Più di 1 milione di persone hanno scelto Airbnb per il Capodanno 2016

  
Airbnb, uno dei colossi della sharing economy, ha annunciato che più di 1 milione di persone hanno scelto un alloggio sul suo marketplace per trascorrere il Capodanno 2016. In totale i viaggiatori, aventi 170 diverse nazionalità, hanno scelto una meta Airbnb in 150 paesi. Scendendo nei particolari circa 47.000 persone hanno soggiornato a New York City, 45.000 – Parigi, 35.000 a Londra e 25.000 a Sydney, Tokyo, Berlino, Barcelona, Amsterdam, Roma e Miami. Il Giappone è il Paese che per le vacanze del Capodanno 2016 ha fatto segnare la maggiore crescita rispetto all’anno precedente: tre città giapponesi, infatti, sono nella top 10 delle destinazioni che hanno visto il maggior incremento percentuale delle prenotazioni rispetto al 2015. Fukuoka è in cima alla lista con un aumento del 1.287% delle preferenze mentre Osaka e Kyoto hanno visto aumentare le prenotazioni rispettivamente del 678% e del 417%. L’America Latina è un’altra regione del mondo che, guidata dal grande interesse per Cuba, sta diventando sempre più popolare su Airbnb. Altre mete del Sud America preferite dai viaggiatori Airbnb sono state le spiagge di di Acapulco in Messico e Guaruja in Brasile. Venendo all’Europa i principali incrementi rispetto all’anno scorso hanno riguardato Carcassonne, Perpignan, Opal Coast e il Sud della Bretagna in Francia e la Foresta Nera in Germania. Le tipologie di abitazioni scelte dai guest Airbnb per Capodanno comprendono anche alloggi particolari come le capanne nel bosco, imbarcazioni, castelli e isole private. Tra le mete prescelte, da venti viaggiatori Airbnb, figura anche la leggendaria Isola di Pasqua. Gli alloggi più costosi prenotati sul principale marketplace turistico della sharing economy per il Capodanno 2016 sono stati in Repubblica Dominicana, Saint-Barthélemy e Vail e Steamboat Springs in Colorado negli USA dove per una notte sono stati spesi oltre US$ 4.000. I dati resi noti da Airbnb, confermano l’enorme interesse nel mondo per il fenomeno degli alloggi condivisi e di come la sharing economy sta aiutando l’ulteriore sviluppo del turismo e dei viaggi. Sempre la stessa Airbnb aveva reso noto a dicembre 2015, come SocialEconomy via aveva raccontato, che oltre 250 Mila persone avevano scelto un alloggio della società californiana per trascorrere il weekend del Thanksgiving. 

Più di 1 milione di persone hanno scelto Airbnb per il Capodanno 2016

  
Airbnb, uno dei colossi della sharing economy, ha annunciato che più di 1 milione di persone hanno scelto un alloggio sul suo marketplace per trascorrere il Capodanno 2016. In totale i viaggiatori, aventi 170 diverse nazionalità, hanno scelto una meta Airbnb in 150 paesi. Scendendo nei particolari circa 47.000 persone hanno soggiornato a New York City, 45.000 – Parigi, 35.000 a Londra e 25.000 a Sydney, Tokyo, Berlino, Barcelona, Amsterdam, Roma e Miami. Il Giappone è il Paese che per le vacanze del Capodanno 2016 ha fatto segnare la maggiore crescita rispetto all’anno precedente: tre città giapponesi, infatti, sono nella top 10 delle destinazioni che hanno visto il maggior incremento percentuale delle prenotazioni rispetto al 2015. Fukuoka è in cima alla lista con un aumento del 1.287% delle preferenze mentre Osaka e Kyoto hanno visto aumentare le prenotazioni rispettivamente del 678% e del 417%. L’America Latina è un’altra regione del mondo che, guidata dal grande interesse per Cuba, sta diventando sempre più popolare su Airbnb. Altre mete del Sud America preferite dai viaggiatori Airbnb sono state le spiagge di di Acapulco in Messico e Guaruja in Brasile. Venendo all’Europa i principali incrementi rispetto all’anno scorso hanno riguardato Carcassonne, Perpignan, Opal Coast e il Sud della Bretagna in Francia e la Foresta Nera in Germania. Le tipologie di abitazioni scelte dai guest Airbnb per Capodanno comprendono anche alloggi particolari come le capanne nel bosco, imbarcazioni, castelli e isole private. Tra le mete prescelte, da venti viaggiatori Airbnb, figura anche la leggendaria Isola di Pasqua. Gli alloggi più costosi prenotati sul principale marketplace turistico della sharing economy per il Capodanno 2016 sono stati in Repubblica Dominicana, Saint-Barthélemy e Vail e Steamboat Springs in Colorado negli USA dove per una notte sono stati spesi oltre US$ 4.000. I dati resi noti da Airbnb, confermano l’enorme interesse nel mondo per il fenomeno degli alloggi condivisi e di come la sharing economy sta aiutando l’ulteriore sviluppo del turismo e dei viaggi. Sempre la stessa Airbnb aveva reso noto a dicembre 2015, come SocialEconomy via aveva raccontato, che oltre 250 Mila persone avevano scelto un alloggio della società californiana per trascorrere il weekend del Thanksgiving. 

I servizi di concierge on demand possono spingere il mercato dell’home sharing

Logo_Bnbsitter_300dpi_alphaUn studio condotto da Bnbsitter, la startup che fornisce servizi di concierge on demand a tutti coloro che desiderano affittare un alloggio a breve termine, ha messo in evidenza come i proprietari di beni in affitto possano aumentare i propri ricavi, delegando le attività di gestione immobiliare. Secondo una ricerca condotta su 2.000 host in tredici città, gestendo in outsourcing le attività quotidiane più banali, ma dispendiose in termini di tempo – consegna delle chiavi, check-in e check-out, pulizie, lavanderia, servizi di approvvigionamento e coordinamento degli ospiti – i proprietari possono immediatamente aumentare i propri ricavi fino al 30%. L’aumento stimanto dalla ricerca è legato a due fattori. In primo luogo, è possibile ottenere un risparmio fino al 50%, semplicemente concentrandosi sulla gestione smart delle proprietà. Utilizzando servizi on demand, invece di agenzie tradizionali, i proprietari possono evitare vincoli contrattuali a lungo termine, pagando di volta in volta solo per i servizi di cui hanno bisogno.  In secondo luogo, i ricavi possono essere potenziati grazie alla rapidità con cui l’immobile ritorna disponibile per un nuovo cliente. La tempestività e efficienza con cui i servizi di pulizia e rifornimento vengono effettuati permettono infatti di rendere immediatamente disponibile l’appartamento per l’ospite successivo, senza dispersione di tempo tra un cliente e l’altro. I dati evidenziano che sono necessarie di solito fino a 48 ore per la preparazione di un appartamento per un nuovo inquilino. Con i servizi on demand, invece, i turisti in arrivo possono essere accolti nello stesso giorno degli ospiti in partenza, generando un aumento mensile di ricavi del 15%. Biagio Tumino, co-fondatore e COO di Bnbsitter ha così commentato lo studio: “Fino ad ora i proprietari di immobili affidavano questi compiti ad agenzie tradizionali, ma spesso venivano scoraggiati dai costi elevati e dall’impressione di poter guadagnare di più occupandosi in autonomia di queste attività. In realtà però, nel mercato degli affitti, l’outsourcing degli aspetti operativi quotidiani o dei lavori più dispendiosi in termini di tempo, permette ai proprietari di concentrarsi su elementi di maggiore impatto e valore, dedicandosi di più all’attività di promozione rivolta ai turisti, così come alla propria la vita di tutti i giorni”.

I dati di Bnbsitter arrivano nel momento in cui è crescente il dibattito sulle positive ricadute economiche generate dalle piattaforme di affitto a breve termine che SocialEconomy vi sta raccontando nel suo “viaggio” a puntate alla scoperta dell’impatto economico che Airbnb, uno dei principali player della sharing economy, sta avendo sulle economie delle principali citta in cui è presente (UK ,Berlino, Madrid, Barcellona e Atene). Nel giugno 2013, infatti, Airbnb ha annunciato i risultati di uno studio che ha valutato l’impatto economico di turisti e host di Airbnb a livello globale. I risultati hanno rivelato un impatto significativo nelle città di tutto il mondo: nel Regno Unito, ad esempio, Airbnb ha generato un indotto di $ 824milioni e creato 11.600 posti di lavoro; a Parigi ha prodotto un giro d’affari di 185 milioni di € e generato occupazione per 1.100 persone nell’arco di un anno.  Lo studio ha anche rivelato che l’attività di hosting a breve termine stimola i residenti delle città a sviluppare attitudini imprenditoriali e scegliere forme non tradizionali di lavoro. In particolare, il settore si sta rivelando particolarmente vitale per liberi professionisti o lavoratori part-time, che costituiscono una percentuale significativa della community di Airbnb (il 42% nel Regno Unito). Dagli affitti hanno potuto infatti generare un reddito supplementare utile ad integrare quello prodotto dal lavoro. Il risparmio e il potenziale aumento del 30% delle entrate che i servizi on demand possono abilitare si stanno rivelando una grande opportunità per questo segmento della forza lavoro, finanziariamente più precario.

Airbnb, US$ 824 milioni l’impatto economico nel Regno Unito

  
Dopo Atene, Barcellona e Madrid e Berlino, il viaggio di SocialEconomy alla scoperta dell’impatto economico generato da Airbnb – uno dei principali player della sharing economy – nelle principali città del mondo riparte dal Regno Unito. La principale piattaforma di home sharing ha realizzato uno studio in cui ha analizzato l’impatto economico, relativo al 2013, derivante dalla sua presenza nel Paese della Regina Elisabetta II . Il report mostra che complessivamente Airbnb ha generato un effetto economico complessivo sull’intera Nazione di US$ 824 milioni e ha supportato 11.600 posti di lavoro. Lo studio evidenzia che l’80% degli host Airbnb presenti in UK affitta la casa in cui vive e utilizza i soldi guadagnati con l’attività di home sharing per “contrastare” il sempre crescente caro vita e per finanziarsi le spese correnti. Il padrone di casa UK che offre la propria abitazione sulla piattaforma USA guadagna in media US$ 4.600 affittandola per trentatre notti all’anno. Circa il 42% degli host UK sono liberi professionisti o lavoratori part-time che utilizzano quanto guadagnato grazie a Airbnb per finanziare la propria attività lavorativa. Come per le altre città già analizzate nelle precedenti tappe del viaggio di SocialEconomy, chi sceglie di alloggiare in una casa Airbnb soggiorna di più rispetto alla media dei viaggiatori che scelgono strutture tradizionali (4,6 notti contro la media di 3,1) spendendo in media US$ 1.496 rispetto ai US$ 713 dei turisti tradizionali. Scendendo nel dettaglio di alcune città a Londra il 72% degli immobili Airbnb sono localizzati al di fuori delle principali aree in cui sono presenti hotel e il 41% del totale delle spese fatte durante il proprio soggiorno rimane nei quartieri in cui si trova la casa. I quartieri più gettonati nella capitale inglese sono quelli di Camden, Greenwich, Hackney, Islington, Southwark, and Richmond upon Thames. Passando alla Scozia, a Edimburgo il 78% delle abitazioni Airbnb si trovano al di fuori delle aree principali degli alberghi e il 44% delle spese effettuate dei viaggiatori vengono fatte nel quartiere in cui alloggiano. I guest che si recano nella capitale scozzese preferiscono solitamente i quartieri di Old Town, New Town e North East.

Airbnb, 100 milioni di euro l’impatto economico su Berlino.

berlinoDopo Atene, Barcellona e Madrid, il viaggio di SocialEconomy alla scoperta dell’impatto economico generato da Airbnb nelle principali città del mondo oggi fa tappa a riparte a Berlino. La principale piattaforma di home sharing ha realizzato uno studio che analizza l’impatto economico derivante dalla sua presenza nel biennio 2012-2013 nella capitale tedesca.
Il report mostra che Airbnb ha generato un effetto economico complessivo sulla città di 100 milioni di euro nei due anni considerati. Lo studio ha anche riscontrato che Airbnb, uno degli attori principali della sharing economy,  è una fonte importante di reddito per i residenti locali che utilizzano la piattaforma: quasi la metà dei 5.600 host Airbnb presenti a Berlino hanno entate inferiori al reddito medio delle famiglie della città della Porta di Brandeburgo che è pari a 1650 Euro, inoltre, il 45% degli host totali ha una famiglia monoreddito. Il 48% dei padroni di casa Airbnb di Berlino utilizza i soldi che guadagna con l’attività di hosting per pagare le spese correnti quali l’affitto o il mutuo. Dalla ricerca emerge, inoltre, che i guest Airbnb, che nel biennio 2012-2013 sono stati oltre 65 mila,  spendono più tempo e più denaro rispetto ai viaggiatori che allogiano nei tradizionali hotel: chi sceglie la piattaforma californiana soggiorna in media 6,3 notti spendendo circa 845 € contro le 2,3 notti e i 473 Euro spesi da coloro che scelgono l’hotel. Infine, nel report si evice che il 77% delle strutture Airbnb sono localizzate fuori dalla zona nella quali sono presenti gli alberghi quindi i vantaggi in termini economici si riverberano anche sulle zone meno turistiche quali ad esempio i quartieri di Neukölln, Kreuzberg e Wedding. Il dato è importante perche 311 Euro (sui 473 totali) spesi in media dal cliente Airbnb rimagono nel quartiere dove si trova l’abitazione scelta per soggiornare a nella capitale della Germania.

La classifica delle 15 città con più biciclette in sharing al mondo (clicca sul titolo per vederla)

SocialEconomy, sulla base dei dati disponibili su Wikipedia ha stilato la classifica delle 15 città con il maggior numero di biciclette disponibili in sharing. Dalla classifica sono state escluse le città cinesi a eccezione di Pechino e Shangai. Ecco la classifica

1.Shangai – 19.165 biciclette

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2. Pechino 16.000 biciclette

3.Parigi – 14.500 biciclette

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4. Londra – 9.700 biciclette

5. Mexico city – 6.500 biciclette

6. New York – 6.300 biciclette

7. Taipei – 6.046 biciclette

8. Barcellona – 6.000 biciclette

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9. Montreal 5.120 biciclette

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10. Chicago 4.680 biciclette

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11. Milano 4.650 biciclette

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12. Bruxelles 4.115 biciclette

13. Lione 3.200 biciclette

14. Monaco di Baviera – 3.000 biciclette

15. Varsavia 2.950 biciclette

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Airbnb: $175 milioni di dollari l’impatto economico su Barcellona

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Il viaggio di SocialEconomy alla scoperta delle ricadute economiche derivanti dalla presenza di Airbnb nelle principali città del mondo oggi riparte da Barcellona.
La principale piattaforma di home sharing ha realizzato uno studio che analizza l’impatto economico derivante dalla sua presenza nel 2014 nella capitale catalana.
Il report mostra che Airbnb ha generato un effetto economico complessivo di 175 milioni di dollari US in un solo anno e sostenuto più di 4.310 posti di lavoro.
Lo studio ha anche riscontrato che Airbnb è una fonte importante di reddito per i residenti locali che utilizzano la piattaforma: il 75% di tutti gli host Airbnb di Barcellona ha entrante pari o inferiori al reddito medio delle famiglie della Catalogna. Il 60% dei padroni di casa Airbnb di Barcellona utilizza i soldi che guadagna con l’attività di hosting per pagare le spese correnti, mentre, il 53% dei 4000 host dichiara che quanto guadagnato è servito per rimanere a vivere nelle delle proprie abitazioni.
Dalla ricerca emerge, inoltre, che Airbnb contribuisce a attrarre su Barcellona nuovi turisti: il 61% degli ospiti che hanno scelto la piattaforma si trovavano, infatti, per la prima volta nella città dei catalani. Tra le motivazioni che hanno portato i viaggiatori a scegliere un alloggio Airbnb spicca con il 96% il desiderio di vivere come un locale; tra gli altri motivi si segnalano la voglia di esplorare un quartiere specifico (80%) e il turismo culturale (76%).
A livello di presenza in città gli ospiti Airbnb rimangono 2,4 volte di più e spendono 2,3 volte più rispetto ai turisti tradizionali. In particolare, riguardo ai soldi spesi durante il soggiorno emerge che il 45% dei soldi viene utilizzato per acquisto all’interno del quartiere dove è localizzato l’alloggio.

Uber ti porta il pasto a domicilio

Forse non sono in tanti a saperlo ma Uber, la società californiana che con la sua app sta rivoluzionando il mondo della mobilità, ha da qualche mese lanciato UberEATS, il servizio di consegna di pasti a domicilio. UberEATS, che dopo una prima fase di sperimentazione si sta espandendo celermente in parecchie delle principali statunitensi, al momento è attivo a Atlanta, Austin, Chicago, Los Angeles, New York, San Francisco, Toronto, Whashington DC e in Europa a Barcellona. La città catalana insieme a Los Angeles era stata subito scelta da Uber fin dalla fase di sperimentazione del servizio. Il funzionamento è molto semplice: tramite la app tradizionale Uber quando ci si trova all’interno delle aree coperte dal servizio verrà visualizzata una icona raffigurante un piatto, dopo averla cliccata si sceglierà il luogo di consegna e il piatto desiderato che in pochi minuti, cosi assicura UberEATS, sarà sulla tavola del cliente. I piatti sono preparati da ristoranti in grado di garantire i migliori sapori locali. Il menu cambia tutti i giorni cosi da offire ai clienti Uber la possibilità di gustare sempre qualcosa di nuovo. Il costo dei menu acquistabili è variabile, mentre la consegna costa US$ 3 (US$ 4 per New York) ed è indipendente dal numero dei piatti da ordinare. Nel caso di ordini multipli effettuati contestualmente (ad esempio il classico pranzo tra colleghi di ufficio) tramite una specifica funzione dell’app sarà possibile dividere il conto in modo semplice e immediato cosi da parmettere a ognuno dei commensali di pagare quanto ordinato. In uno dei post fatti da Uber sul proprio blog la società USA ha informato che il servizio sta riscuotendo parecchi consensi: continuano a crescere il numero dei ristoranti che aderisce all’iniziativa e i tempi di consegna si stanno riducendo. Inoltre, recentemente, a Los Angeles è stato anche aggiunto il servizio brunch durante il fine settimana.