A Milano sorgerà un distretto smart e sharing 

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Milano si conferma una delle città più virtuose in tema di sharing economy e smart city. Un distretto smart a energia zero. È questo il cuore del progetto Sharing Cities che nei prossimi cinque anni vedrà la collaborazione tra Milano, Londra e Lisbona, presentato all’Urban center  ieri dall’assessore Cristina Tajani (Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca), assieme all’assessore Alessandro Balducci (Urbanistica), all’assessore Pierfrancesco Maran (Mobilità e Ambiente) e a Donatella Sciuto, Prorettore del Politecnico di Milano. Il consorzio formato dalle tre città si è infatti aggiudicato il bando europeo “Soluzioni per città e comunità intelligenti che integrano i settori dell’energia, trasporti e ICT attraverso progetti pilota”, inserito all’interno del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020. Sharing Cities coinvolge Londra (capofila del progetto), Milano e Lisbona e le tre città follower Bordeaux, Burgas e Varsavia, che replicheranno i modelli proposti dalle città a guida del consorzio, e si propone di adottare un approccio innovativo per rispondere ad alcune delle principali sfide ambientali: come abbattere le emissioni di carbonio di edifici e mezzi di trasporto e come migliorare la qualità dell’aria. “Siamo orgogliosi di aver raggiunto questo risultato assieme a Londra e Lisbona – ha commentato l’assessore alle Politiche per il lavoro e Sviluppo economico Cristina Tajani -. Per noi adesso comincia una grande sfida, che è al tempo stesso un’opportunità per la città. Gli interventi previsti si concentreranno nell’area tra Porta Romana e Vettabbia, già in fase di riqualificazione. Questa sarà la zona pilota su cui lavoreremo con una serie di azioni che in futuro potrebbero essere estese ad altri distretti della città. Collaboreremo con i nostri partner di progetto per rendere il distretto individuato sempre più smart e lo faremo coinvolgendo attivamente i cittadini”.”Questo progetto – ha aggiunto l’assessore all’Urbanistica Alessandro Balducci – si svilupperà in una parte di Milano in grande trasformazione grazie alla straordinaria operazione voluta dalla Fondazione Prada, al nuovo campus universitario della Bocconi, all’intervento Symbiosis che si inseriscono in un tessuto urbano esteso da aree semicentrali alla periferia. L’applicazione, con una forte regia pubblica, dell’approccio smart-city a questo brano di città consentirà di dare supporto e mettere in rete una serie di interventi di grande interesse, rendendolo un laboratorio di trasformazione ed innovazione per l’intera città”. “La nostra città sul tema delle sharing cities ha conosciuto negli ultimi 3 anni un’evoluzione straordinaria – ha sottolineato l’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran – e nei prossimi 5-10 anni sarà ancora più evidente. Abbiamo affiancato alle infrastrutture beni immateriali come i mezzi di trasporto in condivisione, che sono ormai entrati a far parte delle abitudini quotidiane dei cittadini. Il prossimo passo sarà personalizzare i servizi in base alle esigenze di chi li usa. Questo progetto, che ha visto il coinvolgimento di Comune, associazioni, università ed enti privati, va proprio in questa direzione, individuando i servizi di sharing di cui i residenti del quartiere Porta Romana/Vettabbia avranno bisogno nei prossimi anni. E’ un progetto ambizioso, in cui Milano si dimostra ancora una volta avanguardista a livello nazionale e internazionale”. Il progetto riceverà un contributo europeo complessivo di 25 milioni di euro. Circa 8,6 milioni saranno destinati al partenariato locale della città di Milano e di questi circa 2,1 milioni di euro saranno introitati dal Comune. Tre gli ambiti di lavoro attorno a cui si snoderà Sharing Cities: un ambito dedicato alle persone, che prevede attività di coinvolgimento dei cittadini per la co-creazione di servizi di condivisione a integrazione del quartiere. Per incentivare la partecipazione attiva sarà anche sviluppato un sistema premiante per incoraggiare comportamenti virtuosi. L’ambito dedicato al luogo si concentrerà sulle misure di efficientamento energetico degli edifici. Sono previsti interventi su 5 edifici di proprietà mista e su 2 edifici pubblici del complesso di via San Bernardo, per un totale di 25mila mq di unità residenziale. Inoltre saranno sviluppati sistemi di gestione energetica integrata e installati 300 lampioni intelligenti wi-fi dotati di sensori di vario tipo.  Saranno messe in campo anche nuove modalità di sharing mobility: a disposizione degli abitanti del distretto ci saranno 60 veicoli di car sharing elettrico disponibili in strada più due auto a disposizione del car sharing condominiale, 150 bici elettriche per un totale di 14 nuove stazioni, 76 punti di ricarica di colonnine elettriche (20 a ricarica rapida), 125 stalli di parcheggio intelligenti e 10 veicoli elettrici condivisi destinati al trasporto merci.  Infine un ambito sarà dedicato allo sviluppo di una piattaforma urbana di condivisione per la gestione dei dati provenienti da una vasta gamma di fonti (ad esempio i sensori o le statistiche tradizionali) e si avvarrà di uno standard comune da replicare su diverse città. Per la realizzazione di Sharing Cities, il Comune di Milano potrà contare sull’apporto di numerosi partner: Fondazione Politecnico di Milano, AMAT, ATM, Politecnico di Milano, Poliedra, Cefriel, Teicos UE S.r.l., Future Energy , Kiunsys S.r.l., NHP S.r.l, Legambiente Onlus, Ricerca sul Sistema Energetico (RSE SPA), A2A S.p.A., A2A Reti Elettriche, Selene, Siemens Spa.

“La tecnologia come fattore abilitante – ha commentato infine il Prorettore del Politecnico di Milano Donatella Sciuto – capace di innovare processi, prodotti e servizi e di supportare i comuni e le amministrazioni locali nella co-progettazione di una città intelligente: è questo l’impegno assunto con determinazione dal Politecnico di Milano e il suo ruolo all’interno del progetto Sharing Cities. Il Politecnico di Milano, prima università tecnica in Italia, è per la città di Milano un grande laboratorio di sperimentazione e di innovazione, un forte collante tra i soggetti che contribuiscono alla definizione di smart city: governo e istituzioni, cittadini, sistema delle imprese e aziende”.

A Milano il primo bike sharing in Italia per bambini

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Anche se ancora i numeri non sono stati diffusi c’è indubbiamente un grande entusiasmo per il primo bike sharing in Italia per bambini, avviato il 20 settembre a Milano. Junior BikeMi al momento conta ventuno biciclette, a disposizione di tutti i bambini tra i 5 e gli 11 anni, per girare e divertirsi all’interno del Parco Sempione (in fase di avvio le bici per i piccoli potranno essere prelevate il sabato e la domenica dalle 9 alle 19).
Con questa iniziativa Milano conferma la propria leadership in tema di sharing city. L’inaugurazione del servizio è avvenuta alla presenza del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, dell’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran e di Sergio Verrecchia di Clear Channel.
“Possiamo ormai dire che Milano va a due ruote. I nostri bambini e ragazzi sulle bici di BikeMi sono una bella immagine di gioia. Una novità unica nel panorama italiano – ha dichiarato il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia –che dimostra il nostro impegno verso i più piccoli. A Milano è nato e sta crescendo giorno dopo giorno un nuovo modello di mobilità in condivisione, che si differenzia non solo per i numeri, ma anche e soprattutto per la qualità dei servizi messi in campo. Bambini e genitori insieme potranno divertirsi, rispettando l’ambiente ed è questa la miglior fotografia di una città sostenibile e vivibile”.
“Dopo il successo delle bici a pedalata assistita, si aggiunge un nuovo tassello all’offerta di mobilità sostenibile in città. BikeMi cresce ancora, dimostrandosi un sistema solido e tra i più avanzati a livello europeo”, ha affermato l’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran“.
Clear Channel, realizzatore e sponsor del servizio, per bocca di Sergio Verrecchia ha dichiarato che “L’intenzione è di offrire una piccola e simbolica opportunità di educazione ambientale ai milanesi del futuro, per una città sempre più ecosostenibile. È una prima sperimentazione che potrà a breve allargarsi anche con altre stazioni”.
Ad oggi BikeMi – con 3.650 biciclette tradizionali, 1.000 a pedalata assistita, 255 stazioni e una media di 12.000 prelievi al giorno – compete con i più grandi sistemi di bike sharing europei, come quelli di Parigi e Berlino.

Cristina Tajani: “Milano è la prima città in Italia che decide di affrontare pubblicamente e strategicamente il tema della sharing economy”

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Socialeconomy ha intervistato una delle protagoniste della sharing economy in Italia: l’Assessore al Comune di Milano per le Politiche per il Lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca Cristina Tajani.

Assessore Tajani, a dicembre dello scorso anno è stata approvata la delibera sulla sharing economy con l’obiettivo di far diventare Milano una sharing city. Ce ne illustra i punti fondamentali?
La delibera, approvata al 2014, aveva l’obiettivo di fissare delle linee di indirizzo riguardo la sharing economy. Queste linee di indirizzo sono state frutto di un processo partecipativo, attraverso una consultazione online e una serie di eventi pubblici con oltre 200 interlocutori che hanno potuto emendare e modificare il testo proposto. Nel documento finale la sharing economy non è definita come una reazione temporanea alla crisi, ma viene indicata invece come un modo nuovo e diverso di pensare e agire i modelli di sviluppo e il rapporto tra amministrazione e cittadino, dove i soggetti esterni non sono considerati solamente portatori di interesse (stakeholder) in conflitto o in antitesi con il pubblico, ma anche solution holders in grado di co-progettare, e co­gestire pratiche, spazi, beni e servizi. Stabiliscono infine l’importanza per la pubblica amministrazione di dotarsi di un quadro strategico capace di garantire un “ecosistema istituzionale collaborativo” favorevole allo sviluppo di un’economia condivisa che sia regolata, inclusiva e sostenibile, secondo obiettivi comuni, individuando i criteri secondo i quali è possibile definire l’economia della condivisione”.

Nel documento approvato dal Comune, sembra di leggere una lodevole dichiarazione di intenti e buoni propositi; come si potrà passare alla fase operativa?
Milano è la prima città in Italia che decide di affrontare pubblicamente e strategicamente il tema della sharing economy. Il confronto pubblico avviato costituisce quindi di fatto una anticipazione di quanto ci si auspica possa avvenire a breve anche a livello nazionale, ma sono stati compiuti passi anche molto operativi.
In seguito alla delibera abbiamo infatti aperto un bando per l’istituzione di un albo degli operatori della sharing economy milanese. Questa rete di operatori, che al momento conta 43 soggetti e 33 esperti, ma a cui è sempre possibile aderire, è stata oggetto di incontri dedicati e dell’apertura di un avviso pubblico per l’assegnazione di uno spazio fisico dedicato, una “casa della collaborazione” a disposizione dei soggetti che, in rete o singolarmente, vorranno animarlo fornendo servizi di sportello informativo, organizzando incontri, eventi e dibattiti sul tema.

L’Amministrazione di Seoul, considerata la città più sharing al mondo, tra le varie iniziative ha stanziato 50 milioni di won (US$ 240.000) per sostenere le spese di 10 sharing enterprise. Avete intenzione di fare cose simili? sosterrete economicamente lo sviluppo dell’economia della condivisione?
Al momento l’investimento da parte dell’amministrazione è stato in termini di risorse umane dedicate a questo fenomeno e fisiche (la casa della collaborazione di cui sopra). Il confronto costante con questa rete ci sta dimostrando infatti che al di là degli investimenti di risorse economiche (molto difficili in un periodo di crisi e di taglio dei trasferimenti) quello che è in grado di fare la differenza è la creazione di un ecosistema economico e culturale in grado di legittimare la sharing economy e di favorirne lo sviluppo. Per questo come istituzione siamo impegnati a sostenerla, riconoscerla, “sistematizzarla”. Il successo di questo albo e l’adesione di tanti operatori ci dice che stiamo andando nella direzione giusta.

A Seoul si condivide anche l’arte e la cultura, Living Art Creative Center è uno spazio creativo dedicato all’educazione dell’arte e della scrittura. Milano sharing city abbraccerà anche il mondo dell’arte?
La piattaforma di “EXPO in città” – creata su iniziativa del Comune e della Camera di Commercio in maniera “collaborativa” – con oltre 20.000 eventi in cartellone gratuiti e diffusi in città è l’esempio di come anche l’ambito della cultura può essere interessato in maniera significativa dalla sharing economy. Ma sono molte le piattaforme, per esempio legate al crowdfunding, che fanno propria l’ottica collaborativa per risolvere alcuni problemi strutturali nel panorama dell’economia legata alla cultura: quella della mancanza di fondi e di spazi e la difficoltà di fare promozione.

Alcuni mesi fa a proposito del quadro regolatorio della sharing economy ha dichiarato a La Repubblica “si può lavorare con il governo per cambiare  quelle [nda le norme] che risultano obsolete”. Non le sembra che così si corra il pericolo di ingessare il settore e magari fissare delle regole ad hoc che potranno risultare sfavorevoli soltanto a alcuni operatori e non a altri?
In questo momento a livello nazionale non ci sono regole né una legge nazionale che definisca cos’è la sharing economy configurandone le opportunità ma anche i limiti e le regole. Io credo che, se da una parte è senza dubbio importante sostenere lo sviluppo di questo nuova economia lasciandola libera di esprimersi e di definirsi, nel momento in cui queste pratiche entreranno in conflitto e in concorrenza con l’economia tradizionale (come già avviene nel caso della mobilità e delle strutture ricettive in varie città) non si potrà non porsi la questione di normare un mercato che rischia di subire meccanismi distorsivi e di produrre ineguaglianze.

Per Expo avete incrementato il numero delle postazioni di bike sharing?
Per consentire di arrivare all’Esposizione in bicicletta le stazioni del Bikemi sono state portate fino a Cascina Merlata. Sono state poi introdotte le bici elettriche per favorirne l’utilizzo su distanze maggiori e alle persone con più difficoltà. Lo sviluppo del Bikemi in questi anni si è sviluppato fino ad arrivare a 36.000 abbonamenti annuali e a 226 stazioni disponibili mentre è di questi giorni la notizia dell’apertura dello scooter sharing in collaborazione con la compagnia Enjoy.

I tassisti si sono fortemente opposti ad alcuni operatori dei trasporti nati all’insegna della sharing economy. Come pensate di riuscire far convivere i servizi old economy con quelli della sharing economy?
La nostra scelta politica è quella di aiutare e sostenere soprattutto le realtà più piccole che fanno più fatica ad emergere, perché il fenomeno della sharing economy è tutt’ora in fase di crescita e di definizione e come ricordavo prima non esiste una legislazione nazionale che stabilisca cosa sia economia collaborativa e cosa no. Per quanto riguarda realtà più grandi stiamo lavorando insieme ad alcune di esse e ad altri settori dell’amministrazione per rendere i meccanismi di condivisione sempre più trasparenti prevenendo eventuali zone grigie, soprattutto per quanto riguarda la tassazione. Per esempio nel caso di AIRBNB stiamo lavorando insieme al settore turismo per semplificare la procedura di pagamento delle tasse di soggiorno degli utenti che utilizzano questa piattaforma per trovare un appartamento nel quale soggiornare in città.

Quali servizi sharing utilizza personalmente? Quali vorrebbe utilizzare?
Utilizzo il Bikemi perché amo la bicicletta e la trovo un modo molto utile non solo per spostarsi in città ma per guardarla con occhi diversi, per il futuro credo che quando alcuni amici con figli piccoli verranno a trovarmi in autunno per visitare l’esposizione universale utilizzeremo “CIAO MaMI” una app sviluppata da studenti delle Civiche scuole del Comune che consente alle mamme e ai papà di poter usufruire gratuitamente di passeggini, carrozzine e altre facilitazioni utili ai bambini, messi a disposizione e in condivisione dai genitori milanesi. Ne ho parlato con i miei amici che erano dubbiosi riguardo alla visita di Expo con bambini piccoli e ne sono rimasti entusiasti.

Milano negli anni ha perso quasi totalmente le sue industrie, qualche anno fa si è cercato di farla diventare la capitale italiana delle startup (personalmente non crediamo che il progetto abbia sortito effetti concreti, ma ben felici di essere smentiti) non c’è il pericolo che possa succedere la stessa cosa anche per Milano sharing city?
Per quanto riguarda le startup, per citare solo quelle a vocazione innovativa, a fine marzo 2015 quelle iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese erano 3.711, in aumento di 532 unità rispetto alla fine di dicembre (+16,7%). Impiegavano circa 18.000 lavoratori (14.862 soci e 3.025 dipendenti), quasi 3.000 unità in più rispetto al trimestre precedente. Queste sono soltanto alcune delle evidenze contenute nel terzo numero del report strutturale curato da Infocamere che evidenzia comunque un quadro fortemente dinamico delle nostre startup, soprattutto nel contesto italiano.
Per quanto riguarda la sharing economy, pur non potendo prevedere il futuro, non possiamo non registrare che i cambiamenti in atto, anche a seguito della crisi economica, difficilmente potranno subire un’inversione di rotta significativa; sono infatti convinta che sia proprio il paradigma culturale individualista a essere in crisi, così come il concetto di possesso e di produzione infinita di beni, diventato insostenibile. Credo inoltre che al di là dell’andamento del fenomeno a cui assisteremo in futuro, la sharing economy si inserisca molto bene nella filosofia di un’amministrazione, come quella milanese, solidale, innovativa ma anche inclusiva, che ha l’obiettivo di ridurre le diseguaglianze e di garantire il benessere di tutti i cittadini. Condividendo.