Uber vince in Tribunale. Potrà continuare a operare in Italia

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Il Tribunale di Roma ha oggi revocato la propria ordinanza, emessa lo scorso 7 aprile, che disponeva il blocco di Uber  su tutto il territorio nazionale. In base alla decisione assunta il colosso della sharing economy potrà quindi continuare a operare in Italia.

La vicenda

Il Tribunale Civile di Roma con un provvedimento dello scorso 7 aprile aveva disposto la sospensione perentoria dei servizi Uber entro i successivi 10 giorni per i servizi UberBlack UberLux, UberSuv, UberX, UberXL, UberSelect e UberVan. Il provvedimento emesso nasceva dall’accoglimento del  ricorso per concorrenza sleale presentato delle associazioni di categoria dei Taxi. nelle settimane successive il colosso del ride sharing, come raccontato da SocialEconomy,  aveva ottenuto la sospensione temporanea del provvedimento fino all’esito del giudizio di appello la cui prima udienza si è tenuta il 5 maggio scorso.

 

Nel 2016 boom del car sharing in Italia

Assemblea Pubblica ANIASA

Il servizio di car sharing è sempre più diffuso in diverse città d’Italia ed è utilizzato come strumento di mobilità, oggi ancora saltuario e sporadico, in alternativa alla vettura di proprietà ma anche – e in misura ancora maggiore – al trasporto pubblico.  L’utente tipo, maschio, 38 anni, è pendolare e lo utilizza per raggiungere il lavoro; possiede in media 2,8 tessere e se ne serve senza preferenze per particolari operatori o modelli, verificando la disponibilità del veicolo più vicino.  Grazie all’auto condivisa, quasi 2 utenti su 10 hanno già rinunciato all’auto di proprietà, che presenta costi di gestione più onerosi rispetto al car sharing per percorrenze annue medio/basse (fino a 8.300 Km/anno, per un’auto di medie dimensioni). Oltre metà degli utilizzatori viaggia in compagnia di una o più persone, abbattendo ulteriormente i costi sostenuti.  Ogni auto condivisa toglie dalla strada fino a 9 vetture in proprietà.  Per trasformare il car sharing da alternativa tattica a soluzione strategica per la mobilità urbana, le Istituzioni nazionali e locali dovrebbero uniformare la normativa sul settore e rendere omogenee le condizioni di utilizzo nelle città.  Sono queste le principali evidenze che emergono dalla ricerca “Il car sharing in Italia: soluzione tattica o alternativa strategica?”, condotta da ANIASA – Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici e dalla società di consulenza strategica Bain presentata oggi a Milano nel corso dell’Assemblea Pubblica dell’Associazione; lo studio che testimonia il grande successo di questo segmento della sharing economy, definisce caratteristiche, prospettive e impatto del car sharing sulla mobilità urbana in Italia.  I dati registrati a fine 2016 danno conto di un fenomeno in grande sviluppo in diverse città d’Italia: 1.080.000 tessere di iscrizione (+70% vs 2015), 6.270.000 noleggi (+33%) e una flotta di 6.000 veicoli (+33%).

Chi è l’utente medio del car sharing?

Maschio, 38 anni in media, pendolare, utilizza il car sharing principalmente per motivi di lavoro (nel 55% dei casi è dipendente di azienda); vive soprattutto in zone centrali (46%) o semi-centrali (27%), nelle quali utilizza il servizio. E’ un utente pragmatico, ancora saltuario, poco fidelizzato al singolo operatore o allo specifico modello di auto: possiede in media 2,8 tessere dei diversi fornitori, guarda alla disponibilità del servizio prima che al brand, solo nel 6%-7% dei casi lo usa più di una volta a settimana.  I servizi di car sharing soddisfano, con orari e modalità differenti, due diversi fabbisogni: lavorativo, dal lunedì al venerdì, con un picco di utilizzo tra le ore 9 e le 12, e personale, in particolare nel weekend, con un picco pomeridiano tra le 16 e le 19.

Car sharing, alternativa all’auto di proprietà ma anche a autobus e taxi

Il 40% del campione intervistato lo utilizza al posto dell’automobile di proprietà, mentre più della metà (55%) dichiara di usarlo in alternativa al Trasporto Pubblico Locale (TPL). Il 52% possiede un’auto ed il 37% ne ha due nel proprio nucleo familiare. Ma, potendo contare pienamente sul car sharing, gli italiani sarebbero realmente disposti a rinunciare all’auto? Dalle risposte emerge come in realtà l’auto condivisa al momento rappresenti un’opportunità di mobilità aggiuntiva, eventualmente sostitutiva della seconda auto. Il 43% degli utilizzatori non è ancora pronto ad abbandonare la propria vettura e il 32% lo farebbe se solo potesse affidarsi pienamente al car sharing, ma l’11% ha rinunciato a comprare un’auto e il 6% ne ha già venduta una, passando al car sharing. I dati mostrano quindi che l’auto condivisa sta ormai avendo un impatto concreto sulle abitudini di mobilità degli italiani. In base a tali dati, considerando il numero delle iscrizioni al servizio e le auto oggi disponibili in car sharing, è possibile stimare che ogni vettura in sharing tolga dalla strada fino a 9 automobili di proprietà; chiaramente si tratta di un valore cumulato su più anni, in quanto ogni anno sono solo i nuovi utenti che rinunciano alla propria auto, e non necessariamente da subito.

Ma quando conviene utilizzare il car sharing, piuttosto che l’auto di proprietà?

Il car sharing mostra concreti vantaggi economici rispetto alla proprietà dell’auto per percorrenze annue medio/basse: fino a 11.800 km per una vettura grande, 8.300 km per una vettura media e 6.000 km per un’utilitaria. Questo, senza considerare gli altri vantaggi garantiti dalla formula (la possibilità di entrare nelle zone a traffico limitato, sostare gratuitamente nelle aree pubbliche a pagamento, evitare un consistente immobilizzo di capitale per l’acquisto del bene) e i risparmi possibili grazie alla condivisione delle spese di viaggio (una scelta già oggi operata dal 56% degli utenti).

Quali sono le caratteristiche più richieste del servizio e delle vetture in sharing?

Dalle risposte emerge un profilo assolutamente pragmatico dell’utilizzatore. In cima alle caratteristiche del servizio giudicate più importanti si trova il prezzo competitivo (indicato dal 63% del campione), la presa/riconsegna ovunque (53%), la facilità d’uso (44%), mentre con riferimento all’auto gli utenti chiedono un abitacolo pulito (48%), sistemi di sicurezza (40%) e dispositivi di bordo (su tutti, navigatore, kit BT/vivavoce) (39%). L’utente vorrebbe avere certezza dei costi, ovvero conoscere a priori l’importo da spendere per un determinato tragitto (spesso quello casa-lavoro), che con una tariffa al minuto è difficile prevedere in città con elevata congestione. Tra gli altri miglioramenti del servizio che gli utenti vorrebbero: più auto, più parcheggi, diffusione più ampia in periferia e maggiore facilità d’uso anche con le APP. Nonostante i dati testimonino lo sviluppo costante della formula nelle nostre città, persistono alcune rigidità che rischiano di ingessare un mercato fortemente dinamico, con enormi potenzialità di sviluppo per la mobilità, urbana e non solo.

Cresce l’attesa per l’udienza sul caso Uber che inizia oggi a Roma

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Si celebra oggi 5 maggio presso il Tribunale di Roma l’udienza sul ricorso presentato da Uber contro la sentenza con la quale il Tribunale civile di Roma aveva dichiarato la concorrenza sleale nei confronti dei tassisti da parte del big player della sharing economy. Dalla decisione dei giudici dipende il futuro di Uber in Italia in quanto il Tribunale Civile di Roma con un provvedimento dello scorso 7 aprile aveva disposto la sospensione perentoria dei servizi Uber entro i successivi 10 giorni. Successivamente il colosso del ride sharing come raccontato da SocialEconomy aveva ottenuto la sospensione temporanea del provvedimento fino all’esito del giudizio di appello che inizia appunto oggi.  In Udienza, a porte chiuse, Uber potrà contare dell’appoggio dell’associazione dei consumatori Altroconsumo e su quello dell’Antitrust. Contro la scelta dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si sono scatenati ieri alcune sigle sindacali dei tassiti che in un comunicato hanno scritto che trovano “Scandaloso che un’Autorithy sostenuta con i soldi dei contribuenti spenda risorse pubbliche per difendere gli interessi di un gruppo privato senza mai trovare una parola in favore di un fondamentale servizio pubblico come il taxi”.

L’udienza d’appello sul caso Uber sarà il 5 maggio 2017. Altroconsumo si schiera a favore della società di ride sharing

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Dopo l’accoglimento della richiesta presentata da Uber per sospendere l’ordinanza emessa venerdì 7 aprile che stabiliva in modo perentorio l’interruzione dei servizi Uber entro 10 giorni per concorrenza sleale ai danni dei taxi, bisognerà ora aspettare almeno fino al 5 maggio per capire se la società USA potrà continuare a operare in Italia in modo stabile. Fino a quella data, che è il giorno in cui è stata fissata l’udienza d’appello, sarà possibile, quindi, continuare regolarmente ad utilizzare la celebre app leader nel ride sharing ma per un responso definitivo sul tema bisognerà attendere il giudizio d’appello.  A esprimere la propria felicità per la sospensiva dell’ordinanza che avrebbe costretto la società della sharing economy a sospendere il servizio entro il 17 aprile 2017 è stata Altroconsumo.  Ivo Tarantino, responsabile relazioni esterne dell’associazione dei consumatori, ha dichiarato:  “Apprendiamo con piacere la decisione del giudice e auspichiamo che, nell’attesa che i tribunali si pronuncino, il governo intervenga con urgenza per aggiornare dopo venticinque anni le norme del trasporto pubblico non di linea. I cittadini hanno il diritto di continuare a godere dei benefici della tecnologia in questo settore”. Altroconsumo, da sempre sostenitore della pluralità dell’offerta e di un mercato libero e regolamentato, lunedì scorso aveva dato mandato ai propri legali per intervenire a sostegno di Uber. “Il prossimo 5 maggio saremo in udienza d’appello accanto a Uber per tutelare i diritti e la libertà di scelta dei cittadini italiani” ha concluso Ivo Tarantino.

 

Uber ottiene la sospensiva. Potrà continuare a operare in Italia

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Uber, il colosso della sharing economy californiano, ha ottenuto la sospensiva del provvedimento emesso nei giorni scorsi dal Tribunale di Roma che stabiliva la sospensione del servizio per concorrenza sleale. Come raccontato da SocialEconomy il provvedimento dei giudici romani era arrivato a esito di una denuncia presentata da alcune associazioni che riuniscono i taxi italiani. Secondo il provvedimento emesso oggi, la società di ride sharing potrà, quindi, continuare a erogare i propri servizi fino a esito del giudizio di appello presentato da Uber stesso.

 

Vincono i Taxi: il Tribunale di Roma impone lo stop a Uber in tutta Italia per concorrenza sleale

Logo Uber da http://www.uber.com


Il Tribunale di Roma ha ordinato il blocco, entro 10 giorni dei servizi offerti da Uber in tutta Italia. Saranno così bloccate tutte le opzioni previste dalla app Uber per chiamare una automobile quali UberBlack UberLux, UberSuv, UberX, UberXL, UberSelect e UberVan. Il provvedimento del giudice nasce dall’accoglimento del  ricorso per concorrenza sleale presentato delle associazioni di categoria dei tassisti 

Ancora una volta lo sciopero dei taxi provoca l’impennata dei download della app di Uber


Delle reazioni dei consumatori davanti allo sciopero dei taxi abbiamo scritto più volte in passato e da ultimo il 19 febbraio 2017 con il nostro scoop – ripreso da vari media (tra cui Repubblica che ha pubblicato, qualche giorno dopo il nostro post, la notizia nella propria homepage) – in occasione della serrata delle auto gialle di vari giorni per protestare contro un emendamento al Milleproroghe. Oggi torniamo sull’argomento per analizzare lo sciopero in tutta Italia dei taxi driver di giovedì 23 marzo 2017. Scorrendo i dati dei download delle app tramite Appannie, una delle società specializzate in materia di applicazioni su smartphone, arriva la conferma che lo sciopero dei taxi porta a un innalzamento del numero dei download della app di Uber da iPhone. Come si evince dai grafici (visibili in questo nostro post), infatti, l’app della celebre società usa della sharing economy è salita in modo considerevole nella classifica delle app iOS scaricate nel nostro paese. Alla mezzanotte di giovedì 23 marzo 2017 l’app di Uber era, infatti, alla posizione numero 123 nella classifica generale delle applicazioni più scaricate in Italia e a quella numero 7 nella categoria travel. Dopo 24 ore (quindi con i dati che tengono conto dello sciopero nazionale proclamato dai taxi nella giornata di giovedì 24 marzo) l’app del player del ride sharing è balzata al ventitreesimo posto nella classifica generale e al secondo posto tra le app travel. Il dato obbliga a nostro giudizio ha una riflessione: nei settori impattati dalla sharing economy hanno ancora senso gli scioperi generali? Non gioverebbe di più il dialogo tra operatori dell’economia condivisa e le rappresentanze sindacali degli omologhi ervizi della old economy? Noi di SocialEconomy nel nostro piccolo crediamo che lo sviluppo digitale del Paese non può avvenire dalla rottamazione dei vecchi servizi ma attraverso un tavolo comune in cui siano rappresentati gli interessi delle due categorie. 

Andamento della App di Uber su smartphone iOS nel corso degli ultimi sette giorni – fonte Appannie

Andamento della App di Uber su smartphone iOS nel corso degli ultimi sette giorni – fonte Appannie

L’Antitrust invia una segnalazione al Parmalento e al Governo per una rapida riforma del settore Taxi e Ncc. Obiettivo aumentare la concorrenza


Il settore dalla mobilità non di linea (taxi e ncc) è regolato da una legge ormai vecchia di 25 anni (legge n.21 del 15 gennaio 1992) e richiede una riforma complessiva. In questa ottica l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha inviato a Parlamento e Governo una segnalazione per sottolineare la necessità di mettere la normativa al passo con l’evoluzione del mercato. L’Autorità ritiene che la strada da perseguire per la riforma del settore debba innanzitutto passare da un alleggerimento della regolazione esistente. A tal fine dovrebbe essere garantita una maggiore flessibilità operativa ai soggetti dotati di licenza taxi e al tempo stesso dovrebbero essere eliminate le disposizioni che limitano su base territoriale l’attività degli operatori NCC. Queste riforme garantirebbero una piena equiparazione dal lato dell’offerta tra gli operatori dotati di licenza taxi e quelli dotati di autorizzazione NCC e faciliterebbe lo sviluppo presso il pubblico di forme di servizio più innovative e benefiche per i consumatori (tipo Uber black e Mytaxi). La riforma dovrebbe anche riguardare quella tipologia di servizi che attraverso piattaforme digitali mettono in connessione autisti non professionisti e domanda finale (come il servizio Uber Pop). Tale regolamentazione – tenuto conto dell’esigenza di contemperare la tutela della concorrenza con altri interessi meritevoli di tutela quali la sicurezza stradale e l’incolumità dei passeggeri – dovrebbe essere tuttavia la meno invasiva possibile, limitandosi a prevedere una registrazione delle piattaforme in un registro pubblico e l’individuazione di una serie di requisiti e obblighi per gli autisti e per le piattaforme, anche di natura fiscale. È chiaro che queste misure determinerebbero una immediata estensione dell’offerta di servizi di mobilità non di linea a tutto vantaggio dei consumatori finali. La possibilità di successo di una tale riforma in senso pro-concorrenziale del settore è tuttavia legata all’adozione di misure idonee a limitare quanto più possibile l’impatto sociale dell’apertura del mercato. A beneficio dei tassisti in servizio al momento dell’entrata in vigore della nuova normativa, l’Autorità pertanto suggerisce alcune forme di compensazione che potrebbero essere finanziate tramite la costituzione di un Fondo finanziato dai nuovi operatori e dai maggiori introiti derivanti da possibili modifiche del regime fiscale. La mossa dell’Antitrust è sicuramente da lodare perché coglie perfettamente una delle essenze della sharing economy: favorire la libera concorrenza nell’interesse dei consumatori.  

Link al documento dell’Autorita Garante della Concorrenza e del Mercato  http://www.agcm.it/component/joomdoc/allegati-news/S2782Segnalazione.pdf/download.html

Italia: durante lo sciopero dei taxi sono aumentati i download dell’app Uber su iPhone e GooglePlay 

La chart dei download dell’applicazione Uber su iPhone dal 15 al 19 febbraio 2017 (dati da Appannie.com)


Oggi Domenica 19 febbraio 2017 è il quarto giorno di sciopero in tutte le città italiane dei taxi per via dello stato di agitazione proclamato dai tassisti per protestare contro un emendamento del Milleproroghe che sposta al 31 dicembre 2017 per il servizio di noleggio con conducente l’entrata in vigore del “divieto di sosta in posteggio di stazionamento su suolo pubblico nei comuni ove sia esercito il servizio di taxi”. Essendo stata individuata dai tassisti italiani come pro Uber, questa norma ha fatto scattare giovedì 16 febbraio 2017 lo stato di agitazione dei taxi in tutta Italia. Ma come stanno reagendo i consumatori davanti alla quasi totale (i taxi stanno garantendo un servizio sociale per quelle categorie di individui che hanno difficoltà motorie) impossibilità di utilizzare i taxi per i propri spostamenti? Un valido indicatore per provare a capire il comportamento degli italiani può essere considerato la classifica dei download effettuati tramite AppStore e GooglePlay per scaricare l’app di Uber su Iphone (iOS) o dispositivi Android. Scorrendo i dati di Appannie, prestigiosa società USA di business intelligence che analizza il mercato delle applicazioni, si scopre che in Italia dal 15 febbraio 2017 (ultimo giorno in cui i taxi hanno effettuato regolare servizio nell’arco delle 24 ore) a oggi 19 febbraio 2017 i download in Italia della app Uber sono aumentati sia sui dispositivi iPhone che su quelli Android. Il dato lo si ricava dal ranking (classifica) delle app più scaricate. Su iPhone l’app Uber è, infatti, passata (nella classifica generale delle app più scaricate in Italia) dalla posizione numero 276 a quella numero 23. Inoltre guardando nel dettaglio il grafico dei download effettuati negli ultimi 7 giorni si scopre che l’app di Uber è riuscita a arrivare nelle prime ore di oggi domenica 19 febbraio fino alla diciottesima posizione del ranking. Per quanto riguarda le app scaricate da GooglePlay quella di Uber è arrivata, invece, nella classifica delle app “IT applications” alla posizione numero 248 scalando tantissime posizioni visto che il 15 febbraio si trovava oltre il cinquecentesimo posto. Il picco dei download dell’app Uber in concomitanza con lo sciopero dei taxi sarà un caso o è segno che nell’era della sharing economy per i consumatori, soprattutto quelli delle grandi città (Uber in Italia è attiva a Milano e Roma) esistono tante alternative (car sharing, bike sharing, car pooling e ride sharing ad esempio) che rendono meno efficace il tradizionale sciopero? 

La chart dei download dell’applicazione Uber su GooglePlay dal 15 al 19 febbraio 2017 (dati da Appannie.com)

Sabato 18 febbraio: proseguono in Italia le proteste dei Taxi contro Uber


Anche oggi sabato 18 febbraio prosegue lo stato di agitazione dei taxi italiani che protestano contro un emendamento contenuto nel Milleproroghe che viene, dai tassisti, individuato come pro Uber. La giornata appena iniziata è quindi il terzo giorno consecutivo in cui i taxi non garantiranno il proprio servizio). A Milano chiamando stamattina il radio taxi 8585 una voce registrata avverte che il servizio non è garantito, mentre il centralino del servizio 4040 specifica che non si tratta di sciopero ma di uno stato di sospensione volontaria dal lavoro. Per quanto riguarda Roma, il 3570 avverte che è in corso uno stato di agitazione della categoria dei tassisti è che quindi le corse non sono garantite. La sostanza comunque non cambia e riuscire a trovare un taxi sara anche oggi impresa pressoché impossibile in tutta Itali.  Ad aver scatenato l protesta dei tassisti iniziata giovedì scorso è  il testo normativo che proroga a fine 2017 per il servizio di noleggio con conducente l’entrata in vigore del “divieto di sosta in posteggio di stazionamento su suolo pubblico nei comuni ove sia esercito il servizio di taxi”. Lo sciopero dei taxi a Milano al netto di qualche eccezione non sta provocando particolari disagi visto il buon funzionamento dei mezzi pubblici e i tanti servizi della sharing economy tra cui il car e il bike sharing. Per coloro che invece dal centro del capoluogo lombardo devono recarsi all’aeroporto di Malpensa i mezzi che possono essere usati sono i bus in partenza dal piazzale della stazione centrale oppure lo stesso di ride sharing di Uber che al momento (ore 8,41 di sabato 18 febbraio 2017) prevede un prezzo partendo da Piazza Duomo ricompreso tra i 146 euro di UberBLACK e i 207 euro per un UberVAN. Ricordiamo che La tariffa di Uber è dinamica e quindi come si legge sul sito della società prevede che “Quando la domanda è molto alta, la tariffa maggiorata fa salire il prezzo di una corsa in modo incrementale”.