GM investe US$ 500 milioni in Lyft, il principale concorrente di Uber

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General Motors e Lyft, uno dei colossi della sharing economy e principale competitor di Uber, hanno annunciato di aver siglato un accordo strategico che prevede l’investimento di US$ 500 milioni da parte del produttore di auto nel capitale della società di ride sharing al fine di sostenere l’ulteriore sviluppo della società e la creazione di un network on demand di auto senza conducente. Grazie all’intesa, GM diventerà il fornitore privilegiato delle auto adibite al servizio Lyft tramite la creazione in varie città degli USA di rental hub. Il Presidente di GM Dan Ammann ha dichiarato: “Vediamo il futuro della mobilità connesso, senza soluzione di continuità e autonomo”, lavorando insieme “crediamo di poter implementare con successo questa visione in modo più rapido.” John Zimmer, presidente e co-fondatore di Lyft, ha dichiarato: “Lavorando con GM, Lyft continuerà a aprire nuove esperienze di trasporto che portano un cambiamento positivo nella nostra vita quotidiana. Insieme costruiremo un futuro migliore attraverso la ridefinizione del concetto di proprietà delle auto tradizionali”.

Flight sharing, la Corte d’Appello di Washington costringe Flytenow all’atterraggio di emergenza

 

Flytenow

 
Erano stati in molti a pensare che dopo biciclette, auto e scooter la nuova frontiera dello sharing economy  potesse riguardare gli aerei. A pensarla diversamente sono però due Istituzioni USA che hanno, con le
proprie decisioni, di fatto bloccato i servizi di flight sharing di Flytenow. Flytenow, il primo servizio di condivisione di voli alla Uber, ha dovuto infatti fermarsi in seguito alla decisione della Corte d’Appello di Washington che ha confermato la decisone presa in passato dalla Federal Aviation Administration (FAA), l’ente dell’aviazione statunitense. Il motivo su cui si fonda la decisione è il seguente: negli Stati Uniti i piloti non in possesso di licenza di volo per fini commerciali, tranne rare eccezioni come ad esempio colleghi di lavoro che vogliono dividere il percorso aereo, non possono trasportare passeggeri a fini di lucro e nemmeno per condivisione delle spese. Inoltre, non è possibile fare attività promozionale per pubblicizzare i propri servizi di flight sharing neanche se la finalità è esclusivamente quella di condividere i costi del carburante. Per semplificarla ulteriormente i piloti senza licenza commerciale possono trasportare solo family & friends senza alcuna finalità commerciale. Flytenow secondo quanto riportato da Techcrunch ha detto che valuterà la possibilità di presentare un ulteriore ricorso.  

Oggi è Black Friday. Ecco le origini del giorno degli sconti

ePrice

La parola del giorno, come tutti noi ci siamo accorti fin dalle prime ore del mattino navigando sul web o controllando la mail è Black Friday. Noi di SocialEconomy, in pieno spirito di sharing knwoledge, riteniamo utile raccontarvi cosa è e come è nata questa ricorrenza commerciale. Black Friday, ossia venerdì nero, è negli Stati Uniti il giorno successivo al Thanksgiving Day, il Giorno del Ringraziamento. Tradizionalmente in questo giorno si dà inizio alla stagione dello shopping natalizio. Negli anni è diventato un benchmark per valutare lo stato dell’economia e della propensione agli acquisti. Le origini, comunque incerte, vengono fatte risalire ai vecchi ragionieri dei negozi che in questo giorno passavano ad annotare i conti nei libri contabili dal rosso (che individua le perdite) al nero (che contraddistingue gli utili). Negli USA tutti i grandi magazzini e i principali negozi nel Black Friday offrono molti dei propri prodotti a prezzi scontati. Si deve al mondo dell’eCommerce la diffusione fuori dagli Stati Uniti. In Italia ePrice, il principale sito italiano di acquisti online oggi a applicato su tutto il catalogo il 5% di sconto e consegna gratis su molti prodotti. Il lunedì successivo al Black Friday è, invece, il Cyber Monday, il giorno dedicato agli sconti nel mondo della tecnologia. Il termine Cyber Monday è stato creato dalla divisione Shop Organization della National Retail Federation USA e usato per la prima volta nel 2005.

Successo per il crowdfunding della start up che trasforma gli ex detenuti in impreditori

Foto: Refoundry.org

Foto: Refoundry.org

L’articolo 27 della Costituzione italiana enuncia “Le pene (…) devono tendere alla rieducazione del condannato”. Nella pratica è risaputo, invece, di quanta diffidenza ci sia nella società civile nei confronti di coloro che hanno trascorso un periodo in galera che, quindi, spesso non avendo la possibilità di ricostruirsi una vita nella totale legalità e finiscono per commettere nuovi reati. La recidiva secondo alcuni dati negli Stati Uniti è molto alta: il 67% delle persone che escono da un carcere vengono riarrestate nei successivi 36 mesi. Per cercare di andare contro questa triste tendenza Tommy Safian e Cisco Pinedo hanno fondato Refoundry, una società statunitense che dopo un anno di formazione e di business planning concede agli ex carcerati un finanziamento per lanciare un’attività imprenditoriale che a sua volta destinerà parte dei ricavi a finanziare un’altra nuova impresa costituita da altri ex galeotti. L’idea è, quindi, quella di cercare di creare una catena, in grado di autosostenersi, che promuova il reinserimento sociale, che non può che passare dal lavoro, degli ex detenuti. Il benenifico che Refounfry vuole produrre a vantaggio della collettività è plurimo: maggiore sicurezza ma anche cercare di far diminuire la spesa pubblica assorbita dal sistema penitenziario che annualmente drena parecchi denari pubblici: è stato calcolato che solo a New York City ogni carcerato costa alla collettività 167 mila US$. Adesso Refoundry ha lanciato una campagna di crowdfunding, il finanziamento collettivo della sharing economy, con l’obiettivo di raccogliere 45 mila US dollari, per completare i primi progetti di rinserimento. Al momento quando mancano due giorni alla conclusione della raccolta fondi i promotori, tramite Kickstarter, hanno già centrato il target di raccolta incamerando quasi US$ 50 mila.

Refoundry (Video)

Affittare una bicicletta gratis? A Berlino si può

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Nel giorno in cui si celebra il ventiseiesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, SocialEconomy vi presenta storia di BikeSurfBerlin, una organizzazione tedesca che promuove concretamente la condivisione delle biciclette private. La particolarità di BikeSurf risiede nella fatto che il servizio di bike sharing, nel più totale spirito della sharing economy, è totalmente gratuito. Per usufruire del servizio occorre essere registrati sul sito http://www.Bikesurf.org in pochissime altre mosse (scelta della location, del giorno e della bicicletta) il gioco è fatto. Per rendere ancora più semplice l’utilizzo gli ideatori di questo particolare bike sharing hanno crato un video tutorial che spiega le mosse da compiere per avere una bicicletta in modo totalmente gratis. L’iniziativa ha avuto cosi tanto successo che dopo l’avvio nella capitale della Germania sono nate delle affiliazioni spontanee a Atene, Dublino, Lisbona, Santiago, Stoccoloma, Varsavia, in alcune città degli Stati Uniti e della Norvegia.

Bikesurf (video)

Su Indiegogo il crowdfunding per il documentario anti Juventus

Immagine tratta da Indiegogo / Odiosa Juve

È partita ieri su Indiegogo una campagna di crowdfunding che sicuramente farà discutere tanto e dividerà l’Italia del pallone. Si tratta del progetto, presentato nell’ambito del Festival del Cinema di Roma alla presenza dei promotori e degli ex calciatori Sergio Brio della Juventus e Sebino Nela della Roma, Odiosa Juve. Come raccontato nella pagina Facebook di Cineama Odiosa Juve è un documentario che vuole essere “un ironico, divertente, documentato viaggio attraverso le disavventure arbitrali che, di tanto in tanto, hanno agevolato il cammino della vecchia signora”. Nelle pagine web del colosso del crowdfuding Indiegogo la casa di produzione Cineama e il regista Lorenzo Minoli, organizzatori del finanziamento collettivo, scrivono che voglio realizzare “un documentario che vuol raccontare la declinazione di tutte le sfumature emotive che vanno oltre le maglie bianconere: rabbia, antipatia, addirittura odio”. Si vedranno immagini che hanno fatto la storia del calcio, storie mai raccontate, curiosità e aneddoti riemersi dalla memoria di coloro che, in diverse epoche, “si sono trovati in qualche modo a dover fare i conti con la corazzata Juve”. I promotori dell’iniziativa precisano, cosa importante essendo un documentario, che nel titolo ha una connotazione”contro”, che il loro racconto cinematografico vuole “dare forma e contenuto a una comunità di persone” che condividono l’anti juventinità “non con l’insulto, tanto meno con la violenza, ma con la puntuale, costante, perfino ironica denuncia di quanto è accaduto in passato”.
Il regista Lorenzo Minoli, con un passato in USA, ha al suo attivo un documentario sull’Unione Sovietica di Gorbachev, la produzione della serie televisiva La Bibbia e, con la casa di produzione da lui fondata, la Five Mile River Films, quella della miniserie Giulio Cesare e del film per la TV Il Dono di Nicholas. Nella sua carriera Minoli ha collezionato il prestigioso Primetime Emmy Award per la miniserie Joseph con Ben Kingsley, altre tre nominations per il Primetime Emmy Award e la vittoria del Christopher’s Award. Come si può leggere nella pagina Wikipedia, Minoli in Italia ha fondato la Flying Dutchman Produzioni il cui primo film, nel 2010, La Marea silenziosa è stato il primo lungometraggio italiano sottotitolato in cinese.
Obiettivo del crowdfuding è raccogliere 200 mila Euro. Per partecipare ci sono 59 giorni di tempo e i perk sottoscrivibili vanno da un minimo di 3€ a un massimo di €3.000.
Ultima cuorisità: come riportato da alcuni media, il regista è torinese di nascita e juventino di fede calcistica.

Odiosa Juve (video YouTube / Cineama)

http://www.youtube.com/watch?v=w4PVwpM4jCw&sns=em

http://youtu.be/jAOw7PxWKws

http://youtu.be/H8-Lgrzrwlo

http://youtu.be/eDi8e4z9JGM

Aldo Agroppi per Odiosa Juve

Uber con UberRUSH diventa anche corriere

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Uber punta con decisione ai servizi di delivery e lancia il servizio UberRUSH. La società californiana ha annunciato ufficialmente l’avvio a San Francisco, New York e Chicago di un servizio di consegna a domicilio che promette di essere super veloce. Il funzionamento è molto semplice: ordinando un bene da una delle piattaforme Ecommerce convenzionate con Uber (al momento sono Shopify, Bigcommerce, Delivery.com, Clover, Flower.com e ChowNow), il cliente potrà scegliere UberRUSH come metodo di consegna. Il costo medio per il delivery, che viene effettuato in bicicletta, è attorno i $5/$7 a consegna.
Questa mossa di Uber arriva qualche settimana dopo il lancio di Amazon Flex, il servizio della società di Jeff Bezos che consente di far diventare ogni cittadino un postino in grado di consegnare ai clienti del colosso E-commerce i beni (per il momento solo quelli Amazon prime) acquistati sul celebre marketplace.
Già in passato Uber, con il servizio UberEATS dedicato al delivery di pasti, era entrata nel mercato delle consegne a domicilio.

Uber Rush (video)
https://m.youtube.com/watch?v=FRu6M9sCfmo

Rock & Roll Ride: le auto classiche in car sharing

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foto Rock & Roll Ride

Un servizio simil Uber per le auto storiche e supercar? L’idea è venuta a Brandon Moossy e Richard Rawlings, due ragazzi di Austin in Texas. Per realizzarla i due hanno organizzato un crowdfunding su Kickstarter con l’obiettivo di raccogliere almeno 50 mila dollari US – in totale gli investimenti che i due americani devono fare ammontano a oltre $500 mila – al fine di  terminare lo sviluppo dell’app (per dispositivi Apple e Android) che renderebbe possibile la nascita del servizio. Il nome della loro iniziativa, che vuole facilitare il ride sharing e il car sharing delle quattro ruote classiche, storiche, supercar, o exotic car per un giro in solitario o in condivisione, è Rock & Roll Ride. Nelle intenzioni dei fondatori di Rock&Roll Ride c’è quella di offrire tramite il servizio da loro ideato, che si basa su una app che geolocalizza le vetture e che rende possibile il matching domanda/offerta, la possibilità ai proprietari di auto speciali di mettere a reddito il proprio bene, proprio come già succede nell’era della sharing economy con le imbarcazioni tramite Sailo o Boatbound o le abitazioni tramite Airbnb o Wimdu, e al contempo quello di permettere agli amatori delle auto speciali di levarsi lo sfizio di un giro su una Cadillac, una Ferrari o altre automobili ever green. I due statunitensi hanno anche pensato a una serie di accortezze quali un processo di registrazione che verifica solvibilità e patente del richiedente e l’assicurazione che copre danni al mezzo o procurati a terzi. Per quanto riguarda la città in cui lanciare il servizio sul sito della società è stato aperto un contest e quindi saranno gli utenti a deciderlo: al momento è in testa Hashburn seguita da Austin e Dallas.

Dormire in un faro? Con Airbnb si può

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I bandi che rendono note le condizioni per ottenere in concessione undici fari italiani sono stati pubblicati il 12 ottobre su www.agenziademanio.it  e www.difesaservizi.it, nell’attesa di conoscere i progetti che verranno presentati SocialEconomy è andato alla ricerca di quelli in giro per il mondo in cui già oggi è possibile alloggiare.
Su Airbnb, la principale piattaforma di home sharing, è diponibile una wishlist con quattro lighthouse. Il primo si trova a Procasset in Massachusetts e può ospitare fino a 8 persone contemporaneamente divise su tre camere da letto. Il costo a settimana è di 4.900 US dollari, quello a notte è, invece, di 500 dollari USA. Il secondo faro si trova sempre negli Stati Uniti a Point Richmond in California. In questo caso la formula è quello dell’affitto non riguarda l’intera casa ma stanza privata con due posti letto. Per soggiornare in questo faro, che si trova a sud di San Francisco, occorrono 355 US $ a notte.
Andando oltre oceano ne troviamo un altro, che può ospitare sei persone, in Australia a Seal Rocks. . Il costo a settimana per questo è di US $1.890 a settimana. Il prezzo per una singola notte è di 283 US dollari. La selezione presente su Airbnb si conclude con un faro presente in Europa, in Croazia a Medolina  Per questa lighthouse ristrutturata nel 2012 e in grado di ospitare un massimo di otto persone il costo è di 289 US dollari a notte.

Click&Boat, il boat sharing francese cresce e vuole espandersi in tutto il mondo

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Dopo aver presentato dodici “Uber del mare”, SocialEconomy ha deciso di approfondire l’argomento del boat sharing incontrando Edouard Gorioux, socio fondatore di Click&Boat.

Per iniziare: ci presenta Click&boat? Come è nata l’idea?
Click&Boat è il leader europeo nel mercato del noleggio barche peer to peer. Dopo BlaBlaCar, e Airbnb, Click & Boat offre ai proprietari di barche di far rendere la propria imbarcazione affittandola attraverso una piattaforma sicura e user-friendly. Click&Boat è il risultato di un fatto ovvio: milioni di barche nei porti europei sono utilizzate solo per pochi giorni all’anno. Inoltre, i proprietari delle imbarcazioni devono farsi carico di considerevoli costi annuali (ogni anno i costi ammontano a circa il 10% del prezzo della barca per una media, quindi, di circa 5000 € per imbarcazione).

Le piace la definizione “Uber del mare”?
Più che “Uber del mare” preferiamo il confronto con Airbnb perché noi colleghiamo gli affittuari agli armatori che non si dedicano a tempo pieno a questa attività, ma utilizzano Click & Boat per ridurre i costi annuali delle proprie barche.

L’economia della condivisione è un mercato in rapida crescita, è cosi anche quello del boat sharing?
Certamente. Click&Boat è cresciuto di oltre il 1000% tra il 2014 e il 2015. Uno studio recente mostra che oltre il 40% dei proprietari di barche in Francia sta pensando di affittare la propria barca per ridurre i costi annuali. Considerando che soltanto in Francia ci sono un milione di proprietari di barche si capisce che il mercato che collega gli armatori alle persone che vogliono affittare una barca è molto vasto.

Un elemento comune a molto business in sharing è la disintermediazione. La condivisione di una barca tende a disintermediare le società di charter?
L’unico obiettivo di Click&Boat è quello di collegare più facilmente e in modo più smart il proprietario di una imbarcazione con l’affittuario. Click&Boat è molto diverso dalle società di charter. Siamo concorrenti, perché condividiamo lo stesso mercato, ma Click&Boat porta più persone alla nautica.

Chi sono i principali player del boat sharing in Europa e nel mondo?
Negli Stati Uniti: Boatbound. In Europa: Incrediblue e Bluewago. Oggi Click&Boat è il leader di mercato in Europa per il noleggio di barche 100% peer-to-peer.

In termini di domanda da parte degli utenti, il mercato europeo del boat sharing è grande?
Per essere onesti, è un mercato davvero giovane ma che sta crescendo sempre più velocemente. In Europa ci sono più di 10 milioni di imbarcazioni immatricolate, inoltre, e le persone sono sempre più propense a utilizzare piattaforme P2P come Airbnb, BlaBlaCar e il carsharing. Noi crediamo che il mercato del boat sharing possa raggiungere un livello superiore ai duecento milioni di Euro in meno di 5 anni.

Puo darci alcuni dati che illustrano il mercato del boat sharing in Francia e in Europa?
Oggi Click&Boat ha più di 25 mila utenti in Europa e sta crescendo sempre più velocemente. In Francia le barche registrate sono più di 1 milione (rispetto agli oltre 10 milioni di imbarcazioni presenti in tutta Europa). Click&Boat ha pagato ai proprietari oltre 2,5 milioni di Euro nel 2015 e come detto in meno di cinque anni ci aspettiamo che in Europa il mercato della condivisione delle barche possa raggiungere i 200 milioni di Euro.

Come va la sharing economy in Francia?
Sta crescendo molto in fretta. BlaBlaCar ha raggiunto oltre 20 milioni di utenti e quasi tutti conoscono Airbnb e Drivy (car sharing). Media e analisti finanziari si aspettano in Francia una crescita molto veloce dell’economia della condivisione.

Negli Stati Uniti Cruzin e Boatsetter qualche mese fa si sono fuse, secondo voi è possibile qualche altro deal tra le società di boat sharing?
Certamente. L’obiettivo di Click&Boat è quello di consolidare il mercato peer-to-market in Europa e nel mondo. Per questo è molto probabile che Click&Boat farà deal con altre società per crescere più velocemente e per aprirsi verso nuovi mercati in tutto il mondo. In particolare stiamo guardando all’Italia, Olanda, Germania e USA.