GoCambio al via la piattaforma in italiano

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La sharing economy, come vi abbiamo raccontato più volte, rende possibile usufruire di molteplici servizi a costo zero. Anche il mondo del l’apprendimento e dei viaggi non è esente da questo cambiamento epocale generato dall’economia della condivisione. Un esempio concreto, alternativo alle classiche vacanze-studio arriva dall’Irlanda. GoCambio, la società irlandese nata per mettere in contatto le persone che vogliono viaggiare gratuitamente con quelle che vogliono apprendere o migliorare una lingua straniera altrettanto gratuitamente, ha deciso di puntare sulla crescita nel mercato italiano. La società fondata da Ian O’Sullivan per rendersi maggiormente attrattiva agli utenti italici ha, infatti, varato la versione italiana della propria piattaforma. Il funzionamento di GoCambio è molto semplice: attraverso il sito web gli utenti maggiorenni possono iscriversi come host (per ospitare gratuitamente e ricevere in cambio un paio di ore di conversazione in lingua al giorno) o come guest (per essere ospitati e quindi fare a costro zero una esperienza di viaggio attraverso le abitudini della gente del posto). Una volta creato il proprio profilo l’utente può iniziare la ricerca del potenziale host/guest inserendo i diversi criteri di scelta al fine di selezionare i profili più compatibili. Il passo successivo sarà quello di prendere contatto con la propria controparte attraverso Skype, Facebook o altri social media e inviargli una proposta di baratto ospitalità/lezioni. L’idea di GoCambio nasce da Ian O’Sullivan e sua sorella Deirdre Bounds, già fondatori della più grande piattaforma di viaggi e scambi per studenti, i-to-i. Nello specifico l’idea è nata durante una passeggiata domenicale lungo le scogliere di County Waterford in Irlanda, dove vive Ian O’Sullivan. I due passeggiando si sono chiesti perché la gente debba spendere tanti soldi in lezioni di lingua all’estero e di quanto fosse difficile trovare un tutor di conversazione in lingua straniera. Da qui l’idea di mettere in contatto le persone che in tutto il mondo vogliono migliorare la propria capacità di parlare una lingua straniera con coloro che viaggiano in modo indipendente per creare una grande community e aiutare alcune persone a imparare spendendo meno e altre a viaggiare low cost

A Milano parte il baratto amministrativo

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Foto Comune di Milano

Nell’era della sharing economy, il Comune di Milano rafforza la propria attenzione al sociale e al welfare della città con l’adozione del Baratto Amministrativo, pratica collaborativa prevista dal decreto “Sblocca Italia” che coniuga il rispetto delle regole nel pagamento dei tributi con la tutela sociale.Il Comune del capoluogo lombardo ha, infatti, pubblicato l’avviso pubblico per la presentazione delle domande (link: https://goo.gl/4jfo1A), da parte di cittadini che si trovano in condizioni di morosità incolpevole, per accedere al baratto ed estinguere così i debiti con l’Amministrazione, prestando un’attività lavorativa temporanea come la manutenzione e l’abbellimento di beni comunali. Gli interessati hanno 60 giorni di tempo per presentare domanda. Il baratto è possibile per estinguere debiti maturati fino al 2013 e per un valore minimo di 1.500 euro, riferiti a tributi comunali quali Ici, Imu, Tarsu, Tares e Tari, violazioni al Codice della strada (le classiche multe dei vigili urbani) o a entrate patrimoniali quali canoni e proventi per l’uso dei beni comunali, corrispettivi e tariffe per la fornitura di beni e la prestazione di servizi. “Milano – ha spiegato la vicesindaco e assessore al Bilancio Francesca Balzani – è la prima grande città italiana che avvia questa modalità di collaborazione con i cittadini capace di coniugare solidarietà con equità. Il rispetto delle regole nel pagamento di sanzioni o tributi è fondamentale, dal momento che tali risorse sostengono la capacità del Comune di erogare i servizi ai cittadini. Ci sono però situazioni particolari in cui possono trovarsi i contribuenti e il baratto rappresenta un’opportunità importante per chi è in difficoltà economica”. Per accedere al baratto, infatti, è necessario dimostrare che l’impossibilità di pagare è legata alla perdita o alla riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare a causa di licenziamento, riduzione di reddito consistente (oltre il 30%) per cassa integrazione o riduzione di orario di lavoro, mancato rinnovo del contratto, cessazione di attività libero professionale, problemi di salute o variazioni nella composizione del nucleo familiare che provocano la riduzione del reddito. I requisiti di base richiesti sono la residenza nel Comune di Milano o la titolarità di una ditta individuale con sede a Milano, la cittadinanza europea o, per i cittadini stranieri, il possesso di permesso di soggiorno valido, avere almeno 18 anni, non essere destinatario di sentenza passata in giudicato, decreto penale di condanna per alcuni reati o delitti – ad esempio contro la Pubblica amministrazione, il patrimonio o l’ordine pubblico – avere un Isee non superiore a 21mila euro ed essere in condizioni psico-fisiche adeguate per svolgere l’attività del baratto. Per presentare domanda si può scaricare e compilare il modulo presente sul sito del Comune o ritirarlo negli uffici dell’anagrafe e nei Consigli di Zona. Per ciascuna ora di lavoro prestata viene riconosciuto il valore di 10 euro in analogia alla prestazione netta riconosciuta dal voucher Inps. E’ prevista la copertura assicurativa per la responsabilità civile verso terzi connessa all’attività e per gli infortuni. Palazzo Marino ha identificato i primi progetti per il “Baratto amministrativo”. In particolare, la pulizia e lo sgombero di cantine, la tinteggiatura di locali e scale, la verniciatura della recinzione e un intervento straordinario di pulizia dei pavimenti in pietra nella sede della Zona 4, la tinteggiatura dei locali di ingresso della Zona 6, il rifacimento dei servizi igienici del Cam Jacopino in Zona 8, nonchè vari interventi di tinteggiatura in diversi Cam (Pecetta, Lampugnano, Lessona e Jacopino) della stessa Zona. Ulteriori progetti saranno identificati e inseriti nei prossimi avvisi pubblici. L’Amministrazione ha anche pubblicato un avviso pubblico per individuare operatori, associazioni o imprese che potranno svolgere l’importante ruolo di tutor o di sponsor nella gestione dei progetti del “Baratto amministrativo”. In particolare, compito del tutor sarà quello di coadiuvare l’Amministrazione in tutto il percorso, dalla selezione delle candidature, all’affiancamento dei cittadini nello svolgimento del lavoro fino al controllo delle prestazioni svolte. La relazione finale del tutor sarà la base per il rilascio, a cura di Palazzo Marino, dell’attestazione del buon esito del baratto. Gli sponsor saranno invece partner preziosi dell’Amministrazione, alla quale potranno offrire un finanziamento oppure materiali e altre forniture funzionali allo svolgimento del baratto.

Milano adotta il baratto amministrativo

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Nell’era della sharing economy, il Comune di Milano rafforza la propria attenzione al sociale e al welfare della città con l’adozione del Baratto Amministrativo, provvedimento con cui i cittadini milanesi, entro precisi limiti, potranno permutare il proprio debito con lavori di pubblica utilità.
L’iniziativa, che entra di diritto nella categoria della social economy, resa possibile dal Decreto Sblocca Italia, sarà attiva dal gennaio 2016. Da allora i milanesi in difficoltà economiche e che risultano, per cause di forza maggiore (morosità incolpevole) insolventi con il Comune, potranno ricevere dei vantaggi fiscali partecipando col proprio tempo alla gestione dei beni pubblici. Per esempio contribuendo alla pulizia di strade, edifici e spazi verdi, o attivandosi con interventi di decoro urbano e valorizzazione dei quartieri.
Si potrà accedere al ‪ Baratto Amministrativo‬ per estinguere morosità relative a tributi comunali (come ici, imu o la tassa rifiuti), multe ed entrate patrimoniali (per esempio affitti e rette scolastiche) per debiti pregressi fino al 2013 e con valore minimo di 1.500 Euro. A richiedere questa forma di condivisione lavoro/debito potranno essere le persone fisiche e i titolari di ditta individuale residenti nel capoluogo lombardo con un ISEE fino a 21.000 Euro. Con questa iniziativa Milano diventa
la prima grande città d’Italia a adottare questa formula di baratto già sperimentato in alcuni piccoli centri.

GoCambio: viaggiare al tempo della sharing economy

www.gocambio.com

SocialEconomy ha incontrato Martina Fava, Country Manager Italia di GoCambio, società irlandese nata per mettere in contatto le persone che vogliono viaggiare con quelle che hanno una stanza libera e la voglia di migliorare la conoscenza di una lingua. Il vantaggio è comune: chi vuole viaggiare riceverà un alloggio gratuito, mentre chi vuole apprendere riceverà le lezioni prescelte in modo altrattanto gratuito.

Ci illustra come funziona GoCambio?
L’iscrizione al sito, cosi’ come il suo utilizzo, è gratuita. Può iscriversi chiunque purchè maggiorenne. Ci si può iscrivere come host (per ospitare e ricevere in cambio un paio di ore di conversazione in lingua al giorno) o come guest (per essere ospitati, fare esperienze di viaggio autentiche con gente del posto e quindi condividendone la cultura). Per iniziare bisogna creare un profilo (http://gocambio.com/register/) e renderlo il piu’ accattivante possibile per avere maggiore vibiliità caricando foto, aggiungendo un’accurata descrizione, raccontando di se stessi, i propri gusti e esperienze. Una volta completato il profilo inizia la ricerca del potenziale host/guest che avviene inserendo i diversi criteri di scelta nei campi di ricerca al fine di selezionare i profili più compatibili. Il passo successivo che consigliamo è quello di fare una chiacchierata su Skype o tramite altri social media per assicurarsi di essere compatibili. Una volta scelto accuratamente l’host/guest bastera’ inviargli una “cambio offers” con tutti i dettagli circa il “baratto”. Nel “contratto” di cambio andranno indicate le ore di lezioni di lingua. Mi preme sottolineare che la persona ospite non sarà un insegnante ma bensì un nuovo amico dell’altra parte del mondo e che le ore di conversazione non sono altro che un incentivo per spendere del tempo insieme e ricambiare l’ospitalità.

A chi e come è venuta l’idea di GoCambio? 

L’idea di GoCambio nasce da Ian O’Sullivan e sua sorella Deirdre Bounds, fondatori della più grande piattaforma di viaggi e scambi per studenti, i-to-i . L’idea e’ nata durante una passeggiata domenicale lungo le scogliere di County Waterford in Irlanda, dove vive Ian O’Sullivan. Passeggiando si sono chiesti perché la gente debba spendere cosi tanti soldi in lezioni di lingua all’estero e di quanto fosse difficile trovare un tutor di conversazione in lingua straniera. Da qui l’idea di mettere in contatto le persone che in tutto il mondo vogliono migliorare la loro capacità di parlare una lingua straniera con coloro che viaggiano in modo indipendente per creare una grande community e aiutare alcune persone a imparare spendendo meno e altre a viaggiare spendendo meno.

Qual è la fonte di revenues di GoCambio?

Per il momento la piattaforma non è monetizzata, quindi, non abbiamo nessun tipo di entrate. Stiamo valutando diversi servizi per i quali verrà richiesto agli utenti di pagare (come la possibilità di avere un account premium o di farsi verificare), ma per ora il completo utilizzo della piattaforma è gratuito.

Per essere host e guest occorre superare una selezione? Come tutelate i vostri iscritti? 

No, per essere guest e host non occorre superare nessuna selezione. Ogni utente, al momento della registrazione, passa attraverso un sistema di autenticazione, deve infatti verificare il suo numero di cellulare e la sua mail. Inoltre, ogni mattina visioniamo tutti i profili dei nuovi iscritti e ci accertiamo che non ci sia nulla di inappropriato.

Vi ritenete più un operatore turistico o una realtà dell’economia condivisa?

Non ci riteniamo assolutamente un operatore turistico. Noi ci occupiamo di mettere in relazione persone che hanno interessi e passioni comuni e che possano quindi trovare il modo di incontrarsi in qualche parte del mondo e scambiare competenze e conoscenza. Inoltre la nostra piattaforma, ripeto, è gratuita mentre difficilmente si trova un operatore di viaggio disposto a pianificare il tutto gratuitamente. Quindi direi che ci riteniamo al 100% una realtà dell’economia collaborativa.

Che riscontri avete sull’italia e sugli italiani? Quali sono le mete che riscuotono maggiore successo?

La startup in Italia e’ stata lanciata solo agli inizi di aprile e in soli quattro mesi siamo il secondo paese con piu’ alto numero di iscritti su tutta la piattaforma. Abbiamo 831 utenti dall’Italia, contro i 1373 della Spagna. In Spagna è stato più facile far conoscere GoCambio in quanto altre piattaforme, quali per esempio Caouchsurfing o AirBnb, non sono né note né utilizzate come in Italia e quindi per gli spagnoli GoCambio ha rappresentato una vera e propria novità.

E’ possibile sapere quali sono gli insegnamenti più richiesti?

Come da ogni aspettativa, l’insegnamento piu’ richiesto e’ quello della lingua inglese ma ci sono tante richieste anche per lo spagnolo e il francese. Inoltre, sono tante anche le persone che si offrono di cucinare piatti tipici o condividere competenze fotografiche o tecnologiche come ad esempio la programmazione.

Avete intenzione di espandere ulteriormente il vostro network?

GoCambio e’ stato lanciato ufficialmente alla fine di marzo e in soli cinque mesi conta già quasi sei mila utenti in cento paesi prevalentemente europei. L’obiettivo e’ quello di “invadere” il mondo orientale, a tal fine si sono appena aggiunti al team due ragazzi asiatici, uno dal Giappone e l’altra dalla Corea del sud, e da settimana prossima ci sarà anche una ragazza australiana. Le aspettative sono alte cosi come il potenziale.

Negli Usa e anche in Italia da piu parti viene avvertita la necessita di regolare i servizi della sharing economy, avete un’idea al riguardo?

Seguiamo molto quello che succede nell’universo della sharing economy e ciò a cui vanno incontro piattaforme come Airbnb e Uber, in termini di regolamentazione dei servizi. Per il momento non è la nostra prima preoccupazione perché tutto ciò che fa GoCambio è mettere in contatto tra loro utenti, i quali si organizzano su una pura forma di scambio che non prevede nessuna retribuzione ma solo un “ti ospito e in cambio mi insegni la tua lingua”. Non essendoci nessun tipo di scambio di denaro, per ora non andiamo incontro a problematiche del genere. Ma è vero che cerchiamo di tenerci aggiornati perché comunque trattandosi di sharing economy riguarda anche GoCambio.

Avete uffici in Italia? Credete nell’ulteriore sviluppo del vostro business nel nostro Paese e più in generale nello sviluppo della sharing economy?

Al momento la nostra unica sede e’ a Youghal, Co. Cork, in Irlanda, poichè uno dei fondatori, Ian O’Sullivan vive in quella zona. Il nostro team e’ multinazionale: due italiane, uno spagnolo, una ragazza francese, una tedesca, due irlandesi, uno dal Venezuela, un giapponese,  un Sud Coreano e abbiamo avuto una ragazza da Taiwan che per motivi di visto è dovuta tornare nel proprio Paese.

Visto che siete  un’azienda giovane avete qualche idea per aumentare, incentivare o sostenere l’iniziativa privata?

In realtà l’unica cosa che ci sentiamo di dire, guardandoci intorno soprattutto nell’universo delle startup della sharing economy (in continuo aumento!), è di mettercela tutta quando si ha una buona idea, di circondarsi di un team con una forte  passione, che creda nel progetto e che è disposto a far di tutto per portarlo al successo. Credo che la chiave del successo siano le persone con le quali scegliamo di circondarci per raggiungerlo. Sicuramente i risultati non si vedono subito, ma quasi da un giorno all’altro, prima di quanto si pensi, arrivano e ci si sente estremamente appagati.

E’ in progetto anche un’app?
Si, al momento il nostro team di developer è nelle Filippine dove sta lavorando alla nuova versione del sito (totalmente rivoluzionato e con tante novità) che è prevista per il mese di novembre, successivamente arriverà anche l’app.

Come funzione Gocambio (video)

La #sharingeconomy a Milano (e non solo)

Milano è certamente una città in cui molto può essere condiviso. SocialEconomy, utilizzando anche la mappatura delle realtà italiane attive nella sharing economy fatta da Collaboriamo.org, ha realizzato una infografica che mostra tutto quanto si può condividere (gratuitamente o a pagamento) all’ombra del Duomo (e non solo).

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