Airbnb, il colosso della sharing economy californiano, ha pubblicato sul proprio sito un report riguardante il numero delle prenotazioni effettuate sulla propria piattaforma a Washington DC e dintorni in occasione dell’insedianento del nuovo Presidente degli USA Donald Trump alla Casa Bianca che avverrà il prossimo 20 gennaio. Le prenotazioni per la sola notte dell’Inauguration Day sono pari a 13 mila, numero che rappresenta una crescita di 10 volte rispetto all’insediamento di Obama del 2013 e il record assoluto di prenotazioni a Washington DC effettuate tramite la società guidata da Bryan Chesky. Il conto complessivo delle persone che hanno scelto l’home sharing di Airbnb per seguire da vicino la proclamazione del quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti sale ulteriormente a 15.100 se si considera l’intero weekend dal 19 al 21 gennaio. Il prezzo medio pagato dagli utenti di Airbnb è di 129 US$ a prenotazione contro una media di 335 US$ per una camera in un albergo tradizionale. Secondo quanto descritto nel report, i vantaggi di questo straordinario flusso di prenotazioni non è a esclusivo vantaggio di Airbnb e dei suoi host ma il ritorno è anche per le casse pubbliche di Washington DC: dal febbraio 2015 a oggi, infatti, i guest e gli host hanno versato 12 milioni di US$ di tasse di soggiorno. Airbnb nel suo studio ha preso in esame anche le ricadute economiche derivanti da questo alto numero di presenze di guest per l’insedianento di Donal Trump: le stime parlano in totale di introiti a favore degli host Airbnb di 5,9 milioni di dollari divisi su tre stati (3,8 milioni per Washington DC; 1,2 US$ per la Virginia; 900 mila US dollari per il Maryland). In totale, invece, i benefici economici per i territori interessati sono di circa 10 milioni di dollari americani.
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Più di 1 milione di persone hanno scelto Airbnb per il Capodanno 2016
Airbnb, uno dei colossi della sharing economy, ha annunciato che più di 1 milione di persone hanno scelto un alloggio sul suo marketplace per trascorrere il Capodanno 2016. In totale i viaggiatori, aventi 170 diverse nazionalità, hanno scelto una meta Airbnb in 150 paesi. Scendendo nei particolari circa 47.000 persone hanno soggiornato a New York City, 45.000 – Parigi, 35.000 a Londra e 25.000 a Sydney, Tokyo, Berlino, Barcelona, Amsterdam, Roma e Miami. Il Giappone è il Paese che per le vacanze del Capodanno 2016 ha fatto segnare la maggiore crescita rispetto all’anno precedente: tre città giapponesi, infatti, sono nella top 10 delle destinazioni che hanno visto il maggior incremento percentuale delle prenotazioni rispetto al 2015. Fukuoka è in cima alla lista con un aumento del 1.287% delle preferenze mentre Osaka e Kyoto hanno visto aumentare le prenotazioni rispettivamente del 678% e del 417%. L’America Latina è un’altra regione del mondo che, guidata dal grande interesse per Cuba, sta diventando sempre più popolare su Airbnb. Altre mete del Sud America preferite dai viaggiatori Airbnb sono state le spiagge di di Acapulco in Messico e Guaruja in Brasile. Venendo all’Europa i principali incrementi rispetto all’anno scorso hanno riguardato Carcassonne, Perpignan, Opal Coast e il Sud della Bretagna in Francia e la Foresta Nera in Germania. Le tipologie di abitazioni scelte dai guest Airbnb per Capodanno comprendono anche alloggi particolari come le capanne nel bosco, imbarcazioni, castelli e isole private. Tra le mete prescelte, da venti viaggiatori Airbnb, figura anche la leggendaria Isola di Pasqua. Gli alloggi più costosi prenotati sul principale marketplace turistico della sharing economy per il Capodanno 2016 sono stati in Repubblica Dominicana, Saint-Barthélemy e Vail e Steamboat Springs in Colorado negli USA dove per una notte sono stati spesi oltre US$ 4.000. I dati resi noti da Airbnb, confermano l’enorme interesse nel mondo per il fenomeno degli alloggi condivisi e di come la sharing economy sta aiutando l’ulteriore sviluppo del turismo e dei viaggi. Sempre la stessa Airbnb aveva reso noto a dicembre 2015, come SocialEconomy via aveva raccontato, che oltre 250 Mila persone avevano scelto un alloggio della società californiana per trascorrere il weekend del Thanksgiving.
Più di 1 milione di persone hanno scelto Airbnb per il Capodanno 2016
Airbnb, uno dei colossi della sharing economy, ha annunciato che più di 1 milione di persone hanno scelto un alloggio sul suo marketplace per trascorrere il Capodanno 2016. In totale i viaggiatori, aventi 170 diverse nazionalità, hanno scelto una meta Airbnb in 150 paesi. Scendendo nei particolari circa 47.000 persone hanno soggiornato a New York City, 45.000 – Parigi, 35.000 a Londra e 25.000 a Sydney, Tokyo, Berlino, Barcelona, Amsterdam, Roma e Miami. Il Giappone è il Paese che per le vacanze del Capodanno 2016 ha fatto segnare la maggiore crescita rispetto all’anno precedente: tre città giapponesi, infatti, sono nella top 10 delle destinazioni che hanno visto il maggior incremento percentuale delle prenotazioni rispetto al 2015. Fukuoka è in cima alla lista con un aumento del 1.287% delle preferenze mentre Osaka e Kyoto hanno visto aumentare le prenotazioni rispettivamente del 678% e del 417%. L’America Latina è un’altra regione del mondo che, guidata dal grande interesse per Cuba, sta diventando sempre più popolare su Airbnb. Altre mete del Sud America preferite dai viaggiatori Airbnb sono state le spiagge di di Acapulco in Messico e Guaruja in Brasile. Venendo all’Europa i principali incrementi rispetto all’anno scorso hanno riguardato Carcassonne, Perpignan, Opal Coast e il Sud della Bretagna in Francia e la Foresta Nera in Germania. Le tipologie di abitazioni scelte dai guest Airbnb per Capodanno comprendono anche alloggi particolari come le capanne nel bosco, imbarcazioni, castelli e isole private. Tra le mete prescelte, da venti viaggiatori Airbnb, figura anche la leggendaria Isola di Pasqua. Gli alloggi più costosi prenotati sul principale marketplace turistico della sharing economy per il Capodanno 2016 sono stati in Repubblica Dominicana, Saint-Barthélemy e Vail e Steamboat Springs in Colorado negli USA dove per una notte sono stati spesi oltre US$ 4.000. I dati resi noti da Airbnb, confermano l’enorme interesse nel mondo per il fenomeno degli alloggi condivisi e di come la sharing economy sta aiutando l’ulteriore sviluppo del turismo e dei viaggi. Sempre la stessa Airbnb aveva reso noto a dicembre 2015, come SocialEconomy via aveva raccontato, che oltre 250 Mila persone avevano scelto un alloggio della società californiana per trascorrere il weekend del Thanksgiving.
I servizi di concierge on demand possono spingere il mercato dell’home sharing
Un studio condotto da Bnbsitter, la startup che fornisce servizi di concierge on demand a tutti coloro che desiderano affittare un alloggio a breve termine, ha messo in evidenza come i proprietari di beni in affitto possano aumentare i propri ricavi, delegando le attività di gestione immobiliare. Secondo una ricerca condotta su 2.000 host in tredici città, gestendo in outsourcing le attività quotidiane più banali, ma dispendiose in termini di tempo – consegna delle chiavi, check-in e check-out, pulizie, lavanderia, servizi di approvvigionamento e coordinamento degli ospiti – i proprietari possono immediatamente aumentare i propri ricavi fino al 30%. L’aumento stimanto dalla ricerca è legato a due fattori. In primo luogo, è possibile ottenere un risparmio fino al 50%, semplicemente concentrandosi sulla gestione smart delle proprietà. Utilizzando servizi on demand, invece di agenzie tradizionali, i proprietari possono evitare vincoli contrattuali a lungo termine, pagando di volta in volta solo per i servizi di cui hanno bisogno. In secondo luogo, i ricavi possono essere potenziati grazie alla rapidità con cui l’immobile ritorna disponibile per un nuovo cliente. La tempestività e efficienza con cui i servizi di pulizia e rifornimento vengono effettuati permettono infatti di rendere immediatamente disponibile l’appartamento per l’ospite successivo, senza dispersione di tempo tra un cliente e l’altro. I dati evidenziano che sono necessarie di solito fino a 48 ore per la preparazione di un appartamento per un nuovo inquilino. Con i servizi on demand, invece, i turisti in arrivo possono essere accolti nello stesso giorno degli ospiti in partenza, generando un aumento mensile di ricavi del 15%. Biagio Tumino, co-fondatore e COO di Bnbsitter ha così commentato lo studio: “Fino ad ora i proprietari di immobili affidavano questi compiti ad agenzie tradizionali, ma spesso venivano scoraggiati dai costi elevati e dall’impressione di poter guadagnare di più occupandosi in autonomia di queste attività. In realtà però, nel mercato degli affitti, l’outsourcing degli aspetti operativi quotidiani o dei lavori più dispendiosi in termini di tempo, permette ai proprietari di concentrarsi su elementi di maggiore impatto e valore, dedicandosi di più all’attività di promozione rivolta ai turisti, così come alla propria la vita di tutti i giorni”.
I dati di Bnbsitter arrivano nel momento in cui è crescente il dibattito sulle positive ricadute economiche generate dalle piattaforme di affitto a breve termine che SocialEconomy vi sta raccontando nel suo “viaggio” a puntate alla scoperta dell’impatto economico che Airbnb, uno dei principali player della sharing economy, sta avendo sulle economie delle principali citta in cui è presente (UK ,Berlino, Madrid, Barcellona e Atene). Nel giugno 2013, infatti, Airbnb ha annunciato i risultati di uno studio che ha valutato l’impatto economico di turisti e host di Airbnb a livello globale. I risultati hanno rivelato un impatto significativo nelle città di tutto il mondo: nel Regno Unito, ad esempio, Airbnb ha generato un indotto di $ 824milioni e creato 11.600 posti di lavoro; a Parigi ha prodotto un giro d’affari di 185 milioni di € e generato occupazione per 1.100 persone nell’arco di un anno. Lo studio ha anche rivelato che l’attività di hosting a breve termine stimola i residenti delle città a sviluppare attitudini imprenditoriali e scegliere forme non tradizionali di lavoro. In particolare, il settore si sta rivelando particolarmente vitale per liberi professionisti o lavoratori part-time, che costituiscono una percentuale significativa della community di Airbnb (il 42% nel Regno Unito). Dagli affitti hanno potuto infatti generare un reddito supplementare utile ad integrare quello prodotto dal lavoro. Il risparmio e il potenziale aumento del 30% delle entrate che i servizi on demand possono abilitare si stanno rivelando una grande opportunità per questo segmento della forza lavoro, finanziariamente più precario.
Airbnb, 100 milioni di euro l’impatto economico su Berlino.
Dopo Atene, Barcellona e Madrid, il viaggio di SocialEconomy alla scoperta dell’impatto economico generato da Airbnb nelle principali città del mondo oggi fa tappa a riparte a Berlino. La principale piattaforma di home sharing ha realizzato uno studio che analizza l’impatto economico derivante dalla sua presenza nel biennio 2012-2013 nella capitale tedesca.
Il report mostra che Airbnb ha generato un effetto economico complessivo sulla città di 100 milioni di euro nei due anni considerati. Lo studio ha anche riscontrato che Airbnb, uno degli attori principali della sharing economy, è una fonte importante di reddito per i residenti locali che utilizzano la piattaforma: quasi la metà dei 5.600 host Airbnb presenti a Berlino hanno entate inferiori al reddito medio delle famiglie della città della Porta di Brandeburgo che è pari a 1650 Euro, inoltre, il 45% degli host totali ha una famiglia monoreddito. Il 48% dei padroni di casa Airbnb di Berlino utilizza i soldi che guadagna con l’attività di hosting per pagare le spese correnti quali l’affitto o il mutuo. Dalla ricerca emerge, inoltre, che i guest Airbnb, che nel biennio 2012-2013 sono stati oltre 65 mila, spendono più tempo e più denaro rispetto ai viaggiatori che allogiano nei tradizionali hotel: chi sceglie la piattaforma californiana soggiorna in media 6,3 notti spendendo circa 845 € contro le 2,3 notti e i 473 Euro spesi da coloro che scelgono l’hotel. Infine, nel report si evice che il 77% delle strutture Airbnb sono localizzate fuori dalla zona nella quali sono presenti gli alberghi quindi i vantaggi in termini economici si riverberano anche sulle zone meno turistiche quali ad esempio i quartieri di Neukölln, Kreuzberg e Wedding. Il dato è importante perche 311 Euro (sui 473 totali) spesi in media dal cliente Airbnb rimagono nel quartiere dove si trova l’abitazione scelta per soggiornare a nella capitale della Germania.
Airbnb può contribuire alle entrate dei comuni. A Jersey City i ricavi stimati sono di 1 milione di US dollari all’anno
Il sindaco di Jersey City Steven M. Fulop ha annunciato una proposta che in caso di approvazione definitiva renderà la città da lui amministrata la prima della tri-state area – cosi viene definita dagli americani la zona metropolitana di New York City che si estende negli Stati di New York, New Jersey e Connecticut – a consentire ufficialmente Airbnb. La misura normativa annunciata prevede essenzialmente due punti: da una parte la possibilità per i proprietari di casa della città di Jersey di affittare tramite la piattaforma di home sharing la propria casa per meno di 30 giorni e dall’altra incarica Airbnb di raccogliere dai guest il pagamento della tassa di soggiorno al pari di quanto fanno gli hotel.
“A Jersey City, abbracciamo il futuro – e questo è ciò che le aziende come Airbnb sono: il futuro “, ha detto Sindaco Fulop, “Airbnb è incredibilmente popolare e in crescita” ha aggiunto il primo cittadino. “Siamo grati per l’opportunità di lavorare con il Consiglio comunale e il sindaco Fulop per sviluppare le regole per la condivisione della casa che aiuteranno le famiflie della middle class di Jersy City”, ha detto Max Pomeranc, Responsabile regionale delle politiche pubbliche di Airbnb. “Questa nuova legge genererebbe maggiori entrate per Jersey City e darebbe un contributo alle numerose famiglie che condividono le proprie case” che con i guadagni generati dall’attività di hosting pagano le proprie spese correnti. Con questo accordo Airbnb sarebbe responsabile per il pagamento e la raccolta del 6% di imposta di soggiorno. Secondo alcune stime citate dal sindaco nel comunicato stampa questo provvedimento dovrebbe incrementare i ricavi della Città di circa US$ 1 milione all’anno.
Airbnb: 323 milioni di Euro l’impatto economico su Madrid
Continua il viaggio di SocialEconomy per raccontare l’impatto economico che genera Airbnb nelle città in cui è presente. Dopo avervi raccontato l’influenza sull’economia nella città di Atene e Barcellona rimaniamo in Spagna spostandoci nella sua capitale. Lo studio realizzato dalla massima società mondiale di home sharing prende in esame il periodo che va da gennaio 2014 a dicembre dello stesso anno, lasso di tempo in cui 3.200 host madrilèni hanno ospitato viaggiatori Airbnb per una media di 68 giorni all’anno.
La maggioranza dei proprietari di casa che hanno inserito il proprio immobile nella piattaforma di sharing, il 22%, si occupa di servizi nell’ambito di settori creativi (arte e design) mentre solo il 9% lavora nel mondo della finanza e il 7% nel campo dei servizi di hospitality. L’88% dei viaggiatori Airbnb che hanno visitato la capitale spagnola l’hanno fatto per vacanza o per fare visita ad amici o familiari.
Il 65% dei viaggiatori è europeo, mentre il 19% arriva dal Nord America.
L’impatto complessivo sull’economia della capitale della penisola iberica è stato di 323 milioni di euro, considerando sia le entrate arrivate direttamente agli host Airbnb dai guest ospitati, sia le spese indirette e indotte generate da coloro che hanno soggiornato a Madrid attraverso la piattaforma.
A livello di impatto sull’occupazione, Airbnb ha supportato nel periodo considerato 5.130 posti di lavoro. Il tipico host Airbnb di Madrid ha guadagnato circa 320 euro al mese dall’affitto della propria abitazione. Quanto ricavato dalle entrate generate dall’attività di hosting è servito ai proprietari degli immobili principalmente per pagare le spese ordinarie delle proprie abitazioni (30%) o per sovvenzionare l’affitto o il mutuo (22%).
Ricadute positive ci sono anche per i quartieri in cui sono situate le abitazioni: ogni ospite in media ha speso 478 euro nelle vicinanze del proprio alloggio durante il periodo a Madrid. Ulteriore beneficio emerso dal sondaggio effettuato da Airbnb presso gli “ospitanti” della città del Prado è quello sociale. Gli host hanno, infatti, evidenziato, come accaduto anche a Atene, che uno dei vantaggi è l’arricchimento culturale derivante dall’aver ospitato cittadini stranieri con diverso background, cultura e lingua.
Ultimo aspetto preso in esame da Airbnb è quello relativo all’impatto positivo sull’ambiente derivante dall’aver soggiornato in abitazioni anziché nella tradizionali strutture recettive: a livello energetico è stata risparmiata corrente elettrica pari a quella di 2.950 abitazioni; l’acqua consumata in meno è pari a quella necessaria per riempire 50 piscine olimpiche; le emissioni di gas in meno sono state pari a quelle di 8.500 automobili; mentre il risparmio in termine di minor rifiuti prodotti è stato misurato in 400 metri cubi di tonnellate.
Airbnb: $175 milioni di dollari l’impatto economico su Barcellona
Il viaggio di SocialEconomy alla scoperta delle ricadute economiche derivanti dalla presenza di Airbnb nelle principali città del mondo oggi riparte da Barcellona.
La principale piattaforma di home sharing ha realizzato uno studio che analizza l’impatto economico derivante dalla sua presenza nel 2014 nella capitale catalana.
Il report mostra che Airbnb ha generato un effetto economico complessivo di 175 milioni di dollari US in un solo anno e sostenuto più di 4.310 posti di lavoro.
Lo studio ha anche riscontrato che Airbnb è una fonte importante di reddito per i residenti locali che utilizzano la piattaforma: il 75% di tutti gli host Airbnb di Barcellona ha entrante pari o inferiori al reddito medio delle famiglie della Catalogna. Il 60% dei padroni di casa Airbnb di Barcellona utilizza i soldi che guadagna con l’attività di hosting per pagare le spese correnti, mentre, il 53% dei 4000 host dichiara che quanto guadagnato è servito per rimanere a vivere nelle delle proprie abitazioni.
Dalla ricerca emerge, inoltre, che Airbnb contribuisce a attrarre su Barcellona nuovi turisti: il 61% degli ospiti che hanno scelto la piattaforma si trovavano, infatti, per la prima volta nella città dei catalani. Tra le motivazioni che hanno portato i viaggiatori a scegliere un alloggio Airbnb spicca con il 96% il desiderio di vivere come un locale; tra gli altri motivi si segnalano la voglia di esplorare un quartiere specifico (80%) e il turismo culturale (76%).
A livello di presenza in città gli ospiti Airbnb rimangono 2,4 volte di più e spendono 2,3 volte più rispetto ai turisti tradizionali. In particolare, riguardo ai soldi spesi durante il soggiorno emerge che il 45% dei soldi viene utilizzato per acquisto all’interno del quartiere dove è localizzato l’alloggio.
Airbnb: 69 milioni di Euro l’impatto economico su Atene
Che impatto genera la
sharing economy su una città? Per rispondere a questa domanda, Airbnb, uno dei massimi player dell’economia condivisa, ha realizzato – per alcuni dei comuni in cui è presente – dei report in cui analizza l’effetto economico, sociale e sull’ambiente derivante dalla propria presenza. Socialeconomy vi racconterà in diverse puntate quanto emerge da queste ricerche iniziando il viaggio da Atene, una delle capitali europee che più ha risentito negli ultimi anni della congiuntura economica.
Lo studio, realizzato dalla società californiana, prende in esame il periodo che va da ottobre 2013 a settembre 2014 (mesi in cui la Grecia è stata guidata da Antonis Samaras che successivamente, nel 2015, ha lasciato il posto al leader di Syriza Alexis Tsipras) intervallo temporale in cui 720 host ateniesi hanno ospitato viaggiatori Airbnb per una media di 68 giorni all’anno. Il 31% dei proprietari di casa che hanno inserito il proprio immobile nella piattaforma di sharing si occupa di servizi nell’ambito di settori creativi (arte e design) mentre solo il 7% lavora nel mondo della finanza. L’impatto complessivo sull’economia della capitale greca è stato di 69 milioni di Euro, considerando sia le entrate arrivate direttamente agli host Airbnb dai guest ospitati, sia le spese indirette e indotte generate da coloro che hanno soggiornato attraverso la piattaforma. A livello di impatto sull’occupazione Airbnb ha supportato 1.060 posti di lavoro. Il 73% degli host non sono impiegati stabilmente e il 28% di loro ha dichiarato che le entrate generate dall’hosting sono servite per finanziare la propria attività di freelance oppure ad avviare una nuova attività. La maggioranza di quanto ricavato dall’affitto è comunque servita agli ateniesi per pagare le spese ordinarie delle proprie abitazioni e le tasse di proprietà immobiliare. Ricadute positive ci sono anche per i quartieri in cui sono situate le abitazioni: ogni ospite in media ha speso 218 euro nelle vicinanze del proprio alloggio durante il periodo di permanenza nella Comune guidato dal Sindaco Giorgos Kaminis. Ulteriore beneficio emerso dal sondaggio è quello sociale. Gli host hanno, infatti, evidenziato che uno dei vantaggi è l’arricchimento culturale derivante dall’aver ospitato cittadini stranieri con diverso background, cultura e lingua. Ultimo aspetto preso in esame da Airbnb è quello relativo all’impatto positivo sull’ambiente derivante dall’aver soggiornato in abitazioni anziché in tradizionali strutture ricettive: a livello energetico è stata risparmiata corrente elettrica pari a quella di 621 abitazioni; l’acqua consumata in meno è pari a quella necessaria per riempire 10 piscine olimpiche; mentre il risparmio in termine di minor rifiuti prodotti è stato misurato in 89 metri cubi di tonnellate.
GoCambio: viaggiare al tempo della sharing economy
SocialEconomy ha incontrato Martina Fava, Country Manager Italia di GoCambio, società irlandese nata per mettere in contatto le persone che vogliono viaggiare con quelle che hanno una stanza libera e la voglia di migliorare la conoscenza di una lingua. Il vantaggio è comune: chi vuole viaggiare riceverà un alloggio gratuito, mentre chi vuole apprendere riceverà le lezioni prescelte in modo altrattanto gratuito.
Ci illustra come funziona GoCambio?
L’iscrizione al sito, cosi’ come il suo utilizzo, è gratuita. Può iscriversi chiunque purchè maggiorenne. Ci si può iscrivere come host (per ospitare e ricevere in cambio un paio di ore di conversazione in lingua al giorno) o come guest (per essere ospitati, fare esperienze di viaggio autentiche con gente del posto e quindi condividendone la cultura). Per iniziare bisogna creare un profilo (http://gocambio.com/register/) e renderlo il piu’ accattivante possibile per avere maggiore vibiliità caricando foto, aggiungendo un’accurata descrizione, raccontando di se stessi, i propri gusti e esperienze. Una volta completato il profilo inizia la ricerca del potenziale host/guest che avviene inserendo i diversi criteri di scelta nei campi di ricerca al fine di selezionare i profili più compatibili. Il passo successivo che consigliamo è quello di fare una chiacchierata su Skype o tramite altri social media per assicurarsi di essere compatibili. Una volta scelto accuratamente l’host/guest bastera’ inviargli una “cambio offers” con tutti i dettagli circa il “baratto”. Nel “contratto” di cambio andranno indicate le ore di lezioni di lingua. Mi preme sottolineare che la persona ospite non sarà un insegnante ma bensì un nuovo amico dell’altra parte del mondo e che le ore di conversazione non sono altro che un incentivo per spendere del tempo insieme e ricambiare l’ospitalità.
A chi e come è venuta l’idea di GoCambio?
L’idea di GoCambio nasce da Ian O’Sullivan e sua sorella Deirdre Bounds, fondatori della più grande piattaforma di viaggi e scambi per studenti, i-to-i . L’idea e’ nata durante una passeggiata domenicale lungo le scogliere di County Waterford in Irlanda, dove vive Ian O’Sullivan. Passeggiando si sono chiesti perché la gente debba spendere cosi tanti soldi in lezioni di lingua all’estero e di quanto fosse difficile trovare un tutor di conversazione in lingua straniera. Da qui l’idea di mettere in contatto le persone che in tutto il mondo vogliono migliorare la loro capacità di parlare una lingua straniera con coloro che viaggiano in modo indipendente per creare una grande community e aiutare alcune persone a imparare spendendo meno e altre a viaggiare spendendo meno.
Qual è la fonte di revenues di GoCambio?
Per il momento la piattaforma non è monetizzata, quindi, non abbiamo nessun tipo di entrate. Stiamo valutando diversi servizi per i quali verrà richiesto agli utenti di pagare (come la possibilità di avere un account premium o di farsi verificare), ma per ora il completo utilizzo della piattaforma è gratuito.
Per essere host e guest occorre superare una selezione? Come tutelate i vostri iscritti?
No, per essere guest e host non occorre superare nessuna selezione. Ogni utente, al momento della registrazione, passa attraverso un sistema di autenticazione, deve infatti verificare il suo numero di cellulare e la sua mail. Inoltre, ogni mattina visioniamo tutti i profili dei nuovi iscritti e ci accertiamo che non ci sia nulla di inappropriato.
Vi ritenete più un operatore turistico o una realtà dell’economia condivisa?
Non ci riteniamo assolutamente un operatore turistico. Noi ci occupiamo di mettere in relazione persone che hanno interessi e passioni comuni e che possano quindi trovare il modo di incontrarsi in qualche parte del mondo e scambiare competenze e conoscenza. Inoltre la nostra piattaforma, ripeto, è gratuita mentre difficilmente si trova un operatore di viaggio disposto a pianificare il tutto gratuitamente. Quindi direi che ci riteniamo al 100% una realtà dell’economia collaborativa.
Che riscontri avete sull’italia e sugli italiani? Quali sono le mete che riscuotono maggiore successo?
La startup in Italia e’ stata lanciata solo agli inizi di aprile e in soli quattro mesi siamo il secondo paese con piu’ alto numero di iscritti su tutta la piattaforma. Abbiamo 831 utenti dall’Italia, contro i 1373 della Spagna. In Spagna è stato più facile far conoscere GoCambio in quanto altre piattaforme, quali per esempio Caouchsurfing o AirBnb, non sono né note né utilizzate come in Italia e quindi per gli spagnoli GoCambio ha rappresentato una vera e propria novità.
E’ possibile sapere quali sono gli insegnamenti più richiesti?
Come da ogni aspettativa, l’insegnamento piu’ richiesto e’ quello della lingua inglese ma ci sono tante richieste anche per lo spagnolo e il francese. Inoltre, sono tante anche le persone che si offrono di cucinare piatti tipici o condividere competenze fotografiche o tecnologiche come ad esempio la programmazione.
Avete intenzione di espandere ulteriormente il vostro network?
GoCambio e’ stato lanciato ufficialmente alla fine di marzo e in soli cinque mesi conta già quasi sei mila utenti in cento paesi prevalentemente europei. L’obiettivo e’ quello di “invadere” il mondo orientale, a tal fine si sono appena aggiunti al team due ragazzi asiatici, uno dal Giappone e l’altra dalla Corea del sud, e da settimana prossima ci sarà anche una ragazza australiana. Le aspettative sono alte cosi come il potenziale.
Negli Usa e anche in Italia da piu parti viene avvertita la necessita di regolare i servizi della sharing economy, avete un’idea al riguardo?
Seguiamo molto quello che succede nell’universo della sharing economy e ciò a cui vanno incontro piattaforme come Airbnb e Uber, in termini di regolamentazione dei servizi. Per il momento non è la nostra prima preoccupazione perché tutto ciò che fa GoCambio è mettere in contatto tra loro utenti, i quali si organizzano su una pura forma di scambio che non prevede nessuna retribuzione ma solo un “ti ospito e in cambio mi insegni la tua lingua”. Non essendoci nessun tipo di scambio di denaro, per ora non andiamo incontro a problematiche del genere. Ma è vero che cerchiamo di tenerci aggiornati perché comunque trattandosi di sharing economy riguarda anche GoCambio.
Avete uffici in Italia? Credete nell’ulteriore sviluppo del vostro business nel nostro Paese e più in generale nello sviluppo della sharing economy?
Al momento la nostra unica sede e’ a Youghal, Co. Cork, in Irlanda, poichè uno dei fondatori, Ian O’Sullivan vive in quella zona. Il nostro team e’ multinazionale: due italiane, uno spagnolo, una ragazza francese, una tedesca, due irlandesi, uno dal Venezuela, un giapponese, un Sud Coreano e abbiamo avuto una ragazza da Taiwan che per motivi di visto è dovuta tornare nel proprio Paese.
Visto che siete un’azienda giovane avete qualche idea per aumentare, incentivare o sostenere l’iniziativa privata?
In realtà l’unica cosa che ci sentiamo di dire, guardandoci intorno soprattutto nell’universo delle startup della sharing economy (in continuo aumento!), è di mettercela tutta quando si ha una buona idea, di circondarsi di un team con una forte passione, che creda nel progetto e che è disposto a far di tutto per portarlo al successo. Credo che la chiave del successo siano le persone con le quali scegliamo di circondarci per raggiungerlo. Sicuramente i risultati non si vedono subito, ma quasi da un giorno all’altro, prima di quanto si pensi, arrivano e ci si sente estremamente appagati.
E’ in progetto anche un’app?
Si, al momento il nostro team di developer è nelle Filippine dove sta lavorando alla nuova versione del sito (totalmente rivoluzionato e con tante novità) che è prevista per il mese di novembre, successivamente arriverà anche l’app.
Come funzione Gocambio (video)