BikeMi continua a crescere

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BikeMi, il servizio di bike sharing del Comune di Milano continua a crescere. In totale negli ultimi 7 giorni sono sei le nuove stazioni aperte in una settimana. Le nuove postazioni, che sono localizzate in Murat-Villani, Piazzale Nizza, Goffredo da Bussero-Fulvio Testi, Suzzani-Arezzo, Piazza Ospedale Maggiore, Ca’ Granda M5- Fulvio Testi, portano a quota 263 il numero complessivo delle stazioni. Quello in arrivo sarà, invece, l’ultimo fine settimana in sella alle junior bike prima della pausa invernale. Il servizio gratuito di bike sharing dedicato ai più piccoli inaugurato a settembre in piazza Castello sarà a disposizione, infatti, fino a domenica 29 novembre e tornerà in primavera. Nei 9 weekend di attività, circa 250 bambini hanno approfittato delle 21 bici in condivisione per girare e divertirsi all’interno del Parco Sempione. Insieme al numero delle stazioni, continua a crescere quello di abbonati e utilizzi a conferma quindi che Milano è in Italia la città leader in tema di sharing economy. Ad oggi sono 43.568 le tessere annuali attive, mentre dall’inizio del 2015 si sono registrati ben 2.865.309 prelievi, con picchi di 15mila utilizzi al giorno. Anche ieri, 25 novembre, nonostante il clima rigido, si sono superati gli 11 mila utilizzi.

Sharing economy, a Milano nasce la casa delle bici elettriche

 

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L’immobile del Comune di Milano di via Messina 50-52 diventerà il centro di ricarica per le bici elettriche di BikeMi. La Giunta comunale ha approvato nei giorni scorsi le linee guida per l’affidamento in locazione a Clear Channel, il gestore del sistema di bike sharing, dell’edificio in parte attualmente utilizzato per il deposito dei veicoli rimossi dalla Polizia Locale e in parte inutilizzato. Le operazioni di ricarica delle e-bike, che oggi vengono effettuate presso i magazzini di Clear Channel fuori Milano, verranno quindi trasferite in città, riducendo i tempi di recupero delle bici scariche dalle stazioni e di sostituzione delle batterie. Tempi ridotti per la ricarica significa tempi più rapidi per il “ricircolo”dei mezzi tra gli utenti. L’energia di ricarica verrà fornita dai pannelli fotovoltaici che verranno posati da Clear Channel sul tetto del palazzo.  Il contratto, della durata di 15 anni, prevede un canone annuo iniziale di 21.000 euro e l’impegno di Clear Channel, che condividerà gli spazi con la Polizia Locale e con il deposito dei veicoli rimossi, ad attuare a proprie spese un progetto di ristrutturazione dell’immobile, oltre alla manutenzione straordinaria e l’adeguamento igienico e tecnologico. In particolare la società dovrà rifare il tetto e dotarlo di pannelli fotovoltaici, realizzare uno spogliatoio per la Polizia Locale, una recinzione di separazione fra lo spazio Bikemi e lo spazio deposito veicoli rimossi, prevedere l’apertura di un nuovo cancello con passo carraio su via Calvino per evitare di entrare in conflitto con le altre attività svolte nello stabile.

“Il futuro delle grandi città è necessariamente a impatto zero – ha detto l’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran -. La diffusione dei mezzi ecologici è uno dei campi in cui in Italia possiamo e dobbiamo fare ancora molto. A Milano i cittadini hanno sviluppato una forte sensibilità alle tematiche ambientali, lo dimostrano anche il successo delle bici e delle auto elettriche in condivisione. Per questo penso che la nostra città possa essere, ancora una volta, il luogo in cui le cose accadono prima che altrove. Anche questa volta possiamo diventare laboratorio di una mobilità a zero emissioni”.

Oltre alle 1.000 biciclette elettriche di BikeMi, utilizzate in media 55mila volte al mese, Milano può contare sulle 250 auto elettriche in sharing (saranno 1.000 entro il 2016) di Share’ngo, che ha recentemente preso in affidamento anche le 27 isole digitali e dei relativi 130 punti di ricarica e conta ad oggi oltre 7.000 utenti. Inoltre, Milano partecipa insieme ad altre 7 città europee (Londra, Madrid, Lisbona, Amsterdam, Rotterdam, Oslo e Stoccolma) al progetto europeo Fr-EVue (Freight Electric Vehicles in Urban Europe), che promuove l’uso di veicoli elettrici per la consegna delle merci nei grandi centri urbani. All’interno di questo progetto si sta sperimentando un servizio di consegna di prodotti farmaceutici destinati alle farmacie ed ospedali presenti in Area C con veicolo elettrico.

Il Bike sharing è di tutti: la polizia recupera una bici BikeMi parcheggiata nel balcone di un’abitazione

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Bikemi – Facebook

La sharing economy si basa sula collaborazione. La storia – di per se curiosa – che ha per oggetto una bici di BikeMi è molto esemplificativa di come la cooperazione e il senso civico possano contribuire a un corretto funzionamento, e quindi sviluppo, dell’economia della condivisione. Lunedì scorso un cittadino ha segnalato all’operatore milanese di bike sharing la presenza, da diverso tempo, di una bici BikeMi nel balcone di un’abitazione privata a Milano. Dopo le opportune verifiche da parte degli ispiettori di BikeMi sul luogo è intervenuta la Polizia Locale dell’Unità di Polizia Giudiziaria che ha proceduto a recuperare il mezzo a a denunciare colui che si era impossessato della bici, che in quanto in sharing, appartiene alla collettività.

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da Bikemi.it – foto della bicicletta BikeMi che sostava nel balcone privato

A Milano si sperimenta la sharing economy a misura di bambino

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Bikemi, il sistema di bike sharing attivo nel Comune di Milano, inaugurerà domenica prossima una rastrelliera che si compone di ventuno biciclette junior. Il servizio vuole essere una sperimentazione. All’interno del Parco Sempione dalle ore 11 del 20 settembre le famiglie avranno la possibilità di testare il servizio Junior Bikemi. La rastrelliera sarà posizionata vicino a Nevicata14 proprio di fianco a una nuova piattaforma di biciclette per adulti. I bimbi nella giornata di domenica potranno quindi insieme ai genitori trascorrere momenti all’interno del polmone verde di Milano e nelle sue immediate vicinanze.
L’iniziativa è certamente lodevole perché va nella direzione delle esigenze degli utenti e dello sviluppo ulteriore dei servizi sharing pensati dal Comune di Milano. Noi di Socialeconomy speriamo che il servizio dopo la fase di test possa progredire e allargarsi in altre zone di Milano magari insieme ad altre iniziative che coniugano l’economia della condivisione con i bambini e le famiglie.

Abbonamento BikeMi + biglietto Expo: fino al 27 ottobre la promozione

La relazione tra i milanesi e la sharing economy è certamente una storia di un grande amore. L’ulteriore conferma arriva da alcuni dati diffusi dal Comune di Milano in cui si analizzano i servizi di sharing a due e quattro ruote.
Per quanto riguarda le biciclette il servizio BikeMi conta oggi 39 Mila abbonati annuali, 6100 settimanali e 25 Mila giornalieri. In totale dal lancio del servizio nel 2009 a luglio 2015 gli abbonamenti brevi sono stati oltre 200 Mila.
Su questi numeri che sanciscono il successo del servizio, che conta 253 stazioni in cui è possibile affittare la bici, si inserisce la promozione legata a Expo: all’acquisto di qualsiasi tipologia di abbonamento BikeMi, se lo si desidera, sarà possibile abbinare, fino al 29 ottobre 2015, un biglietto giornaliero per Expo a un prezzo speciale: 39,90 euro per l’annuale più biglietto, 23,90 euro per il settimanale più biglietto e 19,90 euro per il giornaliero più biglietto. Se si considera che il prezzo standard dell’abbonamento annuale BikeMi è di 36 euro si percepisce subito la convenienza della promozione.
Tornando ai dati diffusi dal Comune da questi emerge che i servizi sharing sia a due che a quattro ruote sono utilizzati più dagli uomini (64% per le bici, 68% per il car sharing) con un età media di 36,5 anni per le auto e 42 anni per le biciclette. Per quanto riguarda il gentil sesso, invece, l’età media delle cicliste in sharing è 39 anni mentre quella delle sharing automobiliste è 34,2 anni. infine, tra le professioni degli utenti BikeMi spiccano con il 35% gli impiegati di entrambi i sessi, seguiti da imprenditori (20,7%), dirigenti (12,6%) e studenti (10,6%).

I milanesi promuovono la mobilità sharing

IMG_9252.PNGDa una ricerca commissionata dal Comune di Milano e realizzata dalla società Swg su un campione di 1.350 soggetti maggiorenni residenti nel Comune di Milano rappresentativo della popolazione emerge che i milanesi apprezzano la mobilità condivisa. Dallo studio, infatti, emerge che oltre l’80% dei residenti nel capoluogo lombardo apprezzano sia il bike sharing – recentemente incrementato con l’introduzione di biciclette a pedalata assistita – sia il car sharing. In particolare, per tutte e due le categorie oltre la metà dei milenesi (52% per le bike sharing e 58% per car sharing) assegna ai servizi un voto tra l’8 e il 10. Nel dettaglio a ritenersi soddisfatti delle biciclette in condivisione sono l’80% degli intervistati, mentre per le auto condivise l’apprezzamento sale all’85%.

Studio SWG per Comune di Milano

Il bike sharing arriva al parco dell’Appia Antica

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Mentre Milano ha da poco festeggiato i 10 milioni di utenti per il Bike sharing BikeMI in altre città il servizio della condivisione della bicicletta ancora stenta. Ma l’economia della condivisione non si ferma comunque, infatti, grazie all’iniziativa di alcuni cittadini i servizi di sharing continuano a proliferare. Tra le ultime forme di economia condivisa è da segnalare l’iniziativa nata dalla collaborazione tra il Comitato per il Parco della Caffarella, EcoBike (Punto Informativo Appia Antica) e GazeBike (Tor Fiscale/Acquedotti) che insieme hanno acquistato 30 biciclette con ruote 28″ e con cambio Shimano 7 velocità per avviare il bike sharing all’interno del parco dell’Appia Antica. Il servizio è attivo ogni domenica al costo di 3 euro all’ora o 15 euro per l’intera giornata.

Parco Regionale dell’Appia Antica – http://www.parcoappiaantica.it/it/notizienew.asp?id=794

Cristina Tajani: “Milano è la prima città in Italia che decide di affrontare pubblicamente e strategicamente il tema della sharing economy”

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Socialeconomy ha intervistato una delle protagoniste della sharing economy in Italia: l’Assessore al Comune di Milano per le Politiche per il Lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca Cristina Tajani.

Assessore Tajani, a dicembre dello scorso anno è stata approvata la delibera sulla sharing economy con l’obiettivo di far diventare Milano una sharing city. Ce ne illustra i punti fondamentali?
La delibera, approvata al 2014, aveva l’obiettivo di fissare delle linee di indirizzo riguardo la sharing economy. Queste linee di indirizzo sono state frutto di un processo partecipativo, attraverso una consultazione online e una serie di eventi pubblici con oltre 200 interlocutori che hanno potuto emendare e modificare il testo proposto. Nel documento finale la sharing economy non è definita come una reazione temporanea alla crisi, ma viene indicata invece come un modo nuovo e diverso di pensare e agire i modelli di sviluppo e il rapporto tra amministrazione e cittadino, dove i soggetti esterni non sono considerati solamente portatori di interesse (stakeholder) in conflitto o in antitesi con il pubblico, ma anche solution holders in grado di co-progettare, e co­gestire pratiche, spazi, beni e servizi. Stabiliscono infine l’importanza per la pubblica amministrazione di dotarsi di un quadro strategico capace di garantire un “ecosistema istituzionale collaborativo” favorevole allo sviluppo di un’economia condivisa che sia regolata, inclusiva e sostenibile, secondo obiettivi comuni, individuando i criteri secondo i quali è possibile definire l’economia della condivisione”.

Nel documento approvato dal Comune, sembra di leggere una lodevole dichiarazione di intenti e buoni propositi; come si potrà passare alla fase operativa?
Milano è la prima città in Italia che decide di affrontare pubblicamente e strategicamente il tema della sharing economy. Il confronto pubblico avviato costituisce quindi di fatto una anticipazione di quanto ci si auspica possa avvenire a breve anche a livello nazionale, ma sono stati compiuti passi anche molto operativi.
In seguito alla delibera abbiamo infatti aperto un bando per l’istituzione di un albo degli operatori della sharing economy milanese. Questa rete di operatori, che al momento conta 43 soggetti e 33 esperti, ma a cui è sempre possibile aderire, è stata oggetto di incontri dedicati e dell’apertura di un avviso pubblico per l’assegnazione di uno spazio fisico dedicato, una “casa della collaborazione” a disposizione dei soggetti che, in rete o singolarmente, vorranno animarlo fornendo servizi di sportello informativo, organizzando incontri, eventi e dibattiti sul tema.

L’Amministrazione di Seoul, considerata la città più sharing al mondo, tra le varie iniziative ha stanziato 50 milioni di won (US$ 240.000) per sostenere le spese di 10 sharing enterprise. Avete intenzione di fare cose simili? sosterrete economicamente lo sviluppo dell’economia della condivisione?
Al momento l’investimento da parte dell’amministrazione è stato in termini di risorse umane dedicate a questo fenomeno e fisiche (la casa della collaborazione di cui sopra). Il confronto costante con questa rete ci sta dimostrando infatti che al di là degli investimenti di risorse economiche (molto difficili in un periodo di crisi e di taglio dei trasferimenti) quello che è in grado di fare la differenza è la creazione di un ecosistema economico e culturale in grado di legittimare la sharing economy e di favorirne lo sviluppo. Per questo come istituzione siamo impegnati a sostenerla, riconoscerla, “sistematizzarla”. Il successo di questo albo e l’adesione di tanti operatori ci dice che stiamo andando nella direzione giusta.

A Seoul si condivide anche l’arte e la cultura, Living Art Creative Center è uno spazio creativo dedicato all’educazione dell’arte e della scrittura. Milano sharing city abbraccerà anche il mondo dell’arte?
La piattaforma di “EXPO in città” – creata su iniziativa del Comune e della Camera di Commercio in maniera “collaborativa” – con oltre 20.000 eventi in cartellone gratuiti e diffusi in città è l’esempio di come anche l’ambito della cultura può essere interessato in maniera significativa dalla sharing economy. Ma sono molte le piattaforme, per esempio legate al crowdfunding, che fanno propria l’ottica collaborativa per risolvere alcuni problemi strutturali nel panorama dell’economia legata alla cultura: quella della mancanza di fondi e di spazi e la difficoltà di fare promozione.

Alcuni mesi fa a proposito del quadro regolatorio della sharing economy ha dichiarato a La Repubblica “si può lavorare con il governo per cambiare  quelle [nda le norme] che risultano obsolete”. Non le sembra che così si corra il pericolo di ingessare il settore e magari fissare delle regole ad hoc che potranno risultare sfavorevoli soltanto a alcuni operatori e non a altri?
In questo momento a livello nazionale non ci sono regole né una legge nazionale che definisca cos’è la sharing economy configurandone le opportunità ma anche i limiti e le regole. Io credo che, se da una parte è senza dubbio importante sostenere lo sviluppo di questo nuova economia lasciandola libera di esprimersi e di definirsi, nel momento in cui queste pratiche entreranno in conflitto e in concorrenza con l’economia tradizionale (come già avviene nel caso della mobilità e delle strutture ricettive in varie città) non si potrà non porsi la questione di normare un mercato che rischia di subire meccanismi distorsivi e di produrre ineguaglianze.

Per Expo avete incrementato il numero delle postazioni di bike sharing?
Per consentire di arrivare all’Esposizione in bicicletta le stazioni del Bikemi sono state portate fino a Cascina Merlata. Sono state poi introdotte le bici elettriche per favorirne l’utilizzo su distanze maggiori e alle persone con più difficoltà. Lo sviluppo del Bikemi in questi anni si è sviluppato fino ad arrivare a 36.000 abbonamenti annuali e a 226 stazioni disponibili mentre è di questi giorni la notizia dell’apertura dello scooter sharing in collaborazione con la compagnia Enjoy.

I tassisti si sono fortemente opposti ad alcuni operatori dei trasporti nati all’insegna della sharing economy. Come pensate di riuscire far convivere i servizi old economy con quelli della sharing economy?
La nostra scelta politica è quella di aiutare e sostenere soprattutto le realtà più piccole che fanno più fatica ad emergere, perché il fenomeno della sharing economy è tutt’ora in fase di crescita e di definizione e come ricordavo prima non esiste una legislazione nazionale che stabilisca cosa sia economia collaborativa e cosa no. Per quanto riguarda realtà più grandi stiamo lavorando insieme ad alcune di esse e ad altri settori dell’amministrazione per rendere i meccanismi di condivisione sempre più trasparenti prevenendo eventuali zone grigie, soprattutto per quanto riguarda la tassazione. Per esempio nel caso di AIRBNB stiamo lavorando insieme al settore turismo per semplificare la procedura di pagamento delle tasse di soggiorno degli utenti che utilizzano questa piattaforma per trovare un appartamento nel quale soggiornare in città.

Quali servizi sharing utilizza personalmente? Quali vorrebbe utilizzare?
Utilizzo il Bikemi perché amo la bicicletta e la trovo un modo molto utile non solo per spostarsi in città ma per guardarla con occhi diversi, per il futuro credo che quando alcuni amici con figli piccoli verranno a trovarmi in autunno per visitare l’esposizione universale utilizzeremo “CIAO MaMI” una app sviluppata da studenti delle Civiche scuole del Comune che consente alle mamme e ai papà di poter usufruire gratuitamente di passeggini, carrozzine e altre facilitazioni utili ai bambini, messi a disposizione e in condivisione dai genitori milanesi. Ne ho parlato con i miei amici che erano dubbiosi riguardo alla visita di Expo con bambini piccoli e ne sono rimasti entusiasti.

Milano negli anni ha perso quasi totalmente le sue industrie, qualche anno fa si è cercato di farla diventare la capitale italiana delle startup (personalmente non crediamo che il progetto abbia sortito effetti concreti, ma ben felici di essere smentiti) non c’è il pericolo che possa succedere la stessa cosa anche per Milano sharing city?
Per quanto riguarda le startup, per citare solo quelle a vocazione innovativa, a fine marzo 2015 quelle iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese erano 3.711, in aumento di 532 unità rispetto alla fine di dicembre (+16,7%). Impiegavano circa 18.000 lavoratori (14.862 soci e 3.025 dipendenti), quasi 3.000 unità in più rispetto al trimestre precedente. Queste sono soltanto alcune delle evidenze contenute nel terzo numero del report strutturale curato da Infocamere che evidenzia comunque un quadro fortemente dinamico delle nostre startup, soprattutto nel contesto italiano.
Per quanto riguarda la sharing economy, pur non potendo prevedere il futuro, non possiamo non registrare che i cambiamenti in atto, anche a seguito della crisi economica, difficilmente potranno subire un’inversione di rotta significativa; sono infatti convinta che sia proprio il paradigma culturale individualista a essere in crisi, così come il concetto di possesso e di produzione infinita di beni, diventato insostenibile. Credo inoltre che al di là dell’andamento del fenomeno a cui assisteremo in futuro, la sharing economy si inserisca molto bene nella filosofia di un’amministrazione, come quella milanese, solidale, innovativa ma anche inclusiva, che ha l’obiettivo di ridurre le diseguaglianze e di garantire il benessere di tutti i cittadini. Condividendo.

La #sharingeconomy a Milano (e non solo)

Milano è certamente una città in cui molto può essere condiviso. SocialEconomy, utilizzando anche la mappatura delle realtà italiane attive nella sharing economy fatta da Collaboriamo.org, ha realizzato una infografica che mostra tutto quanto si può condividere (gratuitamente o a pagamento) all’ombra del Duomo (e non solo).

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