Dopo Atene, Barcellona e Madrid e Berlino, il viaggio di SocialEconomy alla scoperta dell’impatto economico generato da Airbnb – uno dei principali player della sharing economy – nelle principali città del mondo riparte dal Regno Unito. La principale piattaforma di home sharing ha realizzato uno studio in cui ha analizzato l’impatto economico, relativo al 2013, derivante dalla sua presenza nel Paese della Regina Elisabetta II . Il report mostra che complessivamente Airbnb ha generato un effetto economico complessivo sull’intera Nazione di US$ 824 milioni e ha supportato 11.600 posti di lavoro. Lo studio evidenzia che l’80% degli host Airbnb presenti in UK affitta la casa in cui vive e utilizza i soldi guadagnati con l’attività di home sharing per “contrastare” il sempre crescente caro vita e per finanziarsi le spese correnti. Il padrone di casa UK che offre la propria abitazione sulla piattaforma USA guadagna in media US$ 4.600 affittandola per trentatre notti all’anno. Circa il 42% degli host UK sono liberi professionisti o lavoratori part-time che utilizzano quanto guadagnato grazie a Airbnb per finanziare la propria attività lavorativa. Come per le altre città già analizzate nelle precedenti tappe del viaggio di SocialEconomy, chi sceglie di alloggiare in una casa Airbnb soggiorna di più rispetto alla media dei viaggiatori che scelgono strutture tradizionali (4,6 notti contro la media di 3,1) spendendo in media US$ 1.496 rispetto ai US$ 713 dei turisti tradizionali. Scendendo nel dettaglio di alcune città a Londra il 72% degli immobili Airbnb sono localizzati al di fuori delle principali aree in cui sono presenti hotel e il 41% del totale delle spese fatte durante il proprio soggiorno rimane nei quartieri in cui si trova la casa. I quartieri più gettonati nella capitale inglese sono quelli di Camden, Greenwich, Hackney, Islington, Southwark, and Richmond upon Thames. Passando alla Scozia, a Edimburgo il 78% delle abitazioni Airbnb si trovano al di fuori delle aree principali degli alberghi e il 44% delle spese effettuate dei viaggiatori vengono fatte nel quartiere in cui alloggiano. I guest che si recano nella capitale scozzese preferiscono solitamente i quartieri di Old Town, New Town e North East.
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Airbnb, 100 milioni di euro l’impatto economico su Berlino.
Dopo Atene, Barcellona e Madrid, il viaggio di SocialEconomy alla scoperta dell’impatto economico generato da Airbnb nelle principali città del mondo oggi fa tappa a riparte a Berlino. La principale piattaforma di home sharing ha realizzato uno studio che analizza l’impatto economico derivante dalla sua presenza nel biennio 2012-2013 nella capitale tedesca.
Il report mostra che Airbnb ha generato un effetto economico complessivo sulla città di 100 milioni di euro nei due anni considerati. Lo studio ha anche riscontrato che Airbnb, uno degli attori principali della sharing economy, è una fonte importante di reddito per i residenti locali che utilizzano la piattaforma: quasi la metà dei 5.600 host Airbnb presenti a Berlino hanno entate inferiori al reddito medio delle famiglie della città della Porta di Brandeburgo che è pari a 1650 Euro, inoltre, il 45% degli host totali ha una famiglia monoreddito. Il 48% dei padroni di casa Airbnb di Berlino utilizza i soldi che guadagna con l’attività di hosting per pagare le spese correnti quali l’affitto o il mutuo. Dalla ricerca emerge, inoltre, che i guest Airbnb, che nel biennio 2012-2013 sono stati oltre 65 mila, spendono più tempo e più denaro rispetto ai viaggiatori che allogiano nei tradizionali hotel: chi sceglie la piattaforma californiana soggiorna in media 6,3 notti spendendo circa 845 € contro le 2,3 notti e i 473 Euro spesi da coloro che scelgono l’hotel. Infine, nel report si evice che il 77% delle strutture Airbnb sono localizzate fuori dalla zona nella quali sono presenti gli alberghi quindi i vantaggi in termini economici si riverberano anche sulle zone meno turistiche quali ad esempio i quartieri di Neukölln, Kreuzberg e Wedding. Il dato è importante perche 311 Euro (sui 473 totali) spesi in media dal cliente Airbnb rimagono nel quartiere dove si trova l’abitazione scelta per soggiornare a nella capitale della Germania.
Airbnb: 323 milioni di Euro l’impatto economico su Madrid
Continua il viaggio di SocialEconomy per raccontare l’impatto economico che genera Airbnb nelle città in cui è presente. Dopo avervi raccontato l’influenza sull’economia nella città di Atene e Barcellona rimaniamo in Spagna spostandoci nella sua capitale. Lo studio realizzato dalla massima società mondiale di home sharing prende in esame il periodo che va da gennaio 2014 a dicembre dello stesso anno, lasso di tempo in cui 3.200 host madrilèni hanno ospitato viaggiatori Airbnb per una media di 68 giorni all’anno.
La maggioranza dei proprietari di casa che hanno inserito il proprio immobile nella piattaforma di sharing, il 22%, si occupa di servizi nell’ambito di settori creativi (arte e design) mentre solo il 9% lavora nel mondo della finanza e il 7% nel campo dei servizi di hospitality. L’88% dei viaggiatori Airbnb che hanno visitato la capitale spagnola l’hanno fatto per vacanza o per fare visita ad amici o familiari.
Il 65% dei viaggiatori è europeo, mentre il 19% arriva dal Nord America.
L’impatto complessivo sull’economia della capitale della penisola iberica è stato di 323 milioni di euro, considerando sia le entrate arrivate direttamente agli host Airbnb dai guest ospitati, sia le spese indirette e indotte generate da coloro che hanno soggiornato a Madrid attraverso la piattaforma.
A livello di impatto sull’occupazione, Airbnb ha supportato nel periodo considerato 5.130 posti di lavoro. Il tipico host Airbnb di Madrid ha guadagnato circa 320 euro al mese dall’affitto della propria abitazione. Quanto ricavato dalle entrate generate dall’attività di hosting è servito ai proprietari degli immobili principalmente per pagare le spese ordinarie delle proprie abitazioni (30%) o per sovvenzionare l’affitto o il mutuo (22%).
Ricadute positive ci sono anche per i quartieri in cui sono situate le abitazioni: ogni ospite in media ha speso 478 euro nelle vicinanze del proprio alloggio durante il periodo a Madrid. Ulteriore beneficio emerso dal sondaggio effettuato da Airbnb presso gli “ospitanti” della città del Prado è quello sociale. Gli host hanno, infatti, evidenziato, come accaduto anche a Atene, che uno dei vantaggi è l’arricchimento culturale derivante dall’aver ospitato cittadini stranieri con diverso background, cultura e lingua.
Ultimo aspetto preso in esame da Airbnb è quello relativo all’impatto positivo sull’ambiente derivante dall’aver soggiornato in abitazioni anziché nella tradizionali strutture recettive: a livello energetico è stata risparmiata corrente elettrica pari a quella di 2.950 abitazioni; l’acqua consumata in meno è pari a quella necessaria per riempire 50 piscine olimpiche; le emissioni di gas in meno sono state pari a quelle di 8.500 automobili; mentre il risparmio in termine di minor rifiuti prodotti è stato misurato in 400 metri cubi di tonnellate.
Ecco le 16 società che per Credit Suisse potrebbero beneficiare del boom della sharing economy
La sharing economy sta certamente influenzando e modificando le abitudini dei consumatori di larga parte del mondo e conseguenzialmente sta attranedo l’interesse di parecchi investitori. In un report del 18 settembre, Credit Suisse ha analizzato, con il lavoro degli analisti Eugene Klerk, Richard Kerseley e Marcello Prato, questo fenomeno fornendo una panoramica dei settori che a loro avviso sono suscettibili di essere colpiti dall’ulteriore espansione dell’economia della condivisione. Gli analisti hanno preso in esame i settori, sotto-settori e le imprese che sono altamente esposte al concetto di condivisione e quelle che possono avere un’esposizione parziale al fenomeno. I settori individuati inizialmente dalla ricerca di Credit Suisse sono quelli del Transport, Travel & Leisure, Business service, Financial e quelli non classificati ma con aderenze al tema della condivisione. Successivamente sono stati individuati i sotto-settori più promettenti: Auto, Insurance, Bicycle, Hotel, Logistic, Recruitment, Office sharing, P2P lending, Pre-owned good e Social media. Infine, per ogni subsector sono state individuate le società quotate in borsa che potrebbero beneficiare del trend positivo della sharing economy.
Ecco l’elenco delle sedici aziende su cui Credit Suisse si aspetta di vedere un effetto positivo dall’aumento del business condiviso: Auto: Avis Budget, Axa e Hertz; Bycicle: JC Decaux e Shimano; Hotel: HomeAway e TripAdvisor; Logistic: Amazon.com; Recruitment: Linkedin; Office sharing: Regus; P2P Lending: LendingClub e Visa; Pre owned good: EBay e MercadoLibre; Social media: Facebook e Yelp.
Nel report vengono spiegate anche le motivazioni che hanno spinto gli analisti della banca svizzera a includere queste società tra quelle che potrebbero risentire positivamente dell’effetto sharing economy. Avis Budget e Hertz potrebbero beneficiare del maggiore utilizzo del car sharing, mentre, Axa potrebbe subire un positivo effetto del fatto che società come Uber potrebbero volere una polizza globale per i propri veicoli. L’espansione del bike sharing potrebbe, invece, portare benefici a JC Decaux in quanto “uno dei più grandi operatori a livello mondiale” e Shimano che da produttore di componenti per bici potrebbe ricevere un beneficio indiretto. Per quanto riguarda il settore Hotel ricadute positive potrebbero esserci su HomeAway e su TripAdvisor che secondo gli analisti potrebbe “ampliare la propria offerta alla condivisione di alloggi”. Per il settore della logistica Amazon.com potrebbe avre un‘espansione nei delivery service e nella proposta di beni di seconda mano. Per quanto attiene i servizi a supporto del business Linkedin potrebbe avere benefici dal P2P staffing mentre Regus ne potrebbe avere per via della domanda di spazi di lavoro in condivisione. Per il settore finanziario le attenzioni positive si concentrano su LendingClub e Visa come sistemi alternativi ai tradizionali per ottenere finanza. Su EBay e MercadoLibre si scrive che entrambe le aziende potrebbero beneficiare della crescita della condivisione (e vendita) di merci di seconda mano. Infine, Facebook e Yelp possono trarre beneficio dal fatto che le società della sharing economy utilizzano i social media per sviluppare e espandere la propria offerta.
Airbnb: 69 milioni di Euro l’impatto economico su Atene
Che impatto genera la
sharing economy su una città? Per rispondere a questa domanda, Airbnb, uno dei massimi player dell’economia condivisa, ha realizzato – per alcuni dei comuni in cui è presente – dei report in cui analizza l’effetto economico, sociale e sull’ambiente derivante dalla propria presenza. Socialeconomy vi racconterà in diverse puntate quanto emerge da queste ricerche iniziando il viaggio da Atene, una delle capitali europee che più ha risentito negli ultimi anni della congiuntura economica.
Lo studio, realizzato dalla società californiana, prende in esame il periodo che va da ottobre 2013 a settembre 2014 (mesi in cui la Grecia è stata guidata da Antonis Samaras che successivamente, nel 2015, ha lasciato il posto al leader di Syriza Alexis Tsipras) intervallo temporale in cui 720 host ateniesi hanno ospitato viaggiatori Airbnb per una media di 68 giorni all’anno. Il 31% dei proprietari di casa che hanno inserito il proprio immobile nella piattaforma di sharing si occupa di servizi nell’ambito di settori creativi (arte e design) mentre solo il 7% lavora nel mondo della finanza. L’impatto complessivo sull’economia della capitale greca è stato di 69 milioni di Euro, considerando sia le entrate arrivate direttamente agli host Airbnb dai guest ospitati, sia le spese indirette e indotte generate da coloro che hanno soggiornato attraverso la piattaforma. A livello di impatto sull’occupazione Airbnb ha supportato 1.060 posti di lavoro. Il 73% degli host non sono impiegati stabilmente e il 28% di loro ha dichiarato che le entrate generate dall’hosting sono servite per finanziare la propria attività di freelance oppure ad avviare una nuova attività. La maggioranza di quanto ricavato dall’affitto è comunque servita agli ateniesi per pagare le spese ordinarie delle proprie abitazioni e le tasse di proprietà immobiliare. Ricadute positive ci sono anche per i quartieri in cui sono situate le abitazioni: ogni ospite in media ha speso 218 euro nelle vicinanze del proprio alloggio durante il periodo di permanenza nella Comune guidato dal Sindaco Giorgos Kaminis. Ulteriore beneficio emerso dal sondaggio è quello sociale. Gli host hanno, infatti, evidenziato che uno dei vantaggi è l’arricchimento culturale derivante dall’aver ospitato cittadini stranieri con diverso background, cultura e lingua. Ultimo aspetto preso in esame da Airbnb è quello relativo all’impatto positivo sull’ambiente derivante dall’aver soggiornato in abitazioni anziché in tradizionali strutture ricettive: a livello energetico è stata risparmiata corrente elettrica pari a quella di 621 abitazioni; l’acqua consumata in meno è pari a quella necessaria per riempire 10 piscine olimpiche; mentre il risparmio in termine di minor rifiuti prodotti è stato misurato in 89 metri cubi di tonnellate.