Il Comune di Milano e Airbnb, uno dei principali player della sharing economy, hanno annunciato l’avvio di un nuovo progetto volto ad accogliere gratuitamente i parenti dei degenti in cura presso gli ospedali milanesi ma anche a supportare Casa di Accoglienza Donne Maltrattate, che ha recentemente festeggiato 30 anni di attività nel fornire un’occasione di lavoro per le donne fuoriuscite da un percorso di maltrattamenti e violenze.
“Si tratta di un progetto innovativo e inclusivo che fa seguito all’inaugurazione dello spazio diurno in Via Ripamonti 202, ‘Ri-Milano. Ricaricarsi e Ripartire’, messo a disposizione dell’iniziativa dal Comune di Milano a luglio 2015 – ha dichiarato l’Assessore alle Politiche per il Lavoro, Università e Ricerca Cristina Tajani -. Il forte sostegno di Airbnb al progetto dimostra come la valorizzazione degli operatori della sharing economy attuata da Milano stia giocando un ruolo fortemente positivo nel dare risposte ai bisogni delle persone e a rendere i cittadini ancora più solidali”.
Il progetto, ideato e coordinato dal Comune di Milano in stretta collaborazione con la Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate, sarà gestita dalla cooperativa I Sei Petali, sorta per gestire il servizio. Il programma consiste nel mettere a disposizione delle famiglie che arrivano a Milano per brevi periodi, per assistere i propri parenti in cura presso un istituto di cura milanese, alloggi gratuiti. Airbnb vuole così sostenere ancora una volta il ruolo della donna e le organizzazioni che lottano contro la violenza domestica e aiutano chi è riuscito a uscirne, in tutto il mondo. Airbnb coprirà interamente i costi di soggiorno mettendo a disposizione coupon di viaggio e la community contribuirà offrendo prezzi agevolati.
Sono già 100 gli host Milanesi che, nelle prime 24 ore, hanno scelto di unirsi a questo importante progetto, offrendo alle famiglie un prezzo di soggiorno agevolato. La cooperativa I sei Petali, nata in seno a CADMI, grazie a un gruppo di donne ospiti offre una serie di servizi e supporterà la logistica e la gestione dell’ospitalità e delle prenotazioni per queste famiglie.
“Siamo entusiasti di poter fare leva sull’unicità delle risorse che Airbnb contribuisce a mettere al servizio del bene comune, – ha dichiarato Matteo Stifanelli, Country Manager Airbnb Italy – come il nostro brand, il nostro prodotto e la nostra community di host fondata innanzitutto su un profondo senso di ospitalità. Grazie alla collaborazione con la Cooperativa Sei Petali saremo in grado di offrire a molte persone la possibilità di accedere ad un posto che possano chiamare casa anche in un periodo così delicato della loro vita”.
“Grazie alla Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate che ci ha affiancato nella realizzazione di questo progetto e al Comune di Milano che lo ha reso possibile, posso finalmente dire che sono orgogliosa di rappresentare le donne che, con questa impresa, hanno l’opportunità di ricostruire, rinnovare, aggiornare le proprie competenze professionali e iniziare un’attività lavorativa innovativa per il territorio” ha dichiarato Nadia Cezza, Presidente della Cooperativa I Sei Petali.
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A Milano e Varese arriva il concept store di abiti usati che sostiene progetti di utilità sociale
Un negozio di abiti usati dove, acquistando a prezzi accessibili a tutte le tasche, si contribuisce al sostegno di progetti di utilità sociale. Questa è la filosofia di SHARE (Second HAnd REuse), una nuova realtà che ha due punti vendita, uno a Milano e uno appena inaugurato a Varese, che rimette in circolo abbigliamento di qualità di seconda mano con il valore aggiunto della solidarietà. Gestito dalla cooperativa sociale Mondi Possibili, che nella stessa strada si occupa già della Bottega del Commercio Equo e Solidale, Share ha ricevuto il contributo di Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara. Nel concept store, arredato in stile eco-chic e con materiali di riciclo, i clienti potranno trovare un vasto assortimento di capi moda per Donna, Uomo e Bambino; pezzi unici ed originali, anche delle migliori marche, tutti perfettamente igienizzati e sanificati o addirittura nuovi, e suddivisi in fasce di prezzo da 1 a 19 euro. Quello di via Luini a Varese è il secondo negozio aperto, dopo quello di via Padova a Milano, sotto l’insegna Share. Spiega Carmine Guanci, vicepresidente della cooperativa ideatrice e promotrice Vesti Solidali: “L’obiettivo del progetto è quello di valutare la sostenibilità di una nuova attività commerciale che proponga alla clientela capi d’abbigliamento in perfette condizioni provenienti dall’Italia e dall’estero e che, attraverso la loro commercializzazione, possa creare nuova occupazione, generare risorse economiche da destinare a progetti di solidarietà sul territorio e completare la filiera del recupero indumenti usati mediante la raccolta da cassonetti stradali”.
Airbnb: 323 milioni di Euro l’impatto economico su Madrid
Continua il viaggio di SocialEconomy per raccontare l’impatto economico che genera Airbnb nelle città in cui è presente. Dopo avervi raccontato l’influenza sull’economia nella città di Atene e Barcellona rimaniamo in Spagna spostandoci nella sua capitale. Lo studio realizzato dalla massima società mondiale di home sharing prende in esame il periodo che va da gennaio 2014 a dicembre dello stesso anno, lasso di tempo in cui 3.200 host madrilèni hanno ospitato viaggiatori Airbnb per una media di 68 giorni all’anno.
La maggioranza dei proprietari di casa che hanno inserito il proprio immobile nella piattaforma di sharing, il 22%, si occupa di servizi nell’ambito di settori creativi (arte e design) mentre solo il 9% lavora nel mondo della finanza e il 7% nel campo dei servizi di hospitality. L’88% dei viaggiatori Airbnb che hanno visitato la capitale spagnola l’hanno fatto per vacanza o per fare visita ad amici o familiari.
Il 65% dei viaggiatori è europeo, mentre il 19% arriva dal Nord America.
L’impatto complessivo sull’economia della capitale della penisola iberica è stato di 323 milioni di euro, considerando sia le entrate arrivate direttamente agli host Airbnb dai guest ospitati, sia le spese indirette e indotte generate da coloro che hanno soggiornato a Madrid attraverso la piattaforma.
A livello di impatto sull’occupazione, Airbnb ha supportato nel periodo considerato 5.130 posti di lavoro. Il tipico host Airbnb di Madrid ha guadagnato circa 320 euro al mese dall’affitto della propria abitazione. Quanto ricavato dalle entrate generate dall’attività di hosting è servito ai proprietari degli immobili principalmente per pagare le spese ordinarie delle proprie abitazioni (30%) o per sovvenzionare l’affitto o il mutuo (22%).
Ricadute positive ci sono anche per i quartieri in cui sono situate le abitazioni: ogni ospite in media ha speso 478 euro nelle vicinanze del proprio alloggio durante il periodo a Madrid. Ulteriore beneficio emerso dal sondaggio effettuato da Airbnb presso gli “ospitanti” della città del Prado è quello sociale. Gli host hanno, infatti, evidenziato, come accaduto anche a Atene, che uno dei vantaggi è l’arricchimento culturale derivante dall’aver ospitato cittadini stranieri con diverso background, cultura e lingua.
Ultimo aspetto preso in esame da Airbnb è quello relativo all’impatto positivo sull’ambiente derivante dall’aver soggiornato in abitazioni anziché nella tradizionali strutture recettive: a livello energetico è stata risparmiata corrente elettrica pari a quella di 2.950 abitazioni; l’acqua consumata in meno è pari a quella necessaria per riempire 50 piscine olimpiche; le emissioni di gas in meno sono state pari a quelle di 8.500 automobili; mentre il risparmio in termine di minor rifiuti prodotti è stato misurato in 400 metri cubi di tonnellate.
Airbnb: 69 milioni di Euro l’impatto economico su Atene
Che impatto genera la
sharing economy su una città? Per rispondere a questa domanda, Airbnb, uno dei massimi player dell’economia condivisa, ha realizzato – per alcuni dei comuni in cui è presente – dei report in cui analizza l’effetto economico, sociale e sull’ambiente derivante dalla propria presenza. Socialeconomy vi racconterà in diverse puntate quanto emerge da queste ricerche iniziando il viaggio da Atene, una delle capitali europee che più ha risentito negli ultimi anni della congiuntura economica.
Lo studio, realizzato dalla società californiana, prende in esame il periodo che va da ottobre 2013 a settembre 2014 (mesi in cui la Grecia è stata guidata da Antonis Samaras che successivamente, nel 2015, ha lasciato il posto al leader di Syriza Alexis Tsipras) intervallo temporale in cui 720 host ateniesi hanno ospitato viaggiatori Airbnb per una media di 68 giorni all’anno. Il 31% dei proprietari di casa che hanno inserito il proprio immobile nella piattaforma di sharing si occupa di servizi nell’ambito di settori creativi (arte e design) mentre solo il 7% lavora nel mondo della finanza. L’impatto complessivo sull’economia della capitale greca è stato di 69 milioni di Euro, considerando sia le entrate arrivate direttamente agli host Airbnb dai guest ospitati, sia le spese indirette e indotte generate da coloro che hanno soggiornato attraverso la piattaforma. A livello di impatto sull’occupazione Airbnb ha supportato 1.060 posti di lavoro. Il 73% degli host non sono impiegati stabilmente e il 28% di loro ha dichiarato che le entrate generate dall’hosting sono servite per finanziare la propria attività di freelance oppure ad avviare una nuova attività. La maggioranza di quanto ricavato dall’affitto è comunque servita agli ateniesi per pagare le spese ordinarie delle proprie abitazioni e le tasse di proprietà immobiliare. Ricadute positive ci sono anche per i quartieri in cui sono situate le abitazioni: ogni ospite in media ha speso 218 euro nelle vicinanze del proprio alloggio durante il periodo di permanenza nella Comune guidato dal Sindaco Giorgos Kaminis. Ulteriore beneficio emerso dal sondaggio è quello sociale. Gli host hanno, infatti, evidenziato che uno dei vantaggi è l’arricchimento culturale derivante dall’aver ospitato cittadini stranieri con diverso background, cultura e lingua. Ultimo aspetto preso in esame da Airbnb è quello relativo all’impatto positivo sull’ambiente derivante dall’aver soggiornato in abitazioni anziché in tradizionali strutture ricettive: a livello energetico è stata risparmiata corrente elettrica pari a quella di 621 abitazioni; l’acqua consumata in meno è pari a quella necessaria per riempire 10 piscine olimpiche; mentre il risparmio in termine di minor rifiuti prodotti è stato misurato in 89 metri cubi di tonnellate.
Sharing Economy: la rivincita di Karl Marx
Karl Marx nel suo “Manifesto del Partito Comunista” aveva teorizzato il potere del proletariato in contrapposizione a quello della borghesia. Oggi, complice la crisi del capitalismo su scala planetaria, sta nascendo un’economia nuova basata sulla condivisione e sulla socialità. E poiché la ricchezza del mondo è concentrata in poche mani – l’1% di Occupy Wall Street – si può ritenere che la socialità odierna si rispecchi in qualche modo nel concetto di proletariato di cui parlava Marx. Negli ultimi anni stanno nascendo aziende che basano il proprio modello di business sulllo sharing (il condividere) che a sua volta trova fondamento nella socialità della nostra vita. In principio questa economia ha riguardato l’abbigliamento di seconda mano, le biciclette, poi le auto; successivamente si è spostato sulla casa. In questo modo, dai beni di consumo la social economy si è così spostata sul patrimonio, che viene però ceduto – e Marx avrebbe disapprovato – dietro remunerazione dello stesso. E si è andati anche oltre con il microcredito tra privati. Ora, il prossimo passo – su cui già si è accesa l’attenzione dei media – è il trasferimento di piccolissime somme di denaro tra gli utenti del web, agevolato dalle nuove tecnologie e dalla diffusione sempre più capillare delle connessionI da mobile. In questo modo la proprietà, che secondo Marx doveva essere condivisa, sta cambiando forma. Da un concetto statico e assolutamente privatistico si sta passando a una sorta di proprietà cloud, dematerializzata, dove il reale proprietario – anche per brevi periodi o parzialmente – cede il suo bene o una piccola parte del suo patrimonio dietro compenso o per gesto di liberalità (come accade talvolta con il microcredito). La condivisione, infine, diventa “social” diffondendosi e amplificandosi attraverso i social network.