller-Bridge & Vicky Jones, creatrici di Fleabag, Mary Berry, la regina delle torte e Jean Liu, Presidente della società di ride sharing cinese Didi Chuxing. Sono loro le dieci donne dell’anno 2016 nominate Woman of the year 2016 dal Financial Times Weekend Magazine. Tra loro c’è anche una esponente della sharing economy. Stiamo parlando di Jean Liu, Presidente di Didi Chuxing. Nel lungo articolo pubblicato sul celebre magazine viene spiegato che la Liu sarà ricordata come la donna che ha costretto Uber alla resa in Cina. La Liu è, infatti, a capo della la società cinese di ride sharing che nell’agosto del 2016 ha siglato un accordo con Uber che ha portato alla fusione di UberChina con la società da lei presieduta. Da quella fusione è, quindi, nato il colosso mondiale del ride sharing che secondo Bloomberg vale trentacinque miliardi di dollari USA. Con l’operazione UberChina, con il 20% del capitale, è il più grande azionista di DiDi e ha abbandonato il mercato cinese. Nell’articolo viene ricordato che qualche mese prima dell’operazione con Uber nel capitale di Didi Chuxing era entrata Apple investendo un miliardo di dollari US. L’accordo con Uber concluso dalla Liu ha così proiettato Didi, che effettua circa 20 milioni di corse al giorno, nel firmamento delle grandi aziende cinesi – e non solo – della tecnologia.