Da Credit Suisse l’identikit di coloro che scelgono la sharing economy

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Chi sono gli utenti della sharing economy? La risposta arriva dal Credit Suisse che in un recente report ha analizzato le prospettive e i possibili effetti dell’economia della condivisione. Dopo avervi raccontato quali sono le sedici società che secondo l’istituto elvetico potrebbero beneficiare del trend positivo della sharing economy, spostiamo, adesso, il nostro sguardo sugli amanti del To share.
Il dato complessivo che emerge è che, pur essendo i giovani i più attivi consumatori, il mercato potenziale della sharing economy è molto vasto e alcuni servizi non si rivolgono esclusivamente ai millennials (giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni). A Livello globale, dalla ricerca effettuata da Nielsen e illustrata nel report Credit Suisse, emerge che coloro che condividono sono per il 7% appartenenti alla “Generazione Z” (la generazione ricomprendente i nati «post» eventi che hanno cambiato il mondo, come il 9/11 e la nascita di Facebook), il 35% sono “Millennials”, il 17% sono quelli della “Generazione X” (i nati tra il 1965 e il 1980), il 7% “Baby Boomer” (i nati tra il 1945 e il 1964) mentre l’1% sono appartenenti alla “Silent Generation” (i nati tra il 1920 e il 1940). A livello geografico troviamo che l’impatto dei millennials sull’economia della condivisione è attualmente molto più forte in tutto il mondo in via di sviluppo rispetto al Nordamerica o all’Europa. Per esempio in Asia i giovani tra i 18 e 35 anni pesano per il 49% contro il 17% dell’Europa. Una possibile spiegazione risiede nel fatto che nei paesi emergenti l’utilizzo di internet e di smartphone è più sbilanciato verso i giovani. Nell’era della condivisone, Nielsen ha diviso i cittadini del mondo in tre categorie: a)coloro che non condividono; b) quelli che ri-condividono; c) quelli che hanno iniziato a condividere (neo-sharer).Per quanto attiene al patrimonio tutti coloro che appartengono alle queste tre categorie posseggono tendenzialmente, quasi in modo uguale tra loro, una casa. I neo-sharer negli USA sono molto più ricchi della media: il 14% ha un reddito superiore a 100 mila US dollari (rispetto all’8% dell’intera popolazione statunitense). Gli analisti di Credit Suisse fanno notare che questi numeri mostrano in altre parole che la parte della società con il potere di acquisto più forte tenden ad essere attratta dai servizi in condivisione. Questo dato porta a pensare che la condivisione è più un scelta di vita piuttosto che un scelta dettata dal risparmio di denaro. Per quanto attiene al sesso gli sharer sono quasi equamente divisi tra uomini e donne. Per quanto attiene età anagrafica, invece, nella categoria di coloro che non condividono il 24% hanno tra 18 e 34 anni; il 38% ha tra 35/54; il 38% sono over 55. Coloro che ri-condividono invece sono ripartiti cosi: il 18% ha 18/34 anni, il 41% ha 35/54 anni, il 31% sono over 55. I nuovi sharer invece hanno per il 48% 18/34 anni, il 33% 35/54 e il 19% sono over 55.
Per quanto attiene alla motivazione che porta a condividere Credit Suisse si serve nel suo studio di un sondaggio realizzato da Havas nel 2014. Tra 11 mila persone interviste in 29 paesi la società francese ha rilevato che alla base della scelta di utilizzare servizi sharing c’è per la maggioranza (poco meno dell’80%) il desiderio di consumare soltanto quello di cui si ha bisogno. Havas proseguendo in questa ha anche indagato su quali sono gli aspetti che hanno più appeal nella loro scelta di condivisione: il risparmio di denaro è risultato il motivo principale (70%) seguito dal sentirsi utili e dal voler ridurre il carbon foorprint (tra il 40 e il 60% per entrambe le categorie); per il 40% l’appeal è costituito dall’incontrare nuove persone e dal supportare gli altri. Un altro aspetto considerato da Credit Suisse, ricorrendo a una ricerca Nielsen, è quello dei propri beni che le persone sono disposte a condividere: poco meno del 30% vuole condividere beni elettronici, poco più del 25% lezioni o servizi, tra il 20 e il 25% power tools, biciclette, vestiti, oggetti per la casa, equipaggiamenti sportivi e auto. Tra il 15 e il 20% vogliono condividere beni per il camping, forniture e case. Fanalino di coda sono le moto: poco più del 10% sono le persone che le vogliono condividere.

Ecco le 16 società che per Credit Suisse potrebbero beneficiare del boom della sharing economy

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La sharing economy sta certamente influenzando e modificando le abitudini dei consumatori di larga parte del mondo e conseguenzialmente sta attranedo l’interesse di parecchi investitori. In un report del 18 settembre, Credit Suisse ha analizzato, con il lavoro degli analisti Eugene Klerk, Richard Kerseley e Marcello Prato, questo fenomeno fornendo una panoramica dei settori che a loro avviso sono suscettibili di essere colpiti dall’ulteriore espansione dell’economia della condivisione. Gli analisti hanno preso in esame i settori, sotto-settori e le imprese che sono altamente esposte al concetto di condivisione e quelle che possono avere un’esposizione parziale al fenomeno. I settori individuati inizialmente dalla ricerca di Credit Suisse sono quelli del Transport, Travel & Leisure, Business service, Financial e quelli non classificati ma con aderenze al tema della condivisione. Successivamente sono stati individuati i sotto-settori più promettenti: Auto, Insurance, Bicycle, Hotel, Logistic, Recruitment, Office sharing, P2P lending, Pre-owned good e Social media. Infine, per ogni subsector sono state individuate le società quotate in borsa che potrebbero beneficiare del trend positivo della sharing economy.

Ecco l’elenco delle sedici aziende su cui Credit Suisse si aspetta di vedere un effetto positivo dall’aumento del business condiviso: Auto: Avis Budget, Axa e Hertz; Bycicle: JC Decaux e Shimano; Hotel: HomeAway e TripAdvisor; Logistic: Amazon.com; Recruitment: Linkedin; Office sharing: Regus; P2P Lending: LendingClub e Visa; Pre owned good: EBay e MercadoLibre; Social media: Facebook e Yelp.

Nel report vengono spiegate anche le motivazioni che hanno spinto gli analisti della banca svizzera a includere queste società tra quelle che potrebbero risentire positivamente dell’effetto sharing economy. Avis Budget e Hertz potrebbero beneficiare del maggiore utilizzo del car sharing, mentre, Axa potrebbe subire un positivo effetto del fatto che società come Uber potrebbero volere una polizza globale per i propri veicoli. L’espansione del bike sharing potrebbe, invece, portare benefici a JC Decaux in quanto “uno dei più grandi operatori a livello mondiale” e Shimano che da produttore di componenti per bici potrebbe ricevere un beneficio indiretto. Per quanto riguarda il settore Hotel ricadute positive potrebbero esserci su HomeAway e su TripAdvisor che secondo gli analisti potrebbe “ampliare la propria offerta alla condivisione di alloggi”. Per il settore della logistica Amazon.com potrebbe avre un‘espansione nei delivery service e nella  proposta di beni di seconda mano. Per quanto attiene i servizi a supporto del business Linkedin potrebbe avere benefici dal P2P staffing mentre Regus ne potrebbe avere per via della domanda di spazi di lavoro in condivisione. Per il settore finanziario le attenzioni positive si concentrano su LendingClub e Visa come sistemi alternativi ai tradizionali per ottenere finanza. Su EBay e MercadoLibre si scrive che entrambe le aziende potrebbero beneficiare della crescita della condivisione (e vendita) di merci di seconda mano. Infine, Facebook e Yelp possono trarre beneficio dal fatto che le società della sharing economy utilizzano i social media per sviluppare e espandere la propria offerta.