Il calcio è certamente una delle passioni più condivise e con esso anche il Subbuteo, il celebre gioco da tavolo che ha animato e continua ad animare pomeriggi e serate di adulti e bambini. In occasione dell’International Major of Naples, il primo dei cinque Major che compongono il principale circuito internazionale dell’iconico gioco di calcio, che si svolgerà oggi e domani, domenica 29 gennaio, a Napoli gli organizzatori in omaggio alla città di Napoli e a Diego Armando Maradona hanno realizzato un video nel quale viene ricostruito in versione Subbuteo lo storico gol – definito all’epoca il gol del secolo – che il numero dieci argentino realizzò con un formidabile slalom ai mondiali di Mexico 86 all’Inghilterra. Il video, visibile su YouTube e Vimeo, è diventato in poche ore virale e le condivisioni sui social network e le principali testate giornalistiche crescono ogni minuto. Nel capoluogo campano nel weekend si sfideranno i più forti campioni del circuito internazionale. Le finali di domenica saranno trasmesse in streaming da Time4Stream, main sponsor del trofeo. Per godersi lo spettacolo basta scaricare l’app T4S per smartphone e tablet disponibile su AppStore e Google Play.
Milano, ruba una bici del bike sharing per tornare a casa. Il padre scrive a BikeMi per chiedere scusa e pagare i danni

Un padre denuncia la “goliardata” del figlio adolescente, colpevole di aver rubato una bici del bike sharing, il servizio di condivisione di biciclette dell’era della sharing economy, per rientrare a casa una sera e si offre di pagare il conto dei danni scusandosi per l’accaduto. L’episodio è accaduto nei giorni scorsi a Milano e a renderlo noto è stata BikeMi, gestore del servizio di condivisione delle biciclette di Milano. Il papà, molto rammaricato per l’episodio, quando ha scoperto la bici gialla nel garage la mattina seguente ha prima chiamato il servizio clienti di Clear Channel, il gestore del servizio di bici gialle condivise, e poi ha scritto una lettera per raccontare l’episodio e scusarsi vivamente. Purtroppo mio figlio la sera del 13 gennaio – ha scritto il genitore – a seguito di una serata goliardica ha pensato bene di ritornare a casa con una delle vostre biciclette, per farlo l’ha divelta dall’apposito gancio ovviamente rompendolo, è poi arrivato a casa lasciando la bici in garage, il mattino dopo la bici è stata legata con il proprio lucchetto (in accordo con le istruzioni ricevute telefonicamente) alla colonnina di piazza Risorgimento. Sono quindi a scusarmi con voi di quanto mio figlio ha fatto e vi chiedo il costo della riparazione oltre al disagio arrecato”. La segnalazione, piuttosto insolita, non è passata inosservata alla direzione di BikeMi. La società, colpita dal gesto di civiltà non scontato di questo padre, lo ha cosi ringraziato “per la sua sensibilità e il senso civico dimostrato in questa vicissitudine” e gli ha risposto che “per questa ragione” non deve nulla per l’accaduto e che i costi per la riparazione dovuta ai danni causati dal gesto del figlio saranno coperti dalla stessa BikeMi. Il direttore del bike sharing di Clear Channel Italia nel rispondere al genitore ha anche aggiunto “Sono sicuro che lei saprà trasmettere a suo figlio l’importanza di un comportamento corretto nell’uso della cosa pubblica perché, oltre al danno materiale, può incorrere in reati penali più seri”.
Lyft inaugura una nuova fase di espasione negli USA
Lyft, il principale competitor di UBER negli USA nel settore del ride sharing, ha annunciato ieri in tarda serata italiana che ha avviato un forte programma di espansione negli Stati Uniti. Il big della sharing economy ha, infatti, dichiarato tramite un post sul proprio blog che porterà i propri servizi in cento nuove città dell’America del nord. Grazie a questa espansione Lyft avrà una copertura complessiva in oltre 300 città e arriverà a comprire con i propri servizi potenzialenre 231 milioni di statunitensi pari al 72% della popolazione USA. La prima onda dei questa fase di espasione di Lyft è iniziata con la copertura di 40 nuove città USA nel Southwest, Southeast, North e South Carolina, Rockies, Midwest, New England e Central California.
Monitor flotte auto aziendali Cerved: ancora poco utilizzato il car sharing. Solo un’impresa su dieci con veicoli elettrici o ibridi

Cerved, leader in Italia nell’analisi del rischio del credito e una delle principali agenzie di rating in Europa e con Cerved Credit Management leader di mercato indipendente nell’offerta dei servizi relativi alla valutazione e gestione di posizioni creditizie, ha pubblicato il primo monitor sulle flotte automobilistiche aziendali. L’analisi si pone l’obiettivo di tracciare le tendenze e le previsioni sulle caratteristiche delle auto, le politiche di utilizzo e le scelte assicurative operate delle imprese. Il monitor di Cerved, che si basa su un campione composto da 3700 interviste ad imprese operanti nei settori dell’industria, del commercio e dei servizi, è la prima fotografia del panorama nazionale relativo al mercato dei veicoli aziendali. Dallo studio emerge che in Italia, circa il 70% delle imprese con più di 100 addetti e un fatturato di oltre 50 milioni di euro dispone di una flotta aziendale. Le grandi imprese (oltre 250 addetti) hanno in dotazione una flotta mediamente composta da circa un centinaio di autovetture e una quarantina di furgoni. Il 44% del parco autovetture nazionale è composto da mezzi con cilindrate tra 1600 e 2000 cc, solo il 15% da autovetture superiori ai 2000 cc. Le automobili berlina sono le più̀ diffuse in questo mercato e coprono il 40% del parco auto, seguite da station wagon e citycar. L’84% delle auto aziendali è alimentata a diesel, percentuale che sale al 96% nel caso di veicoli commerciali leggeri. Le automobili maggiormente affidate ai dipendenti sono Fiat (37%), seguite da Audi (18%) e Bmw (17%). Anche i furgoni sono per la maggior parte Fiat (50%) seguiti da Iveco (21%) e Renault (9%). Guardando al futuro, il Monitor rivela che il 21% delle imprese pensa di rinnovare o ampliare il parco auto nei prossimi 12 mesi, mediamente le imprese cambiano un mezzo ogni 116.000 km e in tempi che si aggirano intorno ai 5 anni e mezzo dalla prima assegnazione. La modalità di fruizione preferita dalle imprese è l’acquisto diretto ma, pensando al futuro, sembra prendere il sopravvento il noleggio a lungo termine. Per quanto riguarda gli aspetti legati all’eco-sostenibilità, dall’analisi di Cerved emerge che l’84% del parco autovetture è alimentato a diesel, il 13% a benzina. Solo un’impresa su dieci si è già̀ dotata di auto elettriche o ibride. Ad oggi siamo ancora in una fase esplorativa per quanto riguarda il car sharing (strumento molto amato dai millennial dell’era della sharing economy e segmento nel quale sono già attivi diversi car maker come Fiat, Mercedes e BMW con i rispettivi progetti Enjoy, Car2go e DriveNow) . Il car sharing, secondo quanto emerge dal report di Cerved, è, infatti, scelta generalmente per i cosiddetti muletti assegnati ai dipendenti sprovvisti di auto. Per quanto riguarda la scelta della compagnia assicurativa, l’analisi rivela che l’81% delle imprese italiane si affida ad una sola compagnia e tende a non cambiarla per almeno due anni. Generalmente si verificano pochi sinistri causati: nonostante questo dato, le aziende tendono a stipulare polizze articolate e a dare particolare importanza all’estensione kasko. Sempre in termini di sicurezza, va sottolineato che ad oggi il 22% delle aziende italiane vuole sistemi di controllo come videosorveglianza, videoregistrazione e black box. Il Monitor completo può essere acquistato tramite il seguente link: http://lp.buydirect.cerved.com/monitor-flotte/
Airbus meglio di Uber: il primo prototipo di automobile volante a guida autonoma arriverà nel 2017

Foto Airbus
Non si arrestano le critiche degli operatori sulla proposta di legge sugli home restaurant
Dopo l’approvazione da parte della Camera dei Deputati del proposta di legge volto a regolare il fenomeno degli home restaurant, i ristoranti casalinghi dell’era della sharing economy, non si arrestano le perplessità e le critiche da parte degli operatori. Dopo l’intervento di Giovanbattista Scivoletto, adesso è Michele Ruschioni portavoce del Movimento Home Restaurant Roma a intervenire. “La sharing economy è un ingranaggio ineludibile del XXI secolo e va regolamentata in modo intelligente e non contrastata in chiave ideologica” esoridisce Ruschioni. “Dal testo sugli home restaurant in discussione in Parlamento si evince che non si vuole incentivare il fenomeno ma che anzi, si sta lavorando per affossarlo sul nascere. Sembra scritto sotto la dettatura di quelle lobby che vedono – erroneamente – negli home restaurant una sorta di male assoluto”, continua il portavoce del Movimento “Home Restaurant Roma” e prima persona in Italia a lanciare questa formula nel nostro paese nel 2014 nella sua casa romana. “Il testo che è arrivato in Parlamento è inquinato da logiche illiberali e si pone ideologicamente contro la sharing economy, in Parlamento devono capire che gli home restaurant non sono un gioco, non sono un passatempo e possano generare quel reddito minimo per aiutare molte famiglie ad abbassare la curva dei costi fissi. Redditi sui quali – precisa Ruschioni – sarà sacrosanto pagare le giuste e doverose tasse. Quello che invece emerge dal testo in discussione in Parlamento è un freno al lavoro e alla libera iniziativa degli italiani. Chi vuole lavorare e contribuire al benessere collettivo, erogando servizi e pagando le tasse su questi, non può farlo. Siamo di fronte a logiche medioevali che guardano al passato e affrontano la modernità con estrema paura“, spiega Ruschioni che in due anni e mezzo ha visto e toccato con mano le enormi potenzialità che l’home food può generare in Italia. “L’attività di home restaurant risponde a delle richieste food-esperenziali che i normali ristoranti non sono in grado di soddisfare, chi va in un home restaurant cerca legami autentici con il territorio e vuole toccare con mano quella autenticità dei sapori e di esperienze culturali che solo un ambiente domestico può regalare”. Ruschioni conclude affermando che “Fermo restando che parliamo sempre di somministrazione di alimenti e bevande bisogna avere l’onestà intellettuale di dire che parlare di concorrenza sleale tra ristoranti e home restaurant è inesatto, bisogna capire che si tratta di contesti diversi per strutture, offerte e capacità di servizi. Siamo contrari quindi alla limitazione di coperti imposta annualmente, siamo contrari alla limitazione delle serate nelle quali le porte della propria casa possono essere aperte e siamo contrari all’obbligo di pagamento con carta di credito. In pizzeria si potrà continuare a pagare cash e a casa di Nonna Rosa invece sarà necessario il Pos. Siamo all’assurdo”. Dopo l’approvazione da parte della Camera dei Deputati di settimana scorsa adesso il testo è atteso per il secondo è definitivo esame dal Senato.
L’Accademia della Crusca boccia il termine home restaurant e invita il Senato a sostituirlo con “ristorazione domestica”

In relazione alla proposta di legge approvata dalla Camera dei Deputati il 17 gennaio che disciplina l’attività di ristorazione in abitazione privata, l’Accademia della Crusca con il gruppo Incipit ha diffuso un comunicato stampa per bacchettare il legislatore italiano “colpevole” di aver fatto ricorso all’anglismo home restaurant. Il gruppo Incipit, costituito da Michele Cortelazzo, Paolo D’Achille, Valeria Della Valle, Jean-Luc Egger, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Luca Serianni, Annamaria Testa, si occupa di esaminare e valutare neologismi e forestierismi incipienti, scelti tra quelli impiegati nel campo della vita civile e sociale, nella fase in cui si affacciano alla lingua italiana, al fine di proporre eventuali sostituenti italiani. Secondo gli accademici è “Sorprendente che per definire” l’attività di ristorazione domestica” “Il legislatore italiano debba ricorrere all’anglismo home restaurant, quasi che l’arte culinaria casalinga del nostro Paese abbia origini oltre Manica e la lingua italiana non disponga di un termine per designare ciò che si potrebbe senz’altro denominare ristorante domestico”. Il Gruppo Incipit, che si adopera per una migliore coscienza linguistica e civile, ha, quindi, invitato i membri del Senato, ora investito dell’esame del testo di legge, a valutare criticamente l’opportunità di introdurre nella legislazione un termine straniero che, oltre a non apportare alcuna chiarezza supplementare. Già in passato il Gruppo Incipit dell’Accademia era intervenuto sull’utilizzo di termini stranieri avanzando le seguenti proposte di sostituzione:
Hot spot → Centro di identificazione
Voluntary disclosure → Collaborazione volontaria
Smart working → Lavoro agile
Bail in → Salvataggio interno / Bail out → Salvataggio esterno
Stepchild adoption → Adozione del figlio del partner
Whistleblower → Allertatore civico
Il prossimo anglismo a finire sotto osservazione sarà sharing economy?
Taxi: l’Antitrust accende un faro sui principali radiotaxi di Roma e Milano. Presunto ostacolo a MyTaxi e agli operatori che offrono servizi innovativi

Nell’era dell’ascesa del car sharing, del ride sharing e delle altre varie forme di mobilità urbana tipiche della sharing economy, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato, a seguito di una segnalazione della società Mytaxi Italia, due procedimenti istruttori per possibile violazione del divieto di intese restrittive della concorrenza, nei confronti delle principali società di gestione del servizio radio taxi a Roma: Radiotaxi 3570 Soc. Coop., Cooperativa Pronto Taxi 6645 S.c., Samarcanda S.c., e a Milano: Taxiblu S.c. (02 4040) Yellow Tax Multiservice S.r.l.(02 6969), Autoradiotassi Soc. Coop.(02 8585) Secondo quanto si legge nella documentazione pubblicata dall’Autorità entrambi i procedimenti riguardano le clausole di esclusiva contenute negli atti che regolano i rapporti tra le società di gestione del servizio di radio taxi e i tassisti soci/aderenti. “Tali clausole, ove applicate ad una percentuale maggioritaria dei tassisti in un dato ambito territoriale (come accade a Roma e Milano), appaiono idonee ad ostacolare, se non ad impedire, – scrive L’Antitrust nel suo comunicato stampa – l’utilizzo simultaneo da parte dei singoli tassisti di vari intermediari per la fornitura di servizi di raccolta e smistamento della domanda del servizio taxi, ed in particolare ad ostacolare o rallentare l’ingresso nel mercato di nuovi operatori che offrono servizi innovativi di questo tipo come l’applicazione per smartphone e tablet gestita da Mytaxi Italia S.r.l., che mette direttamente in contatto l’utenza e i tassisti e offre anche un servizio di rating dell’offerta”. MyTaxi Italia è la filiale italiana del un gruppo fondato nel giugno 2009 e che dal 2014, dopo la fusione con Moovel GmbH, appartiene al gruppo automobilistico tedesco Daimler AG. Mytaxi è attiva nella gestione di un’app per smartphone e tablet che mette in collegamento diretto tassisti e utenti e opera in Italia, a Roma e a Milano, dal 2015.
Cinema: la sharing economy e il coworking al centro del concorso Obiettivi sul lavoro

Obiettivi sul lavoro, lo storico concorso cinematografico e audiovisivo promosso da Ucca (Unione dei circoli cinematografici Arci) insieme ad Arci, con il sostegno della direzione generale per il Cinema del Mibact per l’edizione del 2017 ha scelto come temi la sharing economy e il coworking. Nato nel 2006, il concorso si propone di selezionare e diffondere film e opere audiovisive in grado di affrontare le questioni legate al tema del lavoro, in un tempo di crisi come quello contemporaneo, nel quale diritti e tutele dei lavoratori sono minacciati e rischiano di essere eliminati. Il focus di quest’anno è su uno degli ambiti più complessi che si è affermato negli ultimi anni, quello dei coworking, dei fablab e, in generale, della sharing economy. I film in concorso, per la maggior parte inediti, saranno visibili sul portale http://www.uccaarci.it/. Le opere saranno visibili online in alta definizione e votate per un mese dal pubblico del web che, previa iscrizione al sito, potrà indicare fino a tre preferenze. Possono partecipare al concorso (in modo gratuito) film di fiction, animazione e documentari di durata massima di 60 minuti e videoclip della durata massima di 3 minuti, realizzati a partire dall’anno 2016 su qualsiasi supporto analogico e digitale (Dvd, Blu.Ray, Dcp, etc.), in lingua italiana (o in versione con sottotitoli italiani). Ogni autore/autrice può inviare più lavori ma può partecipare al concorso con una sola opera selezionata. Le opere selezionate saranno sottoposte alla visione ed alla valutazione di una Giuria di Qualità, individuata dal Comitato di Selezione, che sarà chiamata ad assegnare il “Premio della Giuria di Obiettivi sul Lavoro” corrispondente ad una somma di 1.000 €. L’opera che riceverà più voti sulla piattaforma online otterrà, invece, il “Premio del Pubblico di Obiettivi sul lavoro” corrispondente ad una somma di 1.000 €. I premi per i film vincitori saranno consegnati a Roma in un evento pubblico organizzato da UCCA, con congrua ed opportuna pubblicità, tra i mesi di marzo e aprile 2017. Per partecipare al bando, disponibile al seguente link http://www.uccaarci.it/wp-content/uploads/2016/10/Bando-Obiettivi-sul-lavoro-_def-1.docx c’è tempo fino al 31 gennaio 2017
La sharing economy continua a crescere nel segmento business

La sharing economy, e Airbnb in particolare continua a attrarre sempre più i business traveler. Questa è la tendenza che si ricava dall’ultima analisi condotta da Concur, operatore leader a livello mondiale in soluzioni di viaggio e gestione delle spese aziendali che fa parte del gruppo SAP. Lo studio si basa sull’analisi degli ultimi otto trimestri (dal 2014 al terzo trimestre 2016). I dati di Concur mostrano che il numero dei viaggiatori d’affari che utilizzano Airbnb è aumentato del 32% e la spesa totale è aumentata del 42% anno su anno tra il secondo trimestre 2015 e lo stesso periodo del 2016. La spesa media su Airbnb è stata di US$ 242, ma il costo è molto variabile tra le diverse città. Le piccole e medie imprese sono coloro si sono convertite più rapidamente alla sharing economy: le PMI (Concur considera tali quelle fino a 1.000 dipendenti) hanno aumentato la spesa su Airbnb del 38% nel secondo trimestre 2016 rispetto al Q2 2015. Le aziende tecnologiche non sono le uniche che stanno preferendo Airbnb rispetto ai tradizionali hotel, infatti, emerge che la base di utenti è molto diversificata. Il settore accademico risulta, infatti, uno dei principali driver di crescita dei viaggi di affari che scelgono un alloggio Airbnb: nel Q2 2016, sei dei primi venti spender su Airbnb sono state università, mentre otto dei primi venti spender su Airbnb sono state aziende tecnologiche.

