Lyft, la celebre società USA di ridesharing, ha scelto Neshville per la propria sede regionale in Tennessee. Leggendo il post con il quale è stato dato l’annuncio, a colpire l’attenzione non è tanto la notizia dell’apertura dei nuovi uffici ma l’ottimismo con il quale le diverse Istituzioni locali hanno accolto questa scelta della società.
“Vogliamo ringraziare Lyft per l’investimento a Nashville per la sua sede regionale e per i posti di lavoro significativi che l’azienda genererà nel Middle Tennessee – ha dichiarato il Governatore del Tennessee Bill Haslam – Sappiamo che le aziende hanno la possibilità di scegliere dove fare affari, e questo annuncio supporta il nostro obiettivo di diventare la location numero uno nel sud-est per posti di lavoro di alta qualità”. Dello stesso tenore l’accoglienza del Sindaco di Nashville Megan Barry: “L’annuncio odierno di Lyft mette in evidenza il fatto che Nashville stia rapidamente diventando nota come centro per l’innovazione e la tecnologia. Abbiamo lavorato per ricomprendere il ridesharing come una componente importante di un sistema di trasporto diversificato e robusto che aumenta le opzioni per i residenti e turisti. Ringrazio Lyft per il suo investimento a Nashville e per portare più posti di lavoro tecnologici e di alta qualità nella nostra città”. L’onda di ottimismo contagioso non finisce qui:
“Il Tennessee è impegnato ad aiutare le imprese innovative come Lyft a crescere e prosperare in un ambiente favorevole alle imprese, e sono grato per i nuovi posti di lavoro e gli investimenti che Lyft porta al nostro stato” ha dichiarato Randy Boyd, Commissioner of Economic and Community Development. Gli fa eco Ralph Schultz, Presidente e CEO della Camera di Commercio di Nashville:
“Siamo grati a LYFT per investimento della società. Lyft ha notevolmente ampliato le opzioni di mobilità per i pendolari e per i milioni di visitatori del Music City”. “Congratulazioni a LYFT sulla sua decisione di localizzare la sua sede regionale a Nashville, Tennessee” ha commentato John Bradley, Tennessee Valley Authority Senior Vice President Economic Development.
Credete che in Italia davanti a un annuncio simile di un qualunque player della sharing economy avremmo assistito a un entusiasmo di questo tipo dei massimi rappresentati delle Istituzioni locali? Noi di SocialEconomy, con l’augurio di essere smentiti prima possibile, purtroppo pensiamo di no.
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Gli USA confermano la propria leadership nella sharing economy. In Europa è Londra la capitale dell’economia della condivisione
Gli Stati Uniti confermano la propria leadership a livello mondiale nel settore della sharing economy. A dirlo, come riportato dal Telegraph e da TechCityNews, è uno studio realizzato da JustPark – società britannica che consente la condivisione parcheggi privati – che ha analizzato la nazionalità delle principali realtà dell’economia della condivisione. Gli USA, con in testa le città di San Francisco e New York, sono il Paese in cui ha sede oltre la metà delle 865 start-up sharing prese in esame. In Europa il primato spetta al Regno Unito, patria del 10% dei player globali della sharing economy. A livello di capitali europee, come facilmente immaginabile, a spiccare è Londra che “ospita” 72 società sharing. Questo dato rende quindi la cittá del Big Ben la capitale europea dell’economia condivisa. Come emerge dalla mappatura realizzata dal Telegraph, le altre città del vecchio continente che inseguono Londra in questo primato sono nell’ordine Parigi, Madrid, Berlino e Amsterdam. La ricerca evidenzia oltre al dato della nazionalità la rapida crescita dell’economia della condivisione nel corso degli ultimi anni, rivelando che oltre la metà delle aziende sono state fondate nel 2013 o successivamente. Secondo uno studio realizzato da Price Waterhouse che SocialEconomy vi ha raccontato alcuni mesi fa, le stime di crescita in UK della sharing economy sembrano essere molto solide: i ricercatori di PWC prevedono, infatti, che le società UK dell’economia condivisa nel 2025 potranno arrivare a generare un fatturato complessivo di di 15 miliardi di US Dollari. A livello mondiale le stesse previsioni parlano, invece, di revenues totali al 2025 pari a US $ 335 miliardi.
Cuba, USA e Giubileo: Papa Francesco dà una spinta alla sharing economy
I viaggi apostolici del Papa o i grandi eventi religiosi, come il prossimo
Giubileo, possono contribuire allo sviluppo ulteriore della sharing economy?
Analizzando e mettendo in relazione tra loro alcune notizie uscite nelle
ultime settimane riguardanti due big player dell’economia condivisa, Airbnb
e Uber e più in generale il fenomeno degli gli affitti di case tra privati per brevi periodi, parrebbe proprio di si. Iniziamo dall’operatore di home sharing: nelle ultime pagine del report riguardante i 17 milioni di viaggiatori che
hanno scelto un alloggio Airbnb durante l’estate 2015 si legge che Cuba, isola nella quale Papà Francesco è arrivato nella giornata di ieri accolto a L’Avana dal Presidente Raul Castro e dove si fermerà fino al 22 settembre, e
Philadelphia, che insieme a Washington (dove ha in programma una visita alla Casa Bianca dove incontrerà il Presidente Obama) e New York (dove visiterà la Sede dell’ONU e Ground Zero) è una delle mete USA che il Papa toccherà dal 22 al 27 settembre, sono in termini di inserzioni i mercati in più rapida crescita negli ultimi sei
mesi. Nel documento Airbnb, inoltre, si scrive che: “Migliaia di host si preparano ad aprire le loro porte ai viaggiatori quando il Papa visiterà Philadelphia e Cuba [….] e che nel corso di questi grandi eventi, Airbnb
può aiutare una città a completare le sue infrastrutture turistiche
esistenti e portare prezioso reddito ai quartieri” in cui sono situate le case destinate a ospitare i viaggiatori. Sull’ospitalità nella città di Philadelphia in occasione della visita del Santo Padre ha concentrato le sue attenzioni
Patrick Clark di Bloomberg che in un articolo di alcuni giorni fa è ha approfondito il tema degli affitti brevi. Il giornalista ha scoperto che su
Craiglist, un sito di annunci online, sono davvero molte le offerte che hanno come elemento centrale la visita del Papa a Philly. I prezzi e le location sono molto varie. Si va da appartamenti lussuosi a offerta di posti letto in auto. Quel che emerge dal suo articolo è che i prezzi per affitto di abitazioni su Home Away è molto lievitato rispetto alla media. Addirittura parrebbe che l’aumento sia superiore a quello registrato a New Orleans nel 2013 per il più grande evento sportivo al mondo: il Superbowl. Per cercare di andare incontro al milione di pellegrini previsti a Filadelfia dove si svolgerà la VIII Giornata Mondiale delle Famiglie durante la visita del Sommo Pontefice la chiesa locale sta cercando di sensibilizzare gli abitanti del posto a mettere a disposizione le proprie abitazioni a coloro che arriveranno in città. Per quanto attiene Uber, invece Carlo Tursi, nuovo General Manager Italia, in una recente intervista pubblicata pubblicata da La Repubblica ha dichiarato: “A
dicembre lanceremo a Roma un servizio di ride sharing dedicato al Giubileo. Non solo: faremo lavorare gli Ncc che non hanno la licenza nel comune dove operano”. Inoltre Tursi ha aggiunto, senza voler svelare troppi dettagli che “Il prodotto, che in effetti nasce anche
da quell’esperienza (Uberpop nda) è ancora in fase di sviluppo e sarà utile
per Roma, dove nelle ore di punta solo il 28% della mobilità è
coperta dai mezzi pubblici. Per adesso il nome provvisorio è UberGiubileo, e sarà attivo per tutto il 2016. Sarà più accessibile del normale UberBlack”.
Per finire, non si può non tenere conto che la missione di Papa Francesco in USA e Cuba arriva dopo qualche mese dalla pubblicazione dell’enciclica “Laudato si”in cui il Pontefice ha invitato a “condividere lo stesso veicolo con più persone” un riferimento quindi al car sharing e ai servizi di car pooling. Queste affermazioni e più in generale i contenuti dell’enciclica sono stati commentati dall’economista americano Jeremy Rifkin in un’intervista pubblicata da L’Espresso con l’affermazione “Com’è sharing Papa Francesco”.
Cuba, USA e Giubileo: Papa Francesco dà una spinta alla sharing economy
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e Uber e più in generale il fenomeno degli gli affitti di case tra privati per brevi periodi, parrebbe proprio di si. Iniziamo dall’operatore di home sharing: nelle ultime pagine del report riguardante i 17 milioni di viaggiatori che
hanno scelto un alloggio Airbnb durante l’estate 2015 si legge che Cuba, isola nella quale Papà Francesco è arrivato nella giornata di ieri accolto a L’Avana dal Presidente Raul Castro e dove si fermerà fino al 22 settembre, e
Philadelphia, che insieme a Washington (dove ha in programma una visita alla Casa Bianca dove incontrerà il Presidente Obama) e New York (dove visiterà la Sede dell’ONU e Ground Zero) è una delle mete USA che il Papa toccherà dal 22 al 27 settembre, sono in termini di inserzioni i mercati in più rapida crescita negli ultimi sei
mesi. Nel documento Airbnb, inoltre, si scrive che: “Migliaia di host si preparano ad aprire le loro porte ai viaggiatori quando il Papa visiterà Philadelphia e Cuba [….] e che nel corso di questi grandi eventi, Airbnb
può aiutare una città a completare le sue infrastrutture turistiche
esistenti e portare prezioso reddito ai quartieri” in cui sono situate le case destinate a ospitare i viaggiatori. Sull’ospitalità nella città di Philadelphia in occasione della visita del Santo Padre ha concentrato le sue attenzioni
Patrick Clark di Bloomberg che in un articolo di alcuni giorni fa è ha approfondito il tema degli affitti brevi. Il giornalista ha scoperto che su
Craiglist, un sito di annunci online, sono davvero molte le offerte che hanno come elemento centrale la visita del Papa a Philly. I prezzi e le location sono molto varie. Si va da appartamenti lussuosi a offerta di posti letto in auto. Quel che emerge dal suo articolo è che i prezzi per affitto di abitazioni su Home Away è molto lievitato rispetto alla media. Addirittura parrebbe che l’aumento sia superiore a quello registrato a New Orleans nel 2013 per il più grande evento sportivo al mondo: il Superbowl. Per cercare di andare incontro al milione di pellegrini previsti a Filadelfia dove si svolgerà la VIII Giornata Mondiale delle Famiglie durante la visita del Sommo Pontefice la chiesa locale sta cercando di sensibilizzare gli abitanti del posto a mettere a disposizione le proprie abitazioni a coloro che arriveranno in città. Per quanto attiene Uber, invece Carlo Tursi, nuovo General Manager Italia, in una recente intervista pubblicata pubblicata da La Repubblica ha dichiarato: “A
dicembre lanceremo a Roma un servizio di ride sharing dedicato al Giubileo. Non solo: faremo lavorare gli Ncc che non hanno la licenza nel comune dove operano”. Inoltre Tursi ha aggiunto, senza voler svelare troppi dettagli che “Il prodotto, che in effetti nasce anche
da quell’esperienza (Uberpop nda) è ancora in fase di sviluppo e sarà utile
per Roma, dove nelle ore di punta solo il 28% della mobilità è
coperta dai mezzi pubblici. Per adesso il nome provvisorio è UberGiubileo, e sarà attivo per tutto il 2016. Sarà più accessibile del normale UberBlack”.
Per finire, non si può non tenere conto che la missione di Papa Francesco in USA e Cuba arriva dopo qualche mese dalla pubblicazione dell’enciclica “Laudato si”in cui il Pontefice ha invitato a “condividere lo stesso veicolo con più persone” un riferimento quindi al car sharing e ai servizi di car pooling. Queste affermazioni e più in generale i contenuti dell’enciclica sono stati commentati dall’economista americano Jeremy Rifkin in un’intervista pubblicata da L’Espresso con l’affermazione “Com’è sharing Papa Francesco”.
Con Uber e Hilton il turismo diventa local
Uber e Hilton, una delle principali catene alberghiere al mondo, hanno annunciato di aver siglato una partnership volta a rendere più facili gli spostamenti aumentare il confort dei propri clienti durante i loro viaggi di lavoro o di piacere. Grazie all’intesa in alcune città degli USA coloro che effettueranno una prenotazione in hotel Hilton avranno, infatti, la possibilità di impostare la funzione “Ride Reminders” che se attivata consente di ottenere una notifica automatica a partire dal giorno di viaggio per richiedere senza soluzione di continuità una macchina Uber in modo semplice e veloce (sfiorando la notifica ricevuta). Le due società hanno, inoltre, annunciato che entro la fine del mese di settembre sarà disponibile una app ( si chiamerà Hilton HHonors) per dispositivi Ios e Android, che riunirà per 20 città statunitensi i migliori ristoranti e locali notturni scelti dai rider Uber. In questo modo tutti i clienti delle due società avranno la possibilità di vivere la città nella quale si trovano in viaggio al pari dei local. Grazie alla partnership i clienti Hilton potranno quindi dire addio alle, spesso lunghe, code per prendere un taxi. Infine, tutti i membri Hilton HHonors che si iscriveranno a Uber riceveranno US$ 20 di sconto per la prima corsa Uber. Questa collaborazione tra i due colossi rappresenta il primo esempio di servizio che coniuga il settore dell’ospitality (reminder e concierge) con quello del mobile e della sharing economy
Estate 2015, 17 milioni di viaggiatori hanno scelto Airbnb
Da quando nel 2007 i co-fondatori di Airbnb Brian e Joe hanno ospitato i primi tre ospiti sono trascorsi otto anni. Da allora la community della società di home sharing si è espansa velocemente e oggi copre 191 paesi e oltre 34 Mila città del mondo. Gli utenti, che possono accedere tramite web, smartphone IOS o Android (iPhone o Samsung galaxy per citare i brand più noti) , tablet e da poco anche tramite Apple Watch, dal 2007 sono stati oltre ai 50 milioni di cui 30 milioni soltanto nell’ultimo anno.
L’estate appena trascorsa ha visto, come emerge dal report di Airbnb, circa 17 milioni di persone soggiornare in alloggi Airbnb; Per avere evidenza in modo netto dello strepitoso successo ottenuto dalla piattaforma basta pensare che i viaggiatori che hanno scelto la società californiana durante le ferie estive sono più dell’intera popolazione di Grecia, Svezia o Svizzera e più dei viaggiatori che nell’intero 2015 si sono recati a Parigi, Dubai e New York.Il giorno di picco di presenze è stato l’8 agosto con 1 milione di guest che hanno scelto un alloggio in oltre 150 città. Questo numero rappresenta il record assoluto di presenze giornaliere registrato da quando Airbnb ha aperto i battenti. Gli utenti che hanno scelto la società USA per trascorrere la bella stagione del 2015 provengono da oltre 57 Mila città, hanno una età media di 35 anni, il 54% sono donne e il 46% uomini. Questa estate i clienti Airbnb hanno scelto non soltanto alloggi consueti ma anche location uniche o particolari: 50 Mila hanno scelto una barca, 25 Mila una roulotte, 13 Mila un castello, 10 Mila una casa sugli alberi o una tenda. Tra le location scelte si segnala anche un’isola privata in Nicaragua e le case nella roccia nelle isole greche.
Uber ti porta il pasto a domicilio

Foto tratta da http://newsroom.uber.com/
Forse non sono in tanti a saperlo ma Uber, la società californiana che con la sua app sta rivoluzionando il mondo della mobilità, ha da qualche mese lanciato UberEATS, il servizio di consegna di pasti a domicilio. UberEATS, che dopo una prima fase di sperimentazione si sta espandendo celermente in parecchie delle principali statunitensi, al momento è attivo a Atlanta, Austin, Chicago, Los Angeles, New York, San Francisco, Toronto, Whashington DC e in Europa a Barcellona. La città catalana insieme a Los Angeles era stata subito scelta da Uber fin dalla fase di sperimentazione del servizio. Il funzionamento è molto semplice: tramite la app tradizionale Uber quando ci si trova all’interno delle aree coperte dal servizio verrà visualizzata una icona raffigurante un piatto, dopo averla cliccata si sceglierà il luogo di consegna e il piatto desiderato che in pochi minuti, cosi assicura UberEATS, sarà sulla tavola del cliente. I piatti sono preparati da ristoranti in grado di garantire i migliori sapori locali. Il menu cambia tutti i giorni cosi da offire ai clienti Uber la possibilità di gustare sempre qualcosa di nuovo. Il costo dei menu acquistabili è variabile, mentre la consegna costa US$ 3 (US$ 4 per New York) ed è indipendente dal numero dei piatti da ordinare. Nel caso di ordini multipli effettuati contestualmente (ad esempio il classico pranzo tra colleghi di ufficio) tramite una specifica funzione dell’app sarà possibile dividere il conto in modo semplice e immediato cosi da parmettere a ognuno dei commensali di pagare quanto ordinato. In uno dei post fatti da Uber sul proprio blog la società USA ha informato che il servizio sta riscuotendo parecchi consensi: continuano a crescere il numero dei ristoranti che aderisce all’iniziativa e i tempi di consegna si stanno riducendo. Inoltre, recentemente, a Los Angeles è stato anche aggiunto il servizio brunch durante il fine settimana.
Una capra in sharing? È possibile grazie a Amazon
Una capra in sharing per sistemare il giardino? Oggi è possibile.
Tramite Amazon si può infatti affittare, al momento soltanto negli USA, un gruppo di capre (il servizio si chiama goat-grazing) che ruminando aiutano l’uomo nella gestione del giardino contribuendo a eliminare le erbacce. Per poter utilizzare il servizio occorre richiedere un preventivo indicando le misure dell’area da “ripulire”, i dettagli della composizione del giardino, onde evitare che siano presenti agenti velenosi e altre caratteristiche. Una volta definiti i dettagli, il gruppo di capre viene consegnato a domicilio e resta in giardino fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato.
Le capre sono un ruminante eccezionale che, grazie alla ripartizione in quattro dei propri stomaci, si adatta a condizioni che sarebbero proibitive per altri animali. Come raccontanto da Newsweek, nel 2014 Amazon ha “assunto” circa 40 capre – tutte dotate di codice identificativo del personale -che “lavorano” nel giardino del centro di distribuzione della sede giapponese del colosso dell’e-commerce.
La scelta di affidare agli animali la cura dei giardino e degli orti ha dei precedenti illustri proprio negli USA: nel 1920 il Presidente Woodrow Wilson e la First Lady Edith, a causa della mancanza di manodopera derivante dal fatto che era in corso la Prima Guerra Mondiale, portarono alcune pecore nel giardino della Casa Bianca per fertilizzare il terreno.
Con Sailo la sharing economy arriva in barca
Fortune recentemente l’ha definitia l’Airbnb dei mari. Stiamo parlando di Sailo, una startup con sede a New York e a Miami che da due anni collega la domanda di chi vuole affittare un’imbarcazione con l’offerta degli armatori che possiedono una barca che nella maggior parte dei casi rimane per molto tempo ormeggiata in banchina. Il meccanismo di Sailo è quello consolidato del marketplace: attreverso il sito sailo.com avviene infatti il matching tra domanda e offerta (in alcuni casi anche con skipper). La società è stata fondata da 4 giovani ragazzi, Adrian Gradinaru (CEO), Magda Marcu (Operations & Finance), Delphine Braas (Marketing & Business Development) e Bogdan Batog (Engineering) di cui 2 con prestigiosi MBA alla Columbia University, con la volontà di riuscire a rendere la nautica accessibile a tutti e cercare di portare la sharing economy dalla terra ferma al mare. L’azienda a oggi ospita annunci di oltre 300 imbarcazioni tra barche a vela, motoscafi e yacht localizzate nell’area New York, Cape Cod, Florida e San Diego. Tra le disponibilità offerte dagli armatori anche quella di trascorrere una giornata intera, al costo di US$ 1.000, tra le acque di Manhattan per godersi lo skyline di New York.
Sailo
http://www.sailo.com
La sharing economy è un’opportunità che va colta
Socialeconomy ha incontrato Marco Pierani, Responsabile delle relazioni istituzionali di Altroconsumo per approfondire lo stato dell’arte e le prospettive future della sharing economy in Italia.
Negli Stati Uniti si sta dibattendo su esigenze di regolamentare la sharing economy. Secondo lei sarebbe necessario avviare il dibattito in Italia?
Il dibattito è già avviato anche in Italia, l’importante è che si incanali nella giusta direzione, condivido la necessità di regolamentare la sharing economy se questo significa abilitarne appieno le opportunità trasferendo contestualmente le garanzie per i consumatori in maniera adeguata ai nuovi modelli di business. Se invece regolamentare significa voler imbrigliare le potenzialità della sharing economy in termini di innovazione e apertura del mercato dentro logiche e normative obsolete, allora non ci siamo.
Altroconsumo si è schierata a fianco di Uber nella vicenda taxi milano, ci spiega come mai?
La nostra posizione era ed è in linea con quella espressa dall’Autorità per i Trasporti, così come dall’Antitrust. Abbiamo preso atto della decisione del Tribunale di Milano di bloccare Uberpop. Nell’ordinanza il giudice, pur riconoscendo l’interesse dei consumatori nei confronti dei nuovi servizi, interpreta in maniera stringente l’obsoleta normativa sui taxi a sfavore dell’innovazione. Le decisioni su crescita e sviluppo di nuovi modelli di business, con adeguate garanzie e tutele per gli utenti, non possono essere prese tuttavia nelle aule dei tribunali ma devono passare dal Governo e dal Parlamento. I consumatori italiani vogliono vivere in un Paese che abbracci l’innovazione e che, al contempo, sia in grado di mantenere un opportuno livello di tutele e garanzie, Altroconsumo si continuerà a battere perché sia riconosciuto in capo ai consumatori il sacrosanto diritto di poter beneficiare dell’innovazione tecnologica.
L’economia condivisa può portare reali vantaggi ai consumatori? Se si quali?
Noi ne siamo convinti, l’apertura del mercato, l’innovazione e la concorrenza portano sempre benefici ai consumatori. Internet ha portato e porterà ancora molti benefici ai consumatori, è il medium, lo strumento e il “luogo” attraverso il quale creare e trasferire valore ai consumatori. Ma c’è una variabile ulteriore, scatenata più recentemente proprio grazie a questa caratteristica e alla potenza di Internet, preme ormai forte sui modelli tradizionali delle nostre relazioni sociali e industriali e non c’è più in gioco solo lo sviluppo economico ma anche quello sociale e democratico del nostro Paese, sbaglia infatti, e di grosso, chi guarda alla sharing economy come l’ultima moda effimera dei fighetti del web. Una nuova generazione di consumatori si è già resa protagonista di questa vera e propria rivoluzione, in tale contesto il consumatore, lungi dall’essere ancora il soggetto debole e passivo da tutelare, diviene il volano dell’innovazione partecipando al contempo come fruitore e fornitore a questi nuovi modelli di business.
Una regolamentazione della sharing economy potrebbe frenarne lo sviluppo?
Sì se l’intento è repressivo o burocratico no se si guarda al futuro con apertura e ottimismo.
Il successo della sharing economy in Italia secondo lei nasce dalla crisi economica attuale?
Direi piuttosto che il successo della sharing economy nel nostro Paese è legata anche a una naturale caratteristica degli italiani a condividere, lo abbiamo fatto sempre anche se in forme ovviamente diverse nel passato. A maggior ragione oggi come Paese abbiamo una grossa opportunità che va colta. Per converso comincia a farsi consistente il dubbio che il trascinarsi della crisi possa dipendere invece proprio dalla mancanza di coraggio da parte delle nostre Istituzioni nell’abbracciare il treno dell’innovazione, con tutta la sua carica di distruzione creativa.
Quali sono le linee chiave dello sharing economy act che proponete?
Come dicevo deve guardare al futuro abilitando l’innovazione, non imbrigliandola, e dare risposte concrete alla nuova domanda dell’utenza in tutti i settori coinvolti dal cambiamento delle regole del mercato. In attesa della realizzazione di tale quadro normativo, i nuovi modelli di business della sharing economy debbono e possono tuttavia essere governati attraverso regole e principi negoziali, identificati e condivisi con le imprese che producono e forniscono piattaforme tecnologiche e servizi abilitatori della sharing economy. A tale scopo Altroconsumo, ha presentato il Manifesto per una sharing economy sostenibile e rispettosa dei diritti dei consumatori aperto alla firma di tutti gli operatori della sharing economy che, condividendone i principi, si impegnino con noi ad adottare uno o più strumenti di autoregolamentazione che garantiscano, nei diversi settori di mercato nei quali operano, regole chiare circa i diritti di utenti e consumatori nella duplice veste di fornitori e fruitori di beni e servizi anche attraverso la collaborazione tra consumatori e piattaforme per l’eliminazione di eventuali pratiche commerciali scorrette e clausole vessatorie, la risoluzione alternativa delle controversie (ADR) e la responsabilizzazione dei gestori delle piattaforme nei confronti degli utenti.
Negli Stati Uniti la sharing economy è diventata uno dei temi delle presidenziali. Secondo lei avverrà lo stesso in Italia alle prossime politiche?
Noi ci occupiamo di rappresentare e tutelare i consumatori e non di politica, i politici sono nostri interlocutori importanti in quanto decisori pubblici. Certo, nella dialettica tra i soggetti imprenditoriali che, sulla base delle leggi vigenti, chiedono tutela e protezione per i loro vecchi modelli di business e quelli che, al contrario, chiedono specularmente sia riconosciuto loro il diritto ad innovare si inserisce oggi con forza, su questa stessa linea, la sacrosanta pretesa dei consumatori a poter beneficiare dell’innovazione tecnologica. Questo potrebbe anche diventare anche un volano interessante per una forza politica che volesse farsi vero portavoce del nuovo.



