Sono parecchi gli osservatori che ritengono che il co-living (o house sharing) sarà uno dei prossimi settori della sharing economy ad avere uno sviluppo degno di nota. Cosi dopo la condivisione di mezzi di trasporto (car sharing) o di uffici (co-working) il nuovo fenomeno potrebbe essere quella della condivisione stabile della propria abitazione. Di esempi ne esistono già alcuni negli Stati Uniti e precisamente nelle zone di New York di Brooklyn o Manhattan. Le società al momento più note in questo settore sono WeLive, nata da una costola del co-working WeWork, Ollie, Common e Roam (che offre abitazioni a Bali, Miami, Madrid et Buenos Aires e Londra). In Europa, a Londra, il più grande co-living è quello di The Collective Old Oak già tutto sold out. Obiettivo di questi co-living è quello di mettere a disposizione stanze singole all’interno di appartamenti condivisi dotati di tutti i confort quali connessione Wi-Fi di ultima generazione, servizio di lavanderia, eventi per la community con candenza settimanale e naturalmente spazi di co-working. Il tutto in un contesto che possa favorire la collaborazione e occasioni di scambio tra i coinquilini.Un’idea di prezzo? Su Common per 2 mila US dollari al mese è possibile affittare un stanza all’interno di un condominio di Brooklyn a New York City.