Wimdu, ecco i musei più bizzarri al mondo

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In ogni viaggio i musei, che siano artistici, storici o scientifici, sono una tappa obbligata a cui dedicare almeno un giorno della vacanza. Alcune volte la visita è entusiasmante, altre solo interessante, altre ancora invece è al di sotto delle aspettative iniziali. Per tutti coloro che vogliono evitare la trappola di musei noiosi, Wimdu – la più grande piattaforma europea per la ricerca di appartamenti privati per vacanze e quindi uno dei principali attori del vecchio continente della sharing economy – ha selezionato alcuni tra i musei più bizzarri di tutto il mondo.

Museo delle Relazioni Finite – Zagabria (Croazia)

Si tratta di una vera e propria consolazione per i cuori infranti di tutto il mondo. Ed è così ben strutturato che nel 2011 ha vinto il premio Kenneth Hudson come museo più innovativo. L’aspetto più originale di questa istituzione? Il fatto che chiunque può contribuire inviando oggetti particolarmente rappresentativi di un rapporto ormai finito così da poterli esporre al pubblico con una breve descrizione della loro storia. 

Katten Kabinet – Amsterdam (Paesi Bassi)

Amsterdam è una città meravigliosa che ha nel Museo Van Gogh una delle principali attrazioni artistiche. Oltre a queso eccezionale luogo di cultura, nella Venezia del Nord troviamo un museo legato ai gatti. Fondato da William Meijer nel 1990 in memoria del suo defunto gatto Tom, questo tempio dedicato ai gatti espone dipinti e sculture in onore del felino più famoso del mondo. 

Museo del Ramen istantaneo – Osaka (Giappone)

È inutile nasconderlo, siamo abituati a sentire le stranezze più incredibili provenienti dal Sol Levante e di certo non sarà un museo dedicato a un piatto tipico giapponese a sorprenderci, ma due cose sono degne di nota in questo caso. In primo luogo non è solo un museo dedicato al ramen, ma al ramen istantaneo. In breve, è la versione orientale di un ipotetico museo dedicato alla pizza surgelata. In secondo luogo, siamo di fronte ad un museo che, in termini di dimensioni e qualità architettonica farebbe invidia a musei molto più famosi. E poi c’è un terzo motivo per cui vale la pena visitarlo: come souvenir è possibile creare la propria scatola di ramen istantaneo da portare a casa completamente personalizzata. 

Museo dei carri funebri – Barcellona (Spagna)

Un museo dedicato ai carri funebri è probabilmente uno dei luoghi meno attraenti che si possa immaginare. Tuttavia, il Museo dei Carri Funebri di Barcellona, nonostante il tema decisamente impopolare, riesce a sorprendere i visitatori per la qualità dei pezzi esposti.

Museo del Gelato – Bologna (Italia)

Pensavate che la fabbrica di cioccolato fosse solo un luogo immaginario creato dalla penna di Roald Dahl? Beh, il museo del gelato a Bologna in Italia lo ricorda molto. Si Inizia con la storia del gelato nell’antico Egitto e durante l’Impero Romano (per scoprire quale era il gusto preferito di Tutankhamon) per poi passare ai segreti per la preparazione di un gelato perfetto e infine si arriva al momento dell’assaggio. 

Museum of Bad Art – Sommerville (Stati Uniti)          

Questo è il museo ideale per tutti quelli convinti che sarebbero riusciti a dipingere persino la Guernica. O, per dirlo meglio, è il museo dove sono stati raccolti tutti i tentativi – clamorosamente falliti – degli aspiranti Picasso di tutto il mondo. Boston è una delle città più belle degli Stati Uniti e ospita il Museo delle Belle Arti, che grazie alle opere di Gauguin e Van Gogh è tra i più visitati al mondo. Tuttavia, se gli Impressionisti ormai si conoscono a memoria, si può fare un salto a Sommerville, a pochi chilometri dalla città, dove sorge il Museo of Bad Art, che ospita alcuni dei quadri più orribili che la mente umana abbia mai concepito. Basta seguire il motto del museo “Arte troppo brutta per essere ignorata” e godersi l’orrore!

Airbnb, US$ 824 milioni l’impatto economico nel Regno Unito

  
Dopo Atene, Barcellona e Madrid e Berlino, il viaggio di SocialEconomy alla scoperta dell’impatto economico generato da Airbnb – uno dei principali player della sharing economy – nelle principali città del mondo riparte dal Regno Unito. La principale piattaforma di home sharing ha realizzato uno studio in cui ha analizzato l’impatto economico, relativo al 2013, derivante dalla sua presenza nel Paese della Regina Elisabetta II . Il report mostra che complessivamente Airbnb ha generato un effetto economico complessivo sull’intera Nazione di US$ 824 milioni e ha supportato 11.600 posti di lavoro. Lo studio evidenzia che l’80% degli host Airbnb presenti in UK affitta la casa in cui vive e utilizza i soldi guadagnati con l’attività di home sharing per “contrastare” il sempre crescente caro vita e per finanziarsi le spese correnti. Il padrone di casa UK che offre la propria abitazione sulla piattaforma USA guadagna in media US$ 4.600 affittandola per trentatre notti all’anno. Circa il 42% degli host UK sono liberi professionisti o lavoratori part-time che utilizzano quanto guadagnato grazie a Airbnb per finanziare la propria attività lavorativa. Come per le altre città già analizzate nelle precedenti tappe del viaggio di SocialEconomy, chi sceglie di alloggiare in una casa Airbnb soggiorna di più rispetto alla media dei viaggiatori che scelgono strutture tradizionali (4,6 notti contro la media di 3,1) spendendo in media US$ 1.496 rispetto ai US$ 713 dei turisti tradizionali. Scendendo nel dettaglio di alcune città a Londra il 72% degli immobili Airbnb sono localizzati al di fuori delle principali aree in cui sono presenti hotel e il 41% del totale delle spese fatte durante il proprio soggiorno rimane nei quartieri in cui si trova la casa. I quartieri più gettonati nella capitale inglese sono quelli di Camden, Greenwich, Hackney, Islington, Southwark, and Richmond upon Thames. Passando alla Scozia, a Edimburgo il 78% delle abitazioni Airbnb si trovano al di fuori delle aree principali degli alberghi e il 44% delle spese effettuate dei viaggiatori vengono fatte nel quartiere in cui alloggiano. I guest che si recano nella capitale scozzese preferiscono solitamente i quartieri di Old Town, New Town e North East.

Con ZZZleepAndGo la sharing economy debutta in aereoporto

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Dall’aereoporto Orio al Serio di Bergamo arriva la prima lounge per viaggiatori in condivisione. Il suo nome è ZZZleepAndGo: una piccola unità abitativa totalmente automatizzata, che comprende un letto, una postazione di lavoro dotata di wi-fi, prese USB e power station. L’idea è di quattro giovani ragazzi italiani, Alberto Porzio, Matteo Anthony Destantini, Nicolas Montonati e Gianmaria Leto, che vogliono, con il proprio prodotto, provare a rendere più rilassanti e confortevoli le attese – a volte estenuanti – dei viaggiatori in partenza con I’aereo. I primi tre esemplari sono stati installati da qualche giorno nella zona arrivi dell’aerostazione orobica che si caratterizza per la massiccia presenza della
compagnia low cost Ryaniar. I viaggiatori possono prenotare la propria mini lounge tramite l’app disponibile per dispositivi Ios e Android al costo di 8 euro per la prima ora e 7 € per quelle successive (calcolate sulla base di una tariffazione al minuto). Sul sito web della
società, che ha sede a Vergiate in provincia di Varese, sono anche annunciate (ma non ancora acquistabili) per la fase di lancio alcune
promozioni che comprendono sei ore di permanenza a un costo di complessivo di 29 euro, oppure formule di abbonamento mensili e annuali.

In USA la sharing economy stenta a conquistare la fiducia dei viaggiatori business

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I viaggiatori d’affari statunitensi stanno tardando a utilizzare i servizi di sharing economy. Questa la “sentenza” che emerge dalla ricerca condotta su mille persone che viaggiano per lavoro da On Call International, una delle principali società di gestione del rischio di viaggio. Solo il 12% dei viaggiatori d’affari intervistati hanno usato un servizio di ride sharing come Uber e Lyft come alternativa al taxi durante un viaggio di lavoro. Inoltre, solo il 4% hanno soggiornato in un alloggio prenotato tramite Airbnb per un viaggio d’affari preferendo invece il soggiorno in hotel. I risultati dello studio indicano che le preoccupazioni attinenti alla sicurezza possono contribuire al poco utilizzo dei servizi sharing, anche se molti viaggiatori business ritengono questi servizi altrettanto sicuri come quelli dei tradizionali concorrenti della old economy. Secondo l’indagine, solo il 7% dei business traveler intervistati reputa più sicuro Uber rispetto al taxi, mentre soltanto il 2% ritiene la sistemazione prenotata tramite Airbnb più sicura rispetto al pernottamento alberghiero. Nonostante queste preoccupazioni sul tema della sicurezza, molti viaggiatori d’affari ritengono, comunque, l’economia della condivisione altrettanto sicura al pari dei corrispondenti servizi tradizionali. La maggioranza (55%) degli intervistati ritiene che i taxi e i servizi autorizzati come Uber sono parimenti sicuri, mentre il 44% crede che il pernottamento in un albergo presenta la stesso livello di rischio di un alloggio Airbnb, affermando, in ogni caso, che entrambe queste due opzioni sono sicure. Nel frattempo, i datori di lavoro sembrano indifferenti all’utilizzo da parte dei propri dipendenti dei servizi dell’economia condivisa: il 91% dei viaggiatori d’affari affermano che il loro datore di lavoro non ha mai fornito protocolli o linee guida di sicurezza per l’utilizzo questi servizi durante un viaggio d’affari, mentre, il 73% dice che la società per la quale lavorano non ha mai approfondito la possibilità di utilizzare i servizi sharing durante una trasferta di lavoro.

Cuba, USA e Giubileo: Papa Francesco dà una spinta alla sharing economy

I viaggi apostolici del Papa o i grandi eventi religiosi, come il prossimo
Giubileo, possono contribuire allo sviluppo ulteriore della sharing economy?
Analizzando e mettendo in relazione tra loro alcune notizie uscite nelle
ultime settimane riguardanti due big player dell’economia condivisa, Airbnb
e Uber e più in generale il fenomeno degli gli affitti di case tra privati per brevi periodi, parrebbe proprio di si. Iniziamo dall’operatore di home sharing: nelle ultime pagine del report riguardante i 17 milioni di viaggiatori che
hanno scelto un alloggio Airbnb durante l’estate 2015 si legge che Cuba, isola nella quale Papà Francesco è arrivato nella giornata di ieri accolto a L’Avana dal Presidente Raul Castro e dove si fermerà fino al 22 settembre, e
Philadelphia, che insieme a Washington (dove ha in programma una visita alla Casa Bianca dove incontrerà il Presidente Obama) e New York (dove visiterà la Sede dell’ONU e Ground Zero) è una delle mete USA che il Papa toccherà dal 22 al 27 settembre, sono in termini di inserzioni i mercati in più rapida crescita negli ultimi sei
mesi. Nel documento Airbnb, inoltre, si scrive che: “Migliaia di host si preparano ad aprire le loro porte ai viaggiatori quando il Papa visiterà Philadelphia e Cuba [….] e che nel corso di questi grandi eventi, Airbnb
può aiutare una città a completare le sue infrastrutture turistiche
esistenti e portare prezioso reddito ai quartieri” in cui sono situate le case destinate a ospitare i viaggiatori. Sull’ospitalità nella città di Philadelphia in occasione della visita del Santo Padre ha concentrato le sue attenzioni
Patrick Clark di Bloomberg che in un articolo di alcuni giorni fa è ha approfondito il tema degli affitti brevi. Il giornalista ha scoperto che su
Craiglist, un sito di annunci online, sono davvero molte le offerte che hanno come elemento centrale la visita del Papa a Philly. I prezzi e le location sono molto varie. Si va da appartamenti lussuosi a offerta di posti letto in auto. Quel che emerge dal suo articolo è che i prezzi per affitto di abitazioni su Home Away è molto lievitato rispetto alla media. Addirittura parrebbe che l’aumento sia superiore a quello registrato a New Orleans nel 2013 per il più grande evento sportivo al mondo: il Superbowl. Per cercare di andare incontro al milione di pellegrini previsti a Filadelfia dove si svolgerà la VIII Giornata Mondiale delle Famiglie durante la visita del Sommo Pontefice la chiesa locale sta cercando di sensibilizzare gli abitanti del posto a mettere a disposizione le proprie abitazioni a coloro che arriveranno in città. Per quanto attiene Uber, invece Carlo Tursi, nuovo General Manager Italia, in una recente intervista pubblicata pubblicata da La Repubblica ha dichiarato: “A
dicembre lanceremo a Roma un servizio di ride sharing dedicato al Giubileo. Non solo: faremo lavorare gli Ncc che non hanno la licenza nel comune dove operano”. Inoltre Tursi ha aggiunto, senza voler svelare troppi dettagli che “Il prodotto, che in effetti nasce anche
da quell’esperienza (Uberpop nda) è ancora in fase di sviluppo e sarà utile
per Roma, dove nelle ore di punta solo il 28% della mobilità è
coperta dai mezzi pubblici. Per adesso il nome provvisorio è UberGiubileo, e sarà attivo per tutto il 2016. Sarà più accessibile del normale UberBlack”.
Per finire, non si può non tenere conto che la missione di Papa Francesco in USA e Cuba arriva dopo qualche mese dalla pubblicazione dell’enciclica “Laudato si”in cui il Pontefice ha invitato a “condividere lo stesso veicolo con più persone” un riferimento quindi al car sharing e ai servizi di car pooling. Queste affermazioni e più in generale i contenuti dell’enciclica sono stati commentati dall’economista americano Jeremy Rifkin in un’intervista pubblicata da L’Espresso con l’affermazione “Com’è sharing Papa Francesco”.

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Cuba, USA e Giubileo: Papa Francesco dà una spinta alla sharing economy

I viaggi apostolici del Papa o i grandi eventi religiosi, come il prossimo
Giubileo, possono contribuire allo sviluppo ulteriore della sharing economy?
Analizzando e mettendo in relazione tra loro alcune notizie uscite nelle
ultime settimane riguardanti due big player dell’economia condivisa, Airbnb
e Uber e più in generale il fenomeno degli gli affitti di case tra privati per brevi periodi, parrebbe proprio di si. Iniziamo dall’operatore di home sharing: nelle ultime pagine del report riguardante i 17 milioni di viaggiatori che
hanno scelto un alloggio Airbnb durante l’estate 2015 si legge che Cuba, isola nella quale Papà Francesco è arrivato nella giornata di ieri accolto a L’Avana dal Presidente Raul Castro e dove si fermerà fino al 22 settembre, e
Philadelphia, che insieme a Washington (dove ha in programma una visita alla Casa Bianca dove incontrerà il Presidente Obama) e New York (dove visiterà la Sede dell’ONU e Ground Zero) è una delle mete USA che il Papa toccherà dal 22 al 27 settembre, sono in termini di inserzioni i mercati in più rapida crescita negli ultimi sei
mesi. Nel documento Airbnb, inoltre, si scrive che: “Migliaia di host si preparano ad aprire le loro porte ai viaggiatori quando il Papa visiterà Philadelphia e Cuba [….] e che nel corso di questi grandi eventi, Airbnb
può aiutare una città a completare le sue infrastrutture turistiche
esistenti e portare prezioso reddito ai quartieri” in cui sono situate le case destinate a ospitare i viaggiatori. Sull’ospitalità nella città di Philadelphia in occasione della visita del Santo Padre ha concentrato le sue attenzioni
Patrick Clark di Bloomberg che in un articolo di alcuni giorni fa è ha approfondito il tema degli affitti brevi. Il giornalista ha scoperto che su
Craiglist, un sito di annunci online, sono davvero molte le offerte che hanno come elemento centrale la visita del Papa a Philly. I prezzi e le location sono molto varie. Si va da appartamenti lussuosi a offerta di posti letto in auto. Quel che emerge dal suo articolo è che i prezzi per affitto di abitazioni su Home Away è molto lievitato rispetto alla media. Addirittura parrebbe che l’aumento sia superiore a quello registrato a New Orleans nel 2013 per il più grande evento sportivo al mondo: il Superbowl. Per cercare di andare incontro al milione di pellegrini previsti a Filadelfia dove si svolgerà la VIII Giornata Mondiale delle Famiglie durante la visita del Sommo Pontefice la chiesa locale sta cercando di sensibilizzare gli abitanti del posto a mettere a disposizione le proprie abitazioni a coloro che arriveranno in città. Per quanto attiene Uber, invece Carlo Tursi, nuovo General Manager Italia, in una recente intervista pubblicata pubblicata da La Repubblica ha dichiarato: “A
dicembre lanceremo a Roma un servizio di ride sharing dedicato al Giubileo. Non solo: faremo lavorare gli Ncc che non hanno la licenza nel comune dove operano”. Inoltre Tursi ha aggiunto, senza voler svelare troppi dettagli che “Il prodotto, che in effetti nasce anche
da quell’esperienza (Uberpop nda) è ancora in fase di sviluppo e sarà utile
per Roma, dove nelle ore di punta solo il 28% della mobilità è
coperta dai mezzi pubblici. Per adesso il nome provvisorio è UberGiubileo, e sarà attivo per tutto il 2016. Sarà più accessibile del normale UberBlack”.
Per finire, non si può non tenere conto che la missione di Papa Francesco in USA e Cuba arriva dopo qualche mese dalla pubblicazione dell’enciclica “Laudato si”in cui il Pontefice ha invitato a “condividere lo stesso veicolo con più persone” un riferimento quindi al car sharing e ai servizi di car pooling. Queste affermazioni e più in generale i contenuti dell’enciclica sono stati commentati dall’economista americano Jeremy Rifkin in un’intervista pubblicata da L’Espresso con l’affermazione “Com’è sharing Papa Francesco”.

Con Uber e Hilton il turismo diventa local

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Uber e Hilton, una delle principali catene alberghiere al mondo, hanno annunciato di aver siglato una partnership volta a rendere più facili gli spostamenti aumentare il confort dei propri clienti durante i loro viaggi di lavoro o di piacere. Grazie all’intesa in alcune città degli USA coloro che effettueranno una prenotazione in hotel Hilton avranno, infatti, la possibilità di impostare la funzione “Ride Reminders” che se attivata consente di ottenere una notifica automatica a partire dal giorno di viaggio per richiedere senza soluzione di continuità una macchina Uber in modo semplice e veloce (sfiorando la notifica ricevuta). Le due società hanno, inoltre, annunciato che entro la fine del mese di settembre sarà disponibile una app ( si chiamerà Hilton HHonors) per dispositivi Ios e Android, che riunirà per 20 città statunitensi i migliori ristoranti e locali notturni scelti dai rider Uber. In questo modo tutti i clienti delle due società avranno la possibilità di vivere la città nella quale si trovano in viaggio al pari dei local. Grazie alla partnership i clienti Hilton potranno quindi dire addio alle, spesso lunghe, code per prendere un taxi. Infine, tutti i membri Hilton HHonors che si iscriveranno a Uber riceveranno US$ 20 di sconto per la prima corsa Uber. Questa collaborazione tra i due colossi rappresenta il primo esempio di servizio che coniuga il settore dell’ospitality (reminder e concierge) con quello del mobile e della sharing economy

Estate 2015, 17 milioni di viaggiatori hanno scelto Airbnb

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Da quando nel 2007 i co-fondatori di Airbnb Brian e Joe hanno ospitato i primi tre ospiti sono trascorsi otto anni. Da allora la community della società di home sharing si è espansa velocemente e oggi copre 191 paesi e oltre 34 Mila città del mondo. Gli utenti, che possono accedere tramite web, smartphone IOS o Android (iPhone o Samsung galaxy per citare i brand più noti) , tablet e da poco anche tramite Apple Watch, dal 2007 sono stati oltre ai 50 milioni di cui 30 milioni soltanto nell’ultimo anno.
L’estate appena trascorsa ha visto, come emerge dal report di Airbnb,  circa 17 milioni di persone soggiornare in alloggi Airbnb; Per avere evidenza in modo netto dello strepitoso successo ottenuto dalla piattaforma basta pensare che i viaggiatori che hanno scelto la società californiana durante le ferie estive sono più dell’intera popolazione di Grecia, Svezia o Svizzera e più dei viaggiatori che nell’intero 2015 si sono recati a Parigi, Dubai e New York.Il giorno di picco di presenze è stato l’8 agosto con 1 milione di guest che hanno scelto un alloggio in oltre 150 città. Questo numero rappresenta il record assoluto di presenze giornaliere registrato da quando Airbnb ha aperto i battenti. Gli utenti che hanno scelto la società USA per trascorrere la bella stagione del 2015 provengono da oltre 57 Mila città, hanno una età media di 35 anni, il 54% sono donne e il 46% uomini. Questa estate i clienti Airbnb hanno scelto non soltanto alloggi consueti ma anche location uniche o particolari: 50 Mila hanno scelto una barca, 25 Mila una roulotte, 13 Mila un castello, 10 Mila una casa sugli alberi o una tenda. Tra le location scelte si segnala anche un’isola privata in Nicaragua e le case nella roccia nelle isole greche.

GoCambio: viaggiare al tempo della sharing economy

www.gocambio.com

SocialEconomy ha incontrato Martina Fava, Country Manager Italia di GoCambio, società irlandese nata per mettere in contatto le persone che vogliono viaggiare con quelle che hanno una stanza libera e la voglia di migliorare la conoscenza di una lingua. Il vantaggio è comune: chi vuole viaggiare riceverà un alloggio gratuito, mentre chi vuole apprendere riceverà le lezioni prescelte in modo altrattanto gratuito.

Ci illustra come funziona GoCambio?
L’iscrizione al sito, cosi’ come il suo utilizzo, è gratuita. Può iscriversi chiunque purchè maggiorenne. Ci si può iscrivere come host (per ospitare e ricevere in cambio un paio di ore di conversazione in lingua al giorno) o come guest (per essere ospitati, fare esperienze di viaggio autentiche con gente del posto e quindi condividendone la cultura). Per iniziare bisogna creare un profilo (http://gocambio.com/register/) e renderlo il piu’ accattivante possibile per avere maggiore vibiliità caricando foto, aggiungendo un’accurata descrizione, raccontando di se stessi, i propri gusti e esperienze. Una volta completato il profilo inizia la ricerca del potenziale host/guest che avviene inserendo i diversi criteri di scelta nei campi di ricerca al fine di selezionare i profili più compatibili. Il passo successivo che consigliamo è quello di fare una chiacchierata su Skype o tramite altri social media per assicurarsi di essere compatibili. Una volta scelto accuratamente l’host/guest bastera’ inviargli una “cambio offers” con tutti i dettagli circa il “baratto”. Nel “contratto” di cambio andranno indicate le ore di lezioni di lingua. Mi preme sottolineare che la persona ospite non sarà un insegnante ma bensì un nuovo amico dell’altra parte del mondo e che le ore di conversazione non sono altro che un incentivo per spendere del tempo insieme e ricambiare l’ospitalità.

A chi e come è venuta l’idea di GoCambio? 

L’idea di GoCambio nasce da Ian O’Sullivan e sua sorella Deirdre Bounds, fondatori della più grande piattaforma di viaggi e scambi per studenti, i-to-i . L’idea e’ nata durante una passeggiata domenicale lungo le scogliere di County Waterford in Irlanda, dove vive Ian O’Sullivan. Passeggiando si sono chiesti perché la gente debba spendere cosi tanti soldi in lezioni di lingua all’estero e di quanto fosse difficile trovare un tutor di conversazione in lingua straniera. Da qui l’idea di mettere in contatto le persone che in tutto il mondo vogliono migliorare la loro capacità di parlare una lingua straniera con coloro che viaggiano in modo indipendente per creare una grande community e aiutare alcune persone a imparare spendendo meno e altre a viaggiare spendendo meno.

Qual è la fonte di revenues di GoCambio?

Per il momento la piattaforma non è monetizzata, quindi, non abbiamo nessun tipo di entrate. Stiamo valutando diversi servizi per i quali verrà richiesto agli utenti di pagare (come la possibilità di avere un account premium o di farsi verificare), ma per ora il completo utilizzo della piattaforma è gratuito.

Per essere host e guest occorre superare una selezione? Come tutelate i vostri iscritti? 

No, per essere guest e host non occorre superare nessuna selezione. Ogni utente, al momento della registrazione, passa attraverso un sistema di autenticazione, deve infatti verificare il suo numero di cellulare e la sua mail. Inoltre, ogni mattina visioniamo tutti i profili dei nuovi iscritti e ci accertiamo che non ci sia nulla di inappropriato.

Vi ritenete più un operatore turistico o una realtà dell’economia condivisa?

Non ci riteniamo assolutamente un operatore turistico. Noi ci occupiamo di mettere in relazione persone che hanno interessi e passioni comuni e che possano quindi trovare il modo di incontrarsi in qualche parte del mondo e scambiare competenze e conoscenza. Inoltre la nostra piattaforma, ripeto, è gratuita mentre difficilmente si trova un operatore di viaggio disposto a pianificare il tutto gratuitamente. Quindi direi che ci riteniamo al 100% una realtà dell’economia collaborativa.

Che riscontri avete sull’italia e sugli italiani? Quali sono le mete che riscuotono maggiore successo?

La startup in Italia e’ stata lanciata solo agli inizi di aprile e in soli quattro mesi siamo il secondo paese con piu’ alto numero di iscritti su tutta la piattaforma. Abbiamo 831 utenti dall’Italia, contro i 1373 della Spagna. In Spagna è stato più facile far conoscere GoCambio in quanto altre piattaforme, quali per esempio Caouchsurfing o AirBnb, non sono né note né utilizzate come in Italia e quindi per gli spagnoli GoCambio ha rappresentato una vera e propria novità.

E’ possibile sapere quali sono gli insegnamenti più richiesti?

Come da ogni aspettativa, l’insegnamento piu’ richiesto e’ quello della lingua inglese ma ci sono tante richieste anche per lo spagnolo e il francese. Inoltre, sono tante anche le persone che si offrono di cucinare piatti tipici o condividere competenze fotografiche o tecnologiche come ad esempio la programmazione.

Avete intenzione di espandere ulteriormente il vostro network?

GoCambio e’ stato lanciato ufficialmente alla fine di marzo e in soli cinque mesi conta già quasi sei mila utenti in cento paesi prevalentemente europei. L’obiettivo e’ quello di “invadere” il mondo orientale, a tal fine si sono appena aggiunti al team due ragazzi asiatici, uno dal Giappone e l’altra dalla Corea del sud, e da settimana prossima ci sarà anche una ragazza australiana. Le aspettative sono alte cosi come il potenziale.

Negli Usa e anche in Italia da piu parti viene avvertita la necessita di regolare i servizi della sharing economy, avete un’idea al riguardo?

Seguiamo molto quello che succede nell’universo della sharing economy e ciò a cui vanno incontro piattaforme come Airbnb e Uber, in termini di regolamentazione dei servizi. Per il momento non è la nostra prima preoccupazione perché tutto ciò che fa GoCambio è mettere in contatto tra loro utenti, i quali si organizzano su una pura forma di scambio che non prevede nessuna retribuzione ma solo un “ti ospito e in cambio mi insegni la tua lingua”. Non essendoci nessun tipo di scambio di denaro, per ora non andiamo incontro a problematiche del genere. Ma è vero che cerchiamo di tenerci aggiornati perché comunque trattandosi di sharing economy riguarda anche GoCambio.

Avete uffici in Italia? Credete nell’ulteriore sviluppo del vostro business nel nostro Paese e più in generale nello sviluppo della sharing economy?

Al momento la nostra unica sede e’ a Youghal, Co. Cork, in Irlanda, poichè uno dei fondatori, Ian O’Sullivan vive in quella zona. Il nostro team e’ multinazionale: due italiane, uno spagnolo, una ragazza francese, una tedesca, due irlandesi, uno dal Venezuela, un giapponese,  un Sud Coreano e abbiamo avuto una ragazza da Taiwan che per motivi di visto è dovuta tornare nel proprio Paese.

Visto che siete  un’azienda giovane avete qualche idea per aumentare, incentivare o sostenere l’iniziativa privata?

In realtà l’unica cosa che ci sentiamo di dire, guardandoci intorno soprattutto nell’universo delle startup della sharing economy (in continuo aumento!), è di mettercela tutta quando si ha una buona idea, di circondarsi di un team con una forte  passione, che creda nel progetto e che è disposto a far di tutto per portarlo al successo. Credo che la chiave del successo siano le persone con le quali scegliamo di circondarci per raggiungerlo. Sicuramente i risultati non si vedono subito, ma quasi da un giorno all’altro, prima di quanto si pensi, arrivano e ci si sente estremamente appagati.

E’ in progetto anche un’app?
Si, al momento il nostro team di developer è nelle Filippine dove sta lavorando alla nuova versione del sito (totalmente rivoluzionato e con tante novità) che è prevista per il mese di novembre, successivamente arriverà anche l’app.

Come funzione Gocambio (video)

https://vimeo.com/124019057