Anche per la Commissione Europea la sharing economy potrebbe sostenere la crescita economica dell’Eurozona

  
Secondo quanto riportato dall’agenzia internazionale Bloomberg, l’UE nei prossimi mesi verificherà se la legislazione nazionale degli Stati membri sta ostacolando la normativa comunitaria in tema di servizi dell’economia della condivisione. A tal fine nei prossimi mesi si svolgeranno incontri con i singoli Stati dell’Unione per verifcare lo stato dell’arte della legislazione nazionale dei diversi stati in tema di servizi della sharing economy. “Abbiamo bisogno di un dialogo con gli Stati membri, al fine di aumentare la loro consapevolezza che c’è una contraddizione che potrebbe avere un impatto negativo per la crescita economica del loro paese”, ha detto il Vice Presidente della Commissione Europea Jyrki Katainen in un’intervista. “Se sono in contraddizione con la legislazione UE, allora useremo la nostra politica di applicazione per assicurare il rispetto del diritto dell’Unione”. Oggi nei paesi dell’Eurozona si registrano approcci diversi sulle nuove tecnologie, a tal proposito Bloomberg ricorda le azioni legali promosse contro Francia, Spagna e Germania da Uber che giudica alcune norme di questi stati in materia di trasporto contrarie alle normative comunitarie.  “Il modo più economico per stimolare l’economia è quando si crea un nuovo mercato”, ha detto Katainen, sempre secondo quanto riportato da Bloomberg. “Ci sono un sacco di aziende che utilizzeranno questa opportunità. È il modo in cui possiamo stimolare l’economia e aumentare gli investimenti in modo sostenibile senza utilizzare il denaro dei contribuenti”. In pratica, secondo uno dei massimi rappresentanti dell’esecutivo europeo la sharing economy, e quindi società come Uber e Airbnb, potrebbe dare un impulso all’economia dei paesi dell’Eurozona il cui Pil resta indietro rispetto a quello degli Stati Uniti dal 2012.  Le dichiarazioni del Vice Presidente della Commissione Europea oltre a essere una buona notizia per i big player della sharing economy,quali ad esempio Airbnb e Uber, è sicuramente una buona nuova anche per i consumatori europei che finalmente possono sperare in una legislazione europea unica in tema di servizi dell’economia condivisa e quindi dell’ulteriore proliferare del concetto di libera concorrenza. “L’Unione Europea deve assumere il ruolo di leader”, ha affermato Mark MacGann, head of public policy for Europe, the Middle East and Africa di Uber. “I tanti giovani disoccupati in paesi come la Spagna non perdoneranno l’Unione Europea se considera la nuova economia collaborativa come un problema da risolvere piuttosto che un’opportunità da cogliere”.

La sharing economy al centro dell’agenda politica degli Europarlamentari del PD 

italia ue I parlamentari Europei del Partito Democratico si sono ritrovati a Milano per discutere sulle nuove sfide a cui l’ Unione Europea dovrà far fronte nei prossimi mesi. Tra i temi trattati c’è anche la Sharing Economy. Per il gruppo parlamentare europeo del PD l’economia della condivisione non rappresenta soltanto una bella utopia, ma una forma economica in grado di rimettere in moto l’economia creativa attraverso la collaborazione e la condivisione di conoscenze, l’abbassamento dei costi di produzione e la costruzione di uno sviluppo sostenibile. Il tavolo dedicato alla sharing economy, curato dall’Eurodeputato Daniele Viotti, ha rappresentato un’occasione di dialogo per chiarire quali devono essere le priorità in sede di legislazione comunitaria per evitare che si creino dubbi interpretativi che possano rappresentare un freno allo sviluppo dell’economia condivisa. Dal confronto, che anticipa la decisione della Commissione Europa che nei prossimi mesi deciderà come utilizzare i 2 milioni e mezzo di euro destinati per il 2016 al progetto pilota “Sharing economy start up iniziative, financing the future of European entrepreneurship” sono emerse tre priorità: 
Differenziare le attività profit 
Un punto fondamentale è risultato essere la definizione di sharing economy e il distinguere le attività economiche da quelle non profit. 
Comparazione e confronto
Raccogliere le esperienze esistenti nei 28 paesi aderenti all’Unione può certamente facilitare la comprensione della sharing economy anche grazie all’estrapolazione delle tendenze e dell’individuazione delle pratiche comuni.
Regolamentazione
Un tassello importante, anche per armonizzare i vari paesi UE è rappresentato da una comune regolamentazione dei servizi in sharing. I temi da regolamentare secondo i partecipanti al tavolo sono vari e comprendono, il tema della sicurezza dei lavoratori, la fiscalità, il rating e la distinzione tra lavoratori occasionali e lavoratori professionali.